domenica 27 dicembre 2009

Bucarest: nuovo governo. Nuova politica?

Il 23 dicembre scorso il nuovo esecutivo guidato da Emil Boc si è insediato alla guida della Romania. La maggioranza è garantita dal Partito democratico-liberale del premier e dal ritorno del Movimento della minoranza magiara (UDMR/RMDSz), oltre ad alcuni indipendenti. Sulla carta il nuovo governo si trova a dover riprendere la via delle riforme economiche sollecitate dagli ambienti internazionali (FMI e UE in primis) in cambio dell'aiuto finanziario di 20 miliardi di euro garantito a maggio '09 per uscire dalla crisi economico-finanziaria che ha colpito il paese nel 2009 e che perdurerà anche nel 2010. Si tratta soprattuttto di mettere mano alla riforma del bilancio dello stato, con particolare attenzione per i costi del settore pubblico e delle pensioni. Il dubbio è se la nuova maggioranza sarà in grado di affrontare difficili e impopolari scelte, mantenendo una sufficiente coesione, soprattutto alla luce del peso di esponenti indipendenti non legati agli equilibri di partito, e delle posizioni che assumerà il principale movimento di opposizione, il partito social-democratico, uscito pesantemente punito dal voto di fine novembre.

mercoledì 23 dicembre 2009

Sono 30,8 milioni gli stranieri nella UE

A gennaio 2008 erano 30,8 milioni i cittadini stranieri che vivono negli Stati membri dell'Unione europea, di cui 11,3 milioni provenienti da paesi extracomunitari (6 milioni dai altri paesi europei, 4,7 milioni dall'Africa, 3,7 milioni dall'Asia e di 3,2 milioni dall'America). I cittadini stranieri rappresentano il 6,2% della popolazione totale dell'UE. Il maggior numero risiedono in Germania (7,3 milioni), in Spagna (5,3 milioni), nel Regno Unito (4 milioni), in Francia (3,7 milioni) e in Italia (3,4 milioni). Una cifra importante, che a molti fa persino paura, ma poco più di una goccia se pensiamo che ormai sfioriamo i 500 milioni. Determinante è la capacità di convivenza e di integrazione, nel rispetto reciproco.

Crolla il reddito degli agricoltori europei

Crolla il reddito degli agricoltori europei; secondo le prime stime EUROSTAT nel 2009 è diminuito del 12,2%, principalmente a causa del calo del 10,9% del valore dei prodotti agricoli. Le maggiori contrazioni si sono registrate in paesi in cui il settore agricolo è tradizionalmente rilevante: Ungheria (-35,6%), Italia (-25,3%), Cechia (-24,1%), Irlanda (-22,3%), Germania (-21%), Austria (-20,4%), Francia (-19,8%).

Accordo UE-America latina sulle banane

Il 15 dicembre l'Unione europea e i paesi produttori agricoli dell'America Latina hanno firmato un accordo storico, ponendo così fine a 15 anni di "guerra delle banane", aprendo nuove prospettive per i negoziati sul libero scambio. L'accordo prevede che l'Unione europea riduca progressivamente i suoi dazi doganali sulle banane provenienti da 176 euro/tonnellata a 114 euro entro il 2017. Finalmente avremo banane di qualità a prezzi migliori. O no???

Premio Sakharov 2009

Una buona notizia. Il premio Sakharov per la libertà di pensiero quest'anno è stato assegnato all'associazione per i diritti umani russa Memorial. Chissà quando questi premi diverranno inutili?? c'è purtoppo ancora tanta strada da fare

Buon Natale !

L'Albania avrà un mega centro commerciale

Anche l'Albania si adegua al sistema distributivo-commerciale europeo; lungo l'autostrada tra Tirana e Durazzo, grazie a investimenti occidentali, CityPark sarà il più grande centro commerciale del paese. Un mall prettamente "americano", con 180 negozi, alcune delle più importanti griffe, diverse catene multinazionali, un enorme spazio per parcheggiare. E una catchment area che interessa il cuore del paese, ma che potrebbe persino attirare acquirenti dai paesi limitrofi (Kossovo, Macedonia). La domanda di beni da parte degli albanesi resta elevata, anche in questo momento di crisi.

martedì 22 dicembre 2009

L'amarezza francese (e non solo) per il flop di Copenhagen

Forte l'amarezza per la mancata capacità di giungere a un accordo al forum di Copenhagen dopo due anni di trattative. Nel blog francese Trois leçons rapides de «Flopenhague» si evidenzia come da Hopenhagen si sia giunti a Flopenhagen, pur evidenziando tre cosiddetti insegnamenti: 1) il realismo geopolitico ha prevalso ancora sulle buone intenzioni climatiche, con forti dispute tra i sistemi politici nazionali e regionali (piccoli/grandi; poveri/ricchi); 2) il lobbying climatico ha raggiunto i suoi limiti, con una coscienza sociale sempre più sensibilizzata alle problematiche ambientali e 3) vi è ormai un coinvolgimento massiccio dei movimenti sociali nella "battaglia" climatica. Quest'ultimo punto appare, dalla mia prospettiva, il più debole poiché rischia di far prevalere il rischio militanza e di conflittualità sociale, invece di continuare a favorire un costante rafforzamento della sensibilizzazione (punto 2) ed informazione dell'opinione pubblica e delle persone, magari attraverso un coinvolgimento diretto (quindi sì alle ong, alle organizzazioni di base di difesa, ecc.) in maniera tale da costruire una massa specifica sempre più importante per effettuare pressioni sulla classe politica e portarla su posizioni più umanamente/socialmente utili.

Prosegue il disimpegno BERS nell'Est Europa

La compagnia assicurativa francese Axa acquista per 147 milioni di euro le partecipazioni minoritarie detenute dalla BERS nelle sue filiali ceca, polacca e ungherese, per un valore di circa 147 milioni di euro. Si tratta del processo di progressivo disimpegno dell'istituzione finanziaria europea da questi mercati est europei, avviato sin dal 2007 con la Repubblica ceca a seguito della valutazione dell'elevato livello di transizione raggiunto dal paese, a favore di un impegno riorientato verso altri mercati (Balcani, area CSI).

venerdì 18 dicembre 2009

La crisi delle banche austriache rischia di ripercuotersi in Est Europa?

Una notizia poco diffusa sulla stampa italiana ma che dovrebbe farci preoccupare non poco per le sue conseguenze, considerato la nostra presenza nel settore bancario austriaco: il tanto reclamizzato salvataggio della Hypo Alpe Adria Bank (6a del paese, per rilevanza) deciso da parte del governo di Vienna rischierebbe di essere poco più di un semplice palliativo per il sistema bancario austriaco, pesantemente esposto nei mercati dell'Est Europa. Ci sarebbero una trentina di istituti finanziari, tra i quali la Volksbank, a rischiare di fallire sin dai prossimi mesi se la crisi dovesse perdurare. Gli investimenti effettuati negli anni precedenti dagli imprenditori austriaci attraverso le loro banche nazionali risentono ora del difficile momento economico in questi paesi, emerge con piena forza l'elevato rischio dei prestiti verso l'Europa dell'Est, poiché la recessione economica in atto sta costringendo le banche occidentali a rifiutare di rinnovare i prestiti o la sostituzione di crediti, privando della necessaria liquidità il mercato per far fronte ai propri debiti. La situazione diventa ancor più delicata per alcuni paesi, come l'Ucraina, alla soglia della bancarotta nonostante l'intervento finanziario internazionale (prestiti FMI, per esempio). E ancora, va considerata la fase di deprezzamento delle monete nazionali che incide pesantemente sui crediti concessi, in larga parte in euro. Secondo quanto calcolato da analisti austriaci, se soltanto il 10% del denaro prestato non venisse restituito (quantificabile in circa 30 miliardi di euro), diverse banche austriache sarebbero in difficoltà, trovandosi di fronte alla scelta di ricapitalizzare le controllate nei Paesi dell’Est (allo stato quasi impossibile) o lasciarle fallire.

Nuova conferenza UE-Balcani occidentali

Ennesima conferenza Europa-Balcani occidentali organizzata da Bruxelles il 9 dicembre con l'obiettivo di affrontare le attuali difficoltà affrontate dai paesi della regione derivanti dalla crisi economica che li ha pesantemente colpiti. Delicati i problemi affrontati, vincolati all'obbligo di continuare il processo di riforme che permetterà loro di soddisfare i criteri di adesione all'UE (ma quando?), ma ora con il condizionamento delle difficoltà macroeconomiche da affrontare per uscire dalla crisi, soprattutto in termini di tagli al bilancio, riforme (welfare e pensioni, in primis) e impegni di spesa nello sviluppo (infrastrutture) e nell'innovazione. L'UE si è dichiarata disposta a stanziare 140 milioni di euro, da destinare allo sviluppo delle infrastrutture, l'edilizia sociale, l'energia e il sostegno delle PMI. Una piccola goccia nel mare delle necessità balcaniche. Intanto, da domani, macedoni, serbi e montenegrini possono entrare nell'UE senza visto (per vacanza e studio). Ben poca cosa; anche perché altri (albanesi, bosniaci, cossovari) ne restano esclusi. L'Europa è sempre monca (e severa con i più deboli).

martedì 15 dicembre 2009

La crisi in Moldova si aggrava in assenza di una soluzione politica.

Nulla da fare per l'elezione del nuovo presidente della repubblica moldavo. Mancano i numeri; il parlamento è spezzato in due, non vi sono le condizioni di accordo tra neocomunisti e moderati, nonostante un tacito assenso da parte di Mosca anche per l'elezione del candidato di centro, Marian Lupu. Il sistema politico-parlamentare è paralizzato; la crisi economica, a lungo sottovalutata se non persino non riconosiuta, imperversa nel paese, il sistema produttivo è al collasso (a giugno PIL -8%, con previsioni di -8,5/-8,0% per fine 2009, ben più negative di quanto originariamente previsto) e la popolazione si ritrova in condizioni sempre più difficili. Crollo dei redditi e aumento della disoccupazione. Resta solo un rapido ricorso a nuove elezioni. Ma muteranno i rapporti di forze in maniera sufficiente a garantire un minimo di stabilità?

Sempre difficile il cammino della Turchia verso l'UE

Si complica il cammino della Turchia verso l'UE. Già irto di ostacoli e dubbi, e nonostante gli impegni assunti e anche recentemente confermati dalla leadership nell'incontro di Bruxelles di fine novembre, pare proprio che - di fatto - Ankara non faccia nulla (o quasi) per agevolarlo: mantiene la sua rigida posizione sul caso "Cipro", e mette fuorilegge il principale partito kurdo del paese, dimostrando, in quest'ultimo caso, ancora la mancanza di capacità politica di gestire il problema interno kurdo. Eppure l'UE era inizialmente disposta ad aprire le trattative su altri capitoli, quasi a scatola chiusa; ora è tutto di nuovo (quasi) fermo, poiché, pur riconoscendo alcuni progressi registrati dalla Turchia (giustizia, rapporti con i militari), vengono sollecitati ulteriori rapidi passi nel contesto dei diritti umani, della libertà di espressione e di fede.

Il voto presidenziale e la giovane età della democrazia romena

Con l'occasione delle reenti elezioni per il rinnovo della carica della presidenza della repubblica (vedi il mio blog del 15 novembre scorso) si è svolto uno scontro risolutivo tra poteri politici: da una parte Traian Basescu, presidente uscente, che spesso ha operato ai limiti delle sue prerogative, e il candidato Mircea Geoana, appartenente al partito socialdemocratico che tuttora detiene un forte controllo territoriale del sistema amministrativo locale, con persino ancora elementi del vecchio regime comunista (e i suoi legami clientelari). La situazione sembrava abbastanza chiara, con Geoana destinato a vincere nelle urne, risultato di un voto non tanto di fiducia nei suoi confronti quanto piuttosto di sempre più scarso favore per la politica perseguita negli ultimi anni dalla maggioranza moderata, così come per la conflittualità perseguita dallo stesso Basescu nei confronti del parlamento romeno. Tuttavia, tra i 2 il più debole (Basescu) ha saputo giocare le sue carte con maggiore accortezza; o piuttosto, Geoana, dato largamente favorito, ha peccato di presunzione e sicurezza, dando per scontato un risultato che invece non lo era. Lo si è visto dall'esito delle urne il 6 dicembre, quando Basescu è risultato il vincitore con una percentuale minima (appena pochi decimi, corrispondenti ad alcune migliaia di schede a lui favorevole). Nemmeno il ricorso dei socialdemocratici alla Corte costituzionale per un nuovo scrutinio parziale che interessasse le schede nulle e bianche è servito: l'esito è stato confermato all'unanimità ieri... uno degli errori compiuti da Geoana al di là della sua eccessiva sicurezza, è indubbiamente stato quello di non aver pienamente consderato il peso del voto dei romeni all'estero; questi probabilmente meno condizionati dalla retorica propagandistica interna, hanno comunque visto in Basescu un esponente più moderato, di certo non legato al passato, con un'immagine di certo più moderna ed "europea",magari più simile a certi politici occidentali. E, i romeni emigrati che hanno mantenuto il legame con il proprio paese (e il diritto di voto) non sono pochi, almeno 2,5 milioni: un numero che ha pesato in maniera determinante nell'urna.

lunedì 14 dicembre 2009

Prima riunione all'Aja sul Kosovo

La Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja si è riunita per la prima sessione il 1° dicembre scorso, su richiesta del'Assemblea Generale dell'ONU, per esprimere un parere sulla proclamazione unilaterale di indipendenza del Kosovo. Il parere della Corte, che non è vincolante, dovrebbe essere consegnato nel giro di qualche mese, ed è comunque destinato ad avere un forte impatto sulla diplomazia internazionale.

sabato 12 dicembre 2009

La crisi si abbatte sul sistema pensionistico dei paesi in transizione

Crescenti preoccupazioni anche della Banca mondiale per le ripercussioni della crisi globale sul sistema pensionistico est-europeo e dei paesi in transizione (ex URSS) e le capacità di farne fronte, alla luce delle mancate riforme settoriali sinora ritardate in diversi paesi, specie quelli dell'area asiatica. L'analisi Pensions in Crisis: Europe and Central Asia Regional Policy Note, pubblicata agli inizi di dicembre, affronta l'impatto della crisi economico-finanziaria internazionale sui sistemi pensionistici, delineando le problematiche sorte e una serie di raccomandazioni ai governi nazionali, da realizzare nel medio e lungo termine. Lo studio tiene in considerazione anche le già delicate dinamiche demografiche di una regione che nel suo complesso sta invecchiando, fatto che rende ancor più complesso il problema. La preoccupazione della WB deriva dal fatto che, al di là dello shock iniziale della crisi sulle economie in transizione della regione (e il discorso tocca in special modo i paesi centro-asiatici), al quale i singoli esecutivi hanno reagito in varia misura per lo più con provvedimenti short-time di bilancio tesi a calmierare il welfare, nel medio e lungo periodo la crisi demografica assumerà un valore sempre più rilevante, al punto, secondo l'analisi della WB, da superare per gravità l'attuale crisi finanziaria.

venerdì 11 dicembre 2009

Previsioni della BCE. Pil ancora a fatica

A inizio dicembre, la Banca centrale europea (BCE) ha pubblicato le sue più recenti previsioni relative all'andamento economico della zona-euro; la ripresa economica tarda, e il Prodotto nazionale lordo (Pil) dovrebbe collocarsi a fine 2009 tra -4,1% e -3,9%, per successivamente registrare una ripresa, comunque fragile nel 2010 (+0,1%/+1,5%) e acccelerare ulteriormente nel 2011 (+ 0,2%/+2,2%). In lieve ripresa anche l'inflazione, dopo la deflazione dell'ultimo periodo. Insomma, forse abbiamo superato il punto più basso, ma la ripresa è ancora difficile e lenta; almeno per il prossimo anno. E' il momento di cominciare a pensare a efficaci misure di exit strategy, che agevolino il passaggio a breve-medio termine, altrimenti si rischia di procrastinare l'uscita dalla crisi e ritardare una effettiva ripresa economica del sistema.

martedì 1 dicembre 2009

La Grecia cerca di espandere la propria influenza sui Balcani

La diplomazia greca sta cercando di assumere un ruolo specifico nelle dinamiche dell'area balcanica, in particolare nel suo riavvicinamento all'UE. Nella seconda metà di novembre è stata rilanciata con forza la sua politica regionale, anche attraverso una serie di appuntamento al massimo livello che hanno coinvolto il ministro degli esteri di Atene Droutsas e alcuni dei suoi colleghi sud-est europei Belgrado, Sarajevo, Podgorica). Si è cercato di riprendere il filo della cosiddetta Agenda 2014, sorta di iniziativa strategica di adesione all'UE per i paesi di quest'area, n diretto proseguimento della Strategia di Salonicco definita dal governo greco ancora durante la sua presidenza UE nel 2003, che aveva allora visto un forte impegno finanziario della Grecia nell'opera di ricostruzione dei Balcani sotto il programma HIPERB (550 milioni di euro messi a disposizione per progetti), inizialmente previsto sino al 2006, poi prorogato a tutto 2011. In un momento di stallo del processo di allargamento ad Est, dovuto anche alle difficoltà economiche globali di questi mesi, Atene forza i tempi e punta a superare il ruolo tradizionale di altri paesi nella regione (Germania, Slovenia, Italia), con lo sviluppo di relazioni bilaterali/regionali che vanno al di là delle problematiche legate al mero aspetto dell'adesione allUE, sfruttando non solo promesse ed impegni diplomatici ed economico-commerciali ma anche una sorta di vicinanza culturale con i paesi della regione (esempio ne è la partecipazione di Droutsas ai recenti funerali del patriarca serbo-ortodosso Pavle, a Belgrado).

domenica 29 novembre 2009

Referendum in Romania pe rcambiare il Parlamento

In questi giorni si è sentito parlare dell'elezione del nuovo presidente della repubblica (chi al posto di Basescu?). Va tuttavia tenuto conto che in contemporanea al voto si è svolto anche un referendum, fortemente voluto dal presidente uscente Basescu adducendo come ragioni il risparmio e lo snellimento degli iter, sulla riorganizzazione istituzionale che prevede il passaggio a un sistema monocamerale con una drastica riduzione dei rappresentanti in Parlamento. Appena superiore al necessario il turnout, di poco superiore al 50,6%. Oltre i 3/4 dei votanti si sono dichiarati d'accordo con i cambiamenti.

giovedì 26 novembre 2009

Energie rinnovabili per le nostre case dal 2020

I deputati dell'EuroParlamento hanno raggiunto il 17 novembre scorso un accordo con il Consglio UE sul risparmio di energia negli edifici. In virtù di questo accordo, tutti gli edifici costruiti dopo il 2020 dovranno rispettare le norme di risparmio energetico elevato ed essere riscaldati mediante l'utilizzo di energie rinnovabili. Le autorità nazionali si impegneranno sin dal 2018 a sostenere questa scelta, cui contribuirà un parziale finanziamento comunitario.
Si va, quindi, in direzione di una casa ecologica di massa, tendenza già presente in altri paesi europei. Non ancora magari nell'utilizzo di materiali da costruzione
ecologici, ma almeno con maggiore attenzione per i consumi e, in questo caso, per forme alternative di energia (specie solare o geotermica, le più usate al momento) per attenuare l'impatto legato agli attuali consumi energetici di idrocarburi e carbone (e nucleare).

venerdì 20 novembre 2009

Anche la Slovenia si accorda con Mosca per South Stream

Siglato l'accordo tra Slovenia e Russia per la realizzazione sul terriotrio sloveno di parete del gasdotto South Stream che attraverso i Balcani dovrebbe rifornire gas al mercato europeo. La firma è stata apposta dai politici sloveni nonostanmte le forti pressioni degli ambienti comunitari contrari alla realizzazione di questo progetto russo e favorevole invece al progetto Nabucco, di simile funzione e percorso ma che dovrebbe trasportare gas caucasico e non russo. Di fatto, sta vincendo la scelta di Mosca di coinvolgere i paesi del Sud-Est Europa nella costruzione di questo pipeline che passerebbe sotto il Mar Nero, permettendo a Mosca di evitare l'attuale percoirso obbligato attraverso l'Ucraina, con tutte le problematiche sorte negli ultimi anni in termini di garanzia di approvvigionamento. Per Bruxelles, invece, rischia di essere una sconfitta nel suo programmato tentativo di sganciarsi dall'attuale dipendenza e di reperire fonti energetiche alternative all'offerta russa, ora predominante.

domenica 15 novembre 2009

SI perpetuano i conflitti politici in Romania. Alle urne per il nuovo presidente

Il quadro politico romeno è ormai da alcuni anni caratterizzato da costante instabilità, che spesso tende all'immobilismo. Al di là di una cronica conflittualità tra schieramenti politici che spesso va ben oltre il dialogo-scontro politico/ideologico, si ripete da tempo lo scontro da istituzioni, e in particolare tra il presidente della repubblica Traian Basescu e il Parlamento, con il primo spesso andato oltre le sue prerogative. L'ultimo caso è stata la sfiducia votata al governo di centro-destra del premier Emil Boc, seguita da un voto contrario anche sulla nomina del nuovo incaricato a primo ministro (Lucian Croitoriu) proposto da Basescu, come prevede la Costituzione romena. Ciò ha di fatto congelato tutta l'attività politica, proprio alla vigilia del voto per il rinnovo della carica alla presidenza della repubblica (un caso ....). Un fatto che, tra l'altro, ha impedito allo stesso Basescu di sciogliere le camere e sollecitare un voto anticipato. Egli si è ricandidato per un nuovo turno di presidenza del paese, ma seppur goda i favori di molti romeni, difficilmente potrà andare oltre il primo turno, poiché le intese che potrebbero formarsi per il voto di ballottaggio pare lo penalizzino, mentre il suo principale antagonista, Mircea Geoana (leader social-democratico), potrebbe facilmente accogliere le preferenze degli elettori anche al di fuori del suo partito, sfruttando il momento difficile vissuto dal paese e la crescente insofferenza per le condizioni di vita di un'ampia fascia della popolazione romena.

venerdì 13 novembre 2009

Quanta paura di essere poveri?

La società appare molto più sensibile di chi la governa sui problemi attuali. Secondo un'indagine di Eurobarometro di fine ottobre, il 73% degli europei considera la povertà e l'esclusione sociale un problema serio, e il 89% di essi richiede provvedimenti rapidi ai propri governi per affrontarlo, ritenuti responsabili nell'affrontare il problema.
Attualmente, quasi 80 milioni di persone (il 16% della popolazione UE) vive al di sotto della soglia di povertà, incontrando difficoltà nell'occupazione, nell'educazione, nella casa e nei rapporti e servizi sociali. Le cause sono individuate principalmente nella disoccupazione (%"%), nei salari ritenuti insufficienti (49%) e nelle pensioni troppo basse (29%). Forti preoccupazioni sono state espresse per le fasce di età più alte (anziani e pensionati) e per quelli con bassi livelli di istruzione.
Il 2010 sarà l'"Anno europeo contro la
povertà".... sarà vero ????

I cittadini balcanici senza visti per l'Europa. Ma non ancora tutti

Il Parlamento europeo ha confermato il 12 novembre la decisione del Consiglio dei ministri dell'UE della settimana precedente di anticipare la sospensione del regime dei visti verso l'UE per Serbia, Montenegro e Macedonia al 19 dicembre prossimo, contro il precedente termine del 1° gennaio 2010. La decisione è stata interpretata quale "regalo di fine anno" a questi paesi, fatto che permetterà ai loro cittadini di viaggiare liberamente nei paesi Schengen sin dalle feste di quest'anno. Questo è anche un segnale inviato ai rimanenti paesi balcanici rimasti esclusi - Bosnia Erzegovina e Albania -, ad accelerare le riforme strutturali previste dagli accordi di pre-adesione. Sarajevo e Tirana sperano di poter beneficiare dello stesso trattamento nel corso della prima metà del 2010.

lunedì 9 novembre 2009

Studio WB "Turmoil at Twenty"

E' appena uscito un mega-studio della Banca mondiale "Turmoil at Twenty – Recession, Recovery, and Reform in Central and Eastern Europe and the Former Soviet Union" sullo stato di avanzamento delle riforme dei paesi europei ed asiatici in transizione, avviato ormai vent'anni fa, che tiene in conto delle ripercussioni della crisi internazionale dell'ultimo anno. Lungo, dettagliato ed interessante, con la posizione della principale organizzazione finanziaria planetaria.

Abbattere i muri


Oggi si festeggia il crollo del muro di Berlino, la fine del bipolarismo democrazia-comunismo. Quel giorno sembrava la fine di un'era e l'inizio di un mondo migliore, comune. Eppure i muri restano a dividerci, a contrapporci, sia fisici che mentali. Oggi la società è solo un pò più libera che nell'1989. E anche noi...

venerdì 30 ottobre 2009

Si riaffaccia l'idea della "Grande Albania" ?

I Balcani non riescono proprio a starsene tranquilli. Non si risolvono nemmeno i problemi aperti che c'è sempre qualcuno pronto a gettare olio sul fuoco. Come Berisha che, da Tirana, ha riproposto il vecchio concetto di "Grande Albania", provocando grande euforia tra i molti albanesi che vivono fuori dai confini della madre-patria ma anche scompiglio negli altri paesi della regione sud-est europea. Adesso aspettiamoci che si ricominci a parlare di "Grande Serbia", di "Grande Bulgaria".... e la stabilizzazione della regione? prevale nuovamente la propaganda nazionalista asservita al potere locale. E tutto avviene ormai nel cortile di casa nostra... il giornalista Halil Matoshi di Pristina afferma che un accelerato processo di integrazione potrebbe essere il solo freno a simili derive. Ma basterà??? Leggete l'analisi pubblicata dal Courrier del Balkans Intégration européenne ou « Grande Albanie » ?

L'Europa sempre più unita. Anche Praga firma il Trattato

Come prevedevo alcuni giorni fa, Praga ha accettato l'accordo con le istuituzioni comunitarie. Klaus dunque sottoscriverà l'accordo di Lisbona, ultimo capo di stato europeo a farlo, dopo aver accolto la proposta di un addendum al protocollo 30 che già prevedeva alcune clausole specifiche per Polonia e Gran Bretagna sull'applicazione della Carta dei diritti fondamentali UE. L'addendum dovrebbe porrew i cittadini al riparo da eventuali rivendicazioni di restituzione di beni confiscati alla popolazine sudeta espulsa dalla Cecoslovacchia nel 1945, alla fine della 2a guerra mondiale, in base ai cosiddetti decreti Benes. La firma del presidente Klaus dovrebbe avvenire sin dai prossimi giorni, senza più aspettare le decisioni a riguardo della Corte costituzionale ceca, previste per la prima settimana di novembre.

mercoledì 28 ottobre 2009

Quanto siamo europei? la conoscenza delle lingue

Una recente Survey Eurostat di fine settembre delinea, per l'Italia, un quadro particolarmente desolante per quanto riguarda le capacità linguistiche delle giovani generazioni (fa riferimento a studenti delle scuole di secondo grado). Ebbene, il 73,9% dichiara di conoscere solamente una lingua straniera (contro una media UE del 33,4%) e il 24,6% almeno due (UE: 60,1%). Una situazione assolutamente negativa (snza considerare l'effettivo livello di competnza linguistica), che ci colloca al terz'ultimo posto del ranking europeo, davanti solo alla Grecia ed alla Gran Bretagna (dove pare che, essendo i giovani di madre-lingua inglese, le altre lingue non servano...). I paesi nordici e persino quelli est -europei di nuova adesione, dove, oltre all'inglese, ormai lingua universale, si aggiungono altri idiomi (francese, tedesco, russo...), sembrano lontani anni luce.
Altrettanto negativa la seconda parte della survey, che interessa la competenza/conoscenza linguistica degli adulti (25-64 anni); anche qui gli italiani rivelano la loro scarsa dimestichezza con le lingue straniere: uno solo su tre ne parla una, uno su quattro dichiara di conoscerne almeno due, anche se in questo caso essi si collocano in linea con la media europea.

martedì 27 ottobre 2009

Nuovi flussi di emigrazione dalla Bulgaria. Alla ricerca di lavoro

Un'analisi commissionata dal ministero dell'educazione bulgaro ha sottolineato come da questo paese stia progressivaete riprendendo quota il flusso di emigrazione di manodopera di giovani al di sotto dei trent'anniverso i mercati degli altri paesi UE. Ma, a differenza degli anni precedenti, è cambiata radicalmente la struttura, poiché mentre prima erano attratte le persone con livelli e qualifiche lavorative elevate e specializzate, ora lascia il paese in prevalenza manodopera con un livello professionale basso o priva di qualifica. Le ragioni possono essere individuate nella perdurante fase di crisi e il suo brusco impatto su di un mercato del lavoro già di per sè debole e scarsamente sviluppato, che in questi anni ha visto ampliarsi la fascia di disoccupati con qualifica bassa espulsi dal mondo lavoratico con la progressiva chiusura di imprese, senza riuscire a proporre in maniera sufficiente una politica di recupero e di riqualifica. Le attuali difficoltà del mercato bulgaro, che porteranno prevedibilmente entro la fine dell'anno il tasso di disoccupazione oltre la soglia del 9% (con un incremento del tasso di almeno tre punti percentuali in soli 12 mesi), diventano una forte spinta alla ricerca di impiego altrove.

giovedì 22 ottobre 2009

Ritorna il freddo???

Dopo tutte le rassicurazioni dello scorso inverno, i dubbi riaffiorano: ci sarà gas a sufficienza nei prossimi mesi? Mosca cerca di tranquilizzare il mercato europeo, ma l'inquietudine pare esserci; da parte nostra poco è stato fatto, i progetti di sviluppo delle capacità di stoccaccio e di interconnessione segnano il passo. Se qualcosa è stato fatto, lo si è fatto da se, a livello nazionale (comne la Spagna, con la realizzazione del più grande impianto di energia solare d'Europa). L'idea di una politica energetica comune di sicurezza è solo sulla carta: il 2020 sembra lontano, ed invece è già dietro l'angolo... per ora ci si limita a far pressioni diplomatiche affinché le tensioni tra Mosca e Kiev si attenuino (difficile, vista la crisi sistemica ucraina e le mire russe).
Brrrr.

martedì 20 ottobre 2009

Crisi istituzionale in Romania senza via d'uscita

Scorre lungo l'Europa l'incertezza e la crisi istituzionale; così come Italia e Repubblica ceca, anche la Romania si trova a dover affrontare una delicata crisi sistemica. Passata l'euforia post-adesione che aveva accomunato e unito tutti (o quasi) i partiti dell'arco costituzionale, sono ritornati i dissapori prima, gli scontri politico-istituzionali poi. Ora non è più solo una feroce dialettica tra schieramenti opposti, come quella che ha portato alla sfiducia al governo Boc ad inizio ottobre che probabilmente si risolverà con un esecutivo tecnico transitorio sino alle prossime elezioni del 2010; è piuttosto lo scontro al massimo livello, da latente a concreto, tra Parlamento e Traian Basescu Presidente della repubblica, con quest'ultimo che, in questo momento di crisi, ha forzato la mano riproponendo con forza una modifica degli assetti costituzionali e l'adozione di un sistema presidenziale con un parlamento unicamerale. Un'idea che Basescu ha già suggerito da tempo, ma che mai aveva esposto in modo così deciso, sino al punto da proporre un referendum consultivo che potrebbe tenersi il giorno delle elezioni per il rinnovo della carica di presidente della repubblica (il 22 novembre prossimo), dove Basescu si ricandida, e che potrebbe risultare un fattore forse determinante per una sua riconferma, allo stato dei sondaggi non garantita, ma che risulterebbe vincente nei confronti del potere parlamentare romeno, che gode di scarsa fiducia da parte dell'elettorato romeno, peraltro diviso tra partito socialdemocratico e democratico-liberale.

Basescu vuole più potere, dice “che questo sarebbe il solo modo per uscire dalla crisi che vive il paese, per lottare contro la dilagante corruzione del potere”. Sarà così, o piuttosto si tratta della solita lotta di potere balcanica trasferita nell'UE?

sabato 17 ottobre 2009

Politica europea di allargamento

Il 14 ottobre scorso la Commisione europea ha adottato il suo documento strategico annuale sulla politica di allargamento. Allo stesso giorno la CE ha anche presentato i report periodici con i giudizi annuali sui progressi dei paesi candidati e potenziali candidati (Macedonia, Turchia, Albania, Bosnia Erzegovina, Montenegro, Serbia e Kosovo). In particolare, dopo la recente ripresa delle trattative con la Croazia, è stato proposto di aprire i negoziati con la Macedonia, previo l'assenso del governo greco. Intanto, secondo le intenzioni serbe, Belgrado dovrebbe presentare richiesta ufficiale della sua candidatura a paese candidato entro la fine del 2009.
C'è da sperare che il meccanismo di allargamento UE riprenda la sua dinamica, rallentata nell'ultimo anno, in maniera tale da poter prevedere il pieno rispetto delle condizioni per l'entrata nell'UE almeno di Croazia e Turchia sin dai prossimi anni. Più lontana rimane, per ora, la scadenza per gli altri paesi balcanici, anche se una scelta "politica" di allargamento accelerato verso di essi, in tal senso potrebbe, alla fine, risultare producente per la stabilità dell'intero continente e per un più efficace supporto allo sviluppo di questa regione.

martedì 13 ottobre 2009

Dublino ha firmato, Varsavia quasi. Manca solo Praga

Piano piano ci siamo. Quasi. Dublino ha finalmente votato a favore, Varsavia si è rassegnata a farlo, solo Praga "resiste". O almeno una sua (minima) parte, poiché sia la grande maggioranza dei cechi che dei parlamentari sono favorevoli alla ratifica del Trattato di Lisbona. Solo il presidente Klaus resiste testardamente nel suo fortino, appligliandosi ad ogni elemento che lo possa aiutare. Ora attende l'ormai imminente pronunciamento della Corte costituzionale ceca, ma che difficilmente si pronuncerà in tal senso. Nonostante le pressioni esercitate dalle istutuzioni comunitarie, ora Klaus chiede anche per la Cechia una clausola d’esonero nella Carta dei Diritti Fondamentali, adducendo una diretta minaccia per la sicurezza giuridica e la stabilità delle relazioni di proprietà della Cechia relativa ai Sudeti (e, in particolare, al rischio che i discendenti degli espulsi nel 1945 possano presenater rivendicazioni e richieste di restituzioni di beni - un aspetto, per altro, già definito nelle relazioni bilaterali ceco-tedesche nel 1996). La Carta dei diritti fondamentali non fa parte del Trattato di Lisbona, ma viene resa vincolante proprio nel Trattato e quindi una simile richiesta rischia di bloccarlo e così creare problemi all'avvio naturale dell'iter della nuova legislatura europea.

venerdì 25 settembre 2009

Adottate misure anti-crisi in Bulgaria

Il nuovo esecutivo guidato dal premier Bojko Borisov, in carica dallo scorso mese di luglio dopo la vittoria del suo movimento GERB alle elezioni politiche bulgare, ha adottato a settembre un ampio pacchetto di 82 misure anti-crisi a breve termine per affrontare la difficile situazione in cui si trova il paese. Si tratta di interventi mirati alla stabilità del sistema macroeconomico (difesa dell’equilibrio del bilancio pubblico nel 2009 e accelerazione dell’entrata nell’ERM2 in vista dell’adozione dell’euro, probabilmente entro il 2011-2012), all’equilibrio del sistema fiscale taglio del 15% della spesa pubblica, il mantenimento dell’aliquota IVA al 20%), al supporto delle PMI nazionali, al rilancio del settore agricolo, alla salvaguardia dell’occupazione e del welfare, alla gestione dei Fondi UE e allo sviluppo di un’economia della conoscenza e della promozione dell'innovazione. Il periodo di attuazione si estende per una durata di nove mesi, sino all’aprile 2010.
Il governo spera, in questo modo, di attenuare la grave recessione in atto nel paese, con crollo di produzione, esportazioni e consumi, che rischia di avere forti ripercussioni sul già debole tessuto del mercato del lavoro e riaccendere la dinamica della disoccupazione. Le previsioni finali per il 2009 del PIL si avvicinano alla crescita negativa del 5,9%/5,3%, con speranze di una lieve ripresa sola a partire dal 2010.

martedì 22 settembre 2009

Anche i francesi entrano in South Stream

Secondo indiscrezioni russe (non casuali), anche i francesi entrano in South Stream. Dopo essere stati penalizzati nel progetto del pipeline Nabucco per la netta opposizione della Turchia, sorta di ritorsione per la posizione di Parigi sul problema armeno (approvazione della legge sul genocidio armeno del gennaio 2001), ora è imminente la firma del memorandum d'intesa che permetterà alla Francia di acquisire una quota del 10% nella società italo-russa South Stream che realizzerà l'oleodotto destinato a portare il gas russo in Europa attraverso il Mar Nero (con una condotta sottomarina di 900 km) e i Balcani, in aperta concorrenza con il progetto sponsorizzato da Bruxelles, il Nabucco appunto. In questo modo, EDF si aggiunge all'italiana ENI quale nuovo partner europeo di Gazprom; le conseguenze per il sistema energetico francese sono indubbie, poiché con quest'impegno la Francia beneficerà di un maggiore coinvolgimento nei piani di sviluppo energetico russo, con Gaz de France Suez che acquisirà una quota nella società che realizzerà Nord Stream (la condotta sottomarina nel Mar Baltico che porterà il gas russo in Germania), mentre Total parteciperà all'estrazione di gas a Stokman, in Siberia. La decisione francese è destinata a rafforzare la credibilità del progetto South Stream, osteggiato dall'UE e, allo stesso tempo, ad indebolire il progetto Nabucco, sostenuto dall'Unione europea ma alle prese con crescenti difficoltà realizzative e di garanzia di regolari forniture di gas caucasico e centro-asiatico.

domenica 20 settembre 2009

Quale soluzione per la connessione ferroviaria Italia-Slovenia del Corridoio 5

Quante discussioni. Quanti problemi. E quante idee assurde. Il collegamento ferroviario del Corridoio 5 tra l'Italia e la Slovienia è diventato degno di una pièce teatrale di Ionesco. Persa ogni logica, ci si è intortati su di un progetto faraonico dai costi imprevedibili, che prevede un passaggio sotterraneo di circa 70 km proprio sotto Trieste, con una serie di curve che ben poco hanno a che fare con l'alta velocità. Ciò perché secondo la pubblica amministrazione locale Trieste non può perdere la sua stazione sul percorso... (come se i treni già non la saltassero - provate a viaggiare in treno da/per Trieste: un'odissea...).
Invece la soluzione è sotto gli occhi di tutti: il semplice potenziamento della linea attuale via Villa Opicina e Sesana, con costi anche ambientali contenuti.
Se poi si vuole assolutamente un percorso interamente nuovo, allora perché con creare un collegamento diretto (e più breve) attraverso Gorizia (ma gli sloveni sono sensibili all'impatto ambientale di un simile progetto), con magari una stazione di riferimento regionale come Ronchi dei legionari che faccia da fulcro, collegata con treni navetta da Trieste e Udine, non lontana dall'aeroporto e dall'Interporto di Cerviganano. Questo sì che sarebbe razionalizzare il sistema trasportistico regionale.

lunedì 14 settembre 2009

Slovenia e Croazia si parlano nuovamente

Sembra che, finalmente, dopo lunghi mesi di impasse e di reciproci screzi diplomatici, ci sia stata un'apertura al dialogo tra Lubiana e Zagabria. Un passo decisivo, poiché il governo sloveno aveva in questo modo, di fatto congelato i negoziati Ue con la Croazia (fine 2008). La causa di questa perdurante crisi tra i due paesi balcanici era stata la rivendicazione territoriale di piccole aree confinarie e l'accesso marittimo, scoppiata sin dalla nascita dei due nuovi stati post-iugoslavi. Alla soluzione della disputa ha contribuito l'intesa di azzerare le rispettive posizioni e di far ripartire le trattative con come riferimento le frontiere del giugno 1991 e ad accettare l'indicazione di Bruxelles (e specificatamente del commissario Rehn) di un arbitraggio internazionale per risolvere il problema, da svolgersi parallelamente ad una conferenza bilaterale intergovernativa sloveno-croata. Di certo, anche il recente cambio dell'esecutivo a Zagabria può avere influito sulle scelte fatte, dopo i ripetuti insuccessi dell'ex premier Sanader nei rapporti con la capitale slovena.

mercoledì 9 settembre 2009

Conferenza sui trasporti marittimi a Zagabria 10-11 settembre

Il 10 e 11 settembre si terrà a Zagabria (CRO) la 3a conferenza internazionale POWA 2009 sui porti e e le vie interne, organizzato dalla Facoltà dei Trasporti e le Scienze del Traffico di Zagabria. Il focus di quest'anno è l'intermodalità nei trasporti marittimi lungo i corridoi europei. Il sito e il programma completo lo trovate all'indirizzo http://www.fpz.hr/powa2009/indexEn.asp
La mia partecipazione è limitata al panel della presentazione del progetto Adriatic3S al quale ha partecipato la mia agenzia/area ARSI, in via di conclusione.

lunedì 31 agosto 2009

I migranti. Oggi. E noi

Migranti: come li accogliamo? anzi, bisognerebbe dire come li trattiamo, poiché spesso vengono semplicemente ricacciati. Leggi approvate senza vergogna, iniziative che giudicare razziste è riduttivo. L'incapacità ad accettare il concetto che la società odierna, con la sua dinamica, è ormai a tutti gli effetti multietnica.
Una società - tra l'altro - che ormai ha ampiamente perso la sua specificità italiana, francese, tedesca o inglese, diventando semplicemente europea; il focus prioritario è quindi non più se accettare i flussi degli emigranti, ma come integrarli. E farlo quanto più in fretta e meglio, perché altrimenti sarà tutto il sistema sociale a risentirne ed a risultarne penalizzato.
E integrare significa accettare, condividere e comprendere le diversità. Un'accettazione mutua e reciproca, disposta al dialogo ed aperta alle differenze. E ancora, condivisione dei diritti, ma anche dei doveri; rispetto dell'altrui "essere".

venerdì 31 luglio 2009

Le elezioni in Moldova. Tutto tranquillo ma i nuovi equilibri risolvono poco

Dunque il paventato rischio di manifestazioni di piazza o addiruttura di guerra civile si è rivelato eccessivo. Il voto pare si sia svolto in maniera sufficientemente libera (con l'assenza ormai della parte della Transdnistria che si considera stato a sè), e un nuovo equilibrio: salgono le opposizioni moderate e di centro che conquistano la maggioranza relativa nel parlamento, perdono i neocomunisti ma non in misura determinante. Infatti, risachia di riproporsi il problema di aprile, quando nonostante la maggioranza parlamentare, il partito comunista moldavo non ha raggiunto anche i numeri necessari per l'elezione del presidente della repubblica, con una situazione risolta solo con nuove elezioni. Ora siamo (probabilmente) daccapo. Alla nuova maggioranza mancherebbero 7-8 voti per "portare a casa" la presidenza e chiudere un'epoca. Senza poi considerare la necessità di una effettiva cooperazione tra le quattro componenti anti-comuniste. Difficile, ma non impossibile, che magari una delle quattro componenti si decida alla fine di appoggiare i neocomunisti di Voronin. Ad ogni modo, due elementi rimangono chiari: 1) dopo anni di potere indiscusso, il presidente uscente Voronin manterrà una forte influenza sul sistema politico nazionale aprescindere dalla nuova maggioranza di governo e 2) per affrontare i mille problemi del paese serviranno larghe intese ben oltre il semplice rapporto maggioranza/opposizione.

mercoledì 29 luglio 2009

Il voto in Moldova. Alla ricerca di stabilità e democrazia

Le nuove elezioni di fine luglio in Moldova rappresentano un momento delicato per questo paese. Si tratta infatti, al di là di interpretazioni forse alle volte troppo superficiali e minacciose che traspaiono da ambienti occidentali, l'occasione per dimostrare l'effettivo livello di democratizzazione che il paese ha raggiunto. Da una parte, i neocomunisti al governo, che hanno vinto le elezioni di primavera (aprile) ma senza riuscire ad ottenere la maggioranza assoluta in parlamento, devono provare quanto ripetutamente dichiarato negli ultimi anni, cioè le loro scelte pro-europee (e quindi innanzitutto di democrazia e libertà) anche qualora l'esito del voto dei prossimi giorni si rivelasse negativo. Per altro verso, le opposizioni, dovrebbero essere pronte a governare in caso di vittoria, ma anche ad accettare un'eventuale nuova conferma della maggioranza uscente, senza minacciare di scendere in piazza e destabilizzare l'intero paese come successo in aprile. In ogni caso, la fragilità non solo economica del paese impone scelte drastiche e rapide che solo con un ampio accordo tra le parti, magari supportato dalle istituzioni di Bruxelles, potranno essere compiute, per poter ambire a un ulteriore avvicinamento all'Unione europea.

lunedì 27 luglio 2009

Le potenzialità del Mediterraneo negli scambi Est-Ovest

Nell'ultimo decennio del secolo scorso, il Mediterraneo e il suo composito sistema portuale hanno finalmente iniziato a prendere vantaggio dai radicali cambiamenti avvenuti nella economia globale. Lo spostamento del nucleo produttivo verso Est e in particolare verso l'Asia-Pacifico ha imposto una drastica espansione dei flussi commerciali via mare. In questo cambiamento, il bacino del Mediterraneo ha assunto un ruolo strategico riguardo all'azione della navigazione di linea transoceanica grazie alla sua posizione geografica e al naturale percorso di attraversamento, consentendo più brevi vie di transito da/per d'intere per i mercati dell'Est e dell'Ovest. Inoltre, il Mediterraneo è da considerarsi allo tempo stesso un terminale di rilevanti flussi di traffico da/per l'Asia orientale, se considerate le attuali dimensioni della produzione delocalizzata che il sistema produttivo europeo ha sviluppato negli ultimi anni nel continente asiatico. Non ultimo potenziale vantaggio, inoltre, la maggiore vicinanza rispetto ai terminali portuali dell'Europa del Nord.
Molti porti mediterranei hanno evidenziato forti sviluppi infrastrutturali, e le realizzazioni di progetti a lungo termine con nuove aree di stoccaggio (uno stoccaggio sempre più tecnologico e specializzato), rinnovati sistemi di connessione con il retroterra e i territori interni. Molti porti ancora hanno avviato politiche comuni di promozione e cooperazione, ed implementato relazioni con i sistemi dell'estremo Oriente. Offerte sempre più forti e convenienti sono state fatte agli operatori, con la possibilità di avviare nuove e regolari linee marittime.

sabato 25 luglio 2009

2004-2007: l'ultima fase di allargamento ad Est

A cinque anni dall’ultima fase di allargamento (di fatto questa fase si è conclusa con l’adesione di Bulgaria e Romania tre anni più tardi) l’attenzione sui NSM dell’Europa orientale ha subito un drastico ridimensionamento. Alcuni sembrano "naturalmente" integrati nel sistema europeo, operando alla pari con gli altri paesi membri (alcuni hanno già avuto la presidenza semestrale UE), altri vengono ancora “visti” con un certo scetticismo. Molte sono tuttora le difficoltà incontrate da essi, in particolare sul piano politico. Tutti, seppur in varia misura, hanno evidenziato un certo rilassamento post-adesione, ritardando sugli impegni assunti con Bruxelles relativamente al recepimento dell’acquis comunitario ed accentuando i ritardi istituzionali e le trasformazioni settoriali a danno dei sistemi nazionali. Ma ancor più rilevante nella maggioranza di essi sono state le tensioni e istanze nazionalistiche ed autoritarie emerse, rimaste latenti per l’intero periodo pre-adesione ed emerse nella fase di normalizzazione ed europeizzazione. Spesso sono state la conseguenza di aspettative e rivendicazioni sociali disattese, legate anche a difficoltà macro-economiche della maggior parte dei paesi, che in una fase di forte espansione hanno evidenziato crescenti squilibri dovuti soprattutto alla scarsa capacità di controllo della spesa e alla differenziata dinamica dei flussi commerciali, con un eccessivo ricorso a crediti esteri. Difficoltà che sono ora emerse con la deflagrazione della crisi economico-finanziaria globale.

venerdì 24 luglio 2009

Energia rinnovabile. Sì ma come, e soprattutto dove?

Una notizia pubblicata dalla stampa nazionale su nuove forme di sistemi di produzione di energia eolica (dei "coni" al posto delle classiche pale) mi ha portato a uno scambio di considerazioni con un blog-nauta relativamente alle possibilità di giungere all'introduzione di energie alternative su larga scala. Questi ha asserito la rilevanza - fortemente limitativa - delle scelte fatte per lo più secondo il cosiddetto atteggiamento NIMBY (Not in my backyard => Sì, ma non nel mio giradino ...) posizioni purtroppo facilmente individuabili nella nostra società. Si è anche disposti all'innovazione nelle sue varie forme, ma purché venga attuata altrove. Ma così non si va da nessuna parte; è una non-scelta, peggio ancora di una scelta errata. Occorre educare la gente alle scelte comuni, in maniera oggettiva, abituarla a condividere opinioni e responsabilità in tutte le azioni quotidiane della società. Per altro verso, la nostra comunità deve compiere un passo decisivo in direzione di un approccio realmente olistico ed innovativo in termini di definizione dei parametri in cui operare: quadro normativo, sistema operativo, capacità tecnologiche, ecc.. In altri paesi lo stato attraverso i suoi eletti produce e realizza simili framework a supporto dello sviluppo della società. Ho in mente il riferimento all'esempio della cosiddetta compensazione ecologica (un tema su cui intendo tornare, vista l'importanza) che in Germania soprattutto (andare a vedere per credere alle disposizioni e alla normativa del Land bavarese), ma anche in altri paesi europei (Belgio ed Olanda in primis), oltre che negli USA, prevede di definire per legge l'obbligo di una compensazione materiale (quindi non monetaria) alla comunità per ogni intervento infrastrutturale (edifici, fabbriche, strade...) che prevede un qualsiasi "danno ambientale" con ripercussioni sociali. una scelta semplice, ma di grande portata sociale, con evidenti benefici per tutti. E' solo un esempio, ma serve ad indicare quale deve esser la direzione da seguire: quella di una com-partecipazione, non quella degli individualismi.

martedì 21 luglio 2009

Quali aperture ai Balcani?

Siamo ormai a oltre 2 anni dall’ultima fase di allargamento europeo, a beneficio di Bulgaria e Romania. Le tensioni sorte nell’UE, le bocciature del Trattato di Lisbona da parte di alcuni paesi, gli scarsi sforzi da parte dei paesi sud-est europei nella road map di adesione, le loro specificita’, hanno di fatto congelato ogni iter di allargamento dei confini comunitari verso i Balcani, posticipandolo sine die. Com’e’ ormai lontano l’obiettivo di appena qualche anno fa, quando troppo ottimisticamente si riteneva che il processo potesse concludersi entro il 2014/2015... ora questa scadenza potrebbe (forse) essere rispettata solamente per la Croazia, mentre per gli altri... quasi non li si volesse piu’, come non non fossero anch’essi paesi europei.
Paesi ai quali noi abbiamo fatto forti promesse negli anni passati, costringendoli ad intraprendere scelte precise e difficili nel processo di transizione; il fatto che i risultati siano stati insoddisfacenti e’ un altro discorso.
Nonostante spinte in avanti da parte del ministro Frattini, voce (quasi) solitaria che continua ad invocare un immediato allargamento “politico” verso quest’area con il preciso scopo di giungere ad una stabilizzazione quanto piu’ rapida, a tutt’oggi Bruxelles ha deciso di concedere ad alcuni di questi paesi balcanici (NON a tutti, Bosnia Erzegovina ed Albania sono rimasti esclusi) tra quelli che ancora non hanno beneficiato di un avvio delle trattative di adesione, solo l’abolizione dei visti di accesso. Un po’ poco... quindi, probabilmente dall’inizio del 2010 serbi, montenegrini e macedoni potranno circolare liberamente all’interno dei confini UE, senza dover piu’ sottostare all’umiliante richiesta di visti di entrata. Bosniaci ed albanesi... se ne riparlera’ nel 2010. A questo punto, cosa possiamo chiedere a questi paesi senza provare vergogna? quale esempio possiamo dare a questi governi? con quale pudore si potra’ invitarli ad adottare i nostri valori di riferimento, le nostre legislature, cio’ dopo averli privati dell’obiettivo “massimo”, almeno per i prossimi dieci anni? e cosa peggiore, che opinione potranno avere i cittadini di questi paesi? quali stimoli a voler ancora entrare nella nostra traballante ed incerta comunita’?

martedì 14 luglio 2009

Le scelte energetiche europee (1)

L'Europa ha sete di energia. E' un dato incontestabile. Ma quali sono allo stato attuale le soluzioni percorribili? si ha la netta impressione che coloro che dovrebbero decidere le strategie annaspano soffocati dagli interessi nazionali, poco o scarsamente in linea con le priorita' europee. La politica energetica europea e’ ancor oggi poco piu’ di una chimera, i passi compiuti paiono quelli di una tartaruga - se confrontati con altre tematiche, e anche qualora si sia (faticosamente) giunto a un qualche accordo comune, le eventuali normative comunitarie adottate incontrano notevoli difficolta’ nella loro attuazione.

Oggettivamente, l’UE e’ fortemente dipendente dalle forniture esterne, ed ancor di piu’ lo sara’ nei prossimi anni, tenuto conto della forte crescita della domanda interna, specie di petrolio e gas naturale. Piu’ discutibile e’ la politica legata a certe strategie forse troppo vincolate alla diplomazia estera: sembra un paradosso ritenere una garanzia la dipendenza dalla fornitura di petrolio dall’area medio-orientale e una potenziale minaccia quella dal gas proveniente dalla Russia, proprio mentre si certa di coinvolgere questo paese in forme piu’ strette di cooperazione.

sabato 11 luglio 2009

Info-Day per l'Italia-Slovenia 2007-2013 a Udine

Il 14 luglio prossimo a Udine, presso l'Auditorium della sede della Regione FVG, si tiene l'Info-Day per la presentazione di progetti standard nell'ambito del programma di cooperazione territoriale europea Italia-Slovenia 2007-2013. per info il sito.

martedì 7 luglio 2009

L'Italia e il G8

In questi giorni il G8 si tiene in Italia. Ma lo abbiamo organizzato o solo ospitato? da quanto emerge in queste ore dalla diplomazia internazionale, pare che tutto si sviluppi a prescindere dall'Italia; francesi ed inglesi si accordano sulle scelte europee per i prossimi anni, russi ed americani trovano l'intesa sul disarmo nucleare. Ma come? il vertice comincia oggi e i temi prioritari sono già stati affrontati e decisi altrove..... e il ruolo italiano? allora hanno ragione i media internazionali quando asseriscono che non contiamo più nulla, anzi, la Spagna ha una "migliore immagine" e ha preso il sopravvento su di noi anche sul piano decisionale/esecutivo.... il mondo può vivere (meglio) senza di noi... povera Italia.

venerdì 3 luglio 2009

Cooperazione Transfrontaliera Italia-Slovenia 2007-2013

Cooperazione Transfrontaliera Italia-Slovenia 2007-2013. Il 1° luglio 2009 è stata pubblicata la presentazione dei progetti standard n. 02/2009. La scadenza dei termini per la presentazione di proposte progettuali è prevista intorno alla metà di ottobre.

domenica 28 giugno 2009

MIo intervento al seminario ARIES

Il 30 giugno presento il quadro di politiche anti-crisi adottate in Romania nel corso di questa primavera. Il mio contributo rientra nel seminario "Uscire dalla crisi - focus sui paesi dell'Est" organizzato dall'ARIES presso la Camera di commercio di Trieste. per info e programma dettagliato vedere all'indirizzo ARIES. A breve inserirò copia del mio intervento.

sabato 13 giugno 2009

Presentazione Est-Ovest ed Osservatorio OER


Trieste, 12 giugno '09. Presentazione presso la Camera di Commercio della nostra nuova rivista online Est-Ovest e dell'Osservatorio sulle economie reali dei paesi dell'Est, i cui seminari si svolgeranno nelle prossime settimane. (io non ci sono; ho scattato la foto...)

Presentazione 1a call di progetti ordinari dell'IPA Adriatico a Gorizia

Interessante (credo) l'incontro del prossimo 15 giugno '09 presso il Polo Univ. di Gorizia del lancio della 1a call di progetti ordinari dell'IPA Adriatico. vedi in http://www.balcanicooperazione.it/article/articleview/11454/1/250/.

venerdì 5 giugno 2009

Euro-elezioni 2009

Siamo alla vigilia di elezioni per il Parlamento europeo (PE) che stanno assumendo un rilievo superiore alla norma: il momento politico sul piano comunitario e la fatica delle istituzioni UE a definire ed a far prevalere reali politiche comuni, le difficolta’ sempre sul piano politico che hanno caratterizzato singoli paesi determinando situazioni di instabilita’ interna, la crisi economica che ha colpito l’Europa a partire dalla seconda meta’ dell’anno scorso determinando una drammatica fase di recessione, inevitabilmente condizioneranno questo turno elettorale, che vede accentuato l’impatto nazionale.
Eppure quando si parla di Europarlamento, si pensa soprattutto alla distanza psicologica esistente con l’elettorato di base, quest’ultimo sempre piu’ disaffezionato anche per il mondo politico di Strasburgo. Si vorrebbe (e in maniera ancor piu’ accentuata in questa fase di difficolta’) che il PE affrontasse le problematiche maggiormente percepite dalla gente (lavoro, sicurezza, welfare, ...), quando queste spesso rimangono in larga parte di competenza nazionale o vengono fortemente ostacolate dai governi nazionali restii a delegare le scelte (peraltro non sempre compiute). Di riflesso, quindi, il PE e’ spesso stato colpevolizzato per la mancata soluzione di responsabilita' (ancora) altrui ... ne consegue una partecipazione al voto nelle ultime legislature sempre piu’ limitata, talora non superiore a un terzo dell’elettorato, con il rischio che questo fine-settimana l’attenzione possa risultare ancora inferiore.
Si andra’ a votare in molti paesi con una particolae attenzione per il quadro nazionale, sul quale potrebbe fragorosamente ricadere l’esito di un insuccesso dalle urne. Forse mai come questa volta i destini del prossimo PE sono legati alle dinamiche politiche nazionali (e viceversa), in un quadro europeo - tra l’altro - sempre piu’ ampio, con addirittura 27 paesi membri.
A questo punto si potrebbe dubitare dell’utilita’ di una simile istituzione; strutture amministrative burocratiche, costi elevati, un carrozzone di politici scarsamente produttivi, ... e’ questa l’Europa che si voleva?

mercoledì 3 giugno 2009

L’Europa si sta “italianizzando”?

L’Europa si sta “italianizzando”? la politica era quasi ovunque ritenuta un’attivita’ seria e responsabile ma, mai come stavolta, molti paesi stanno seguendo il modello di casa nostra. Movimenti politici e di opinione che sorgono dal nulla, per lo piu’ di stile one-man-band, di contenuti programmatici spesso generici e di protesta a 360 gradi, fortemente antipartitici ed anti-sistema, in taluni casi fortemente euroscettici, ad elevato valore populistico, talora anche a difesa di interessi personali, i cui leader hanno spesso indubbie capacita’ di manipolare i mezzi mediatici. Accade anche che i candidati minori siano privi di esperienza politica, provenienti da svariati ambienti sociali con una preferenza per quello dello spettacolo... numerosi anche i casi di coinvolgimento di familairi e parenti prossimi. E' ormai lontana l'idea di una rappresentanza a livello europeo dal forte valore aggiunto.
Si sta realizzando una frammentazione del quadro politico europeo; i partiti tradizionali subiscono una forte erosione, non piu’ solamente da parte di formazioni minori estremistiche, ma da realta’ nuove che non hanno se non parzialmente contati con il sistema esistente. Questo fenomeno avviene con particolare dinamica nei partiti dei nuovi stati membri, dove il tessuto politico e’ piu’ recente e meno legato alle tradizioni storiche.