martedì 25 ottobre 2011

L'occupazione non cresce, i salari nemmeno

Job Trends e' un nuovo strumento della Banca mondiale sul mercato del lavoro globale. E' una semplice, pratica newsletter che in appena una paginetta ci da' un quadro esaustivo degli andamenti regionali del pianeta. E' una lettura critica, che evidenzia il difficile momento; se alcune aree cercano di risalire la china, regioni intere sono ancora alle prese con la perdita di occupazione che ha caratterizzato gli ultimi anni. Allo stesso tempo, i salari hanno segnato il passo, incidendo sugli standard di vita delle persone. Un andamento che non si allinea con la tendenza della crescita economica, che, seppur lentamente, ha ripreso la sua crescita.

Primo turno per le elezioni presidenziali in Bulgaria.


Il primo turno delle elezioni presidenziali in Bulgaria (23 ottobre) ha espresso i due candidati favoriti tra la miriade di candidature presentate di indipendenti moderati; Rosen Plevneliev, il candidato del GERB (Movimento per lo sviluppo europeo della Bulgaria), fortemente sostenuto dal premier Boyko Borisov e Ivailo Kalfin, esponente socialista. Plevneliev, con il 40% dei voti, non dovrebbe avere ora problemi nel vedere confermata la preferenza dell'elettorato bulgaro, avendo maggiori possibilità di attrarre le scelte degli elettori moderati.
Alcuni sono gli elementi da considerare; innanzitutto il risultato ottenuto da Meglena Kuneva, l'ex commissario europeo alla sanità, espressione di una posizione liberale fortemente proeuropea, il cui successo è parso superiore alle aspettative, surclassando altri candidati molto più conosciuti nel paese.  Il suo elettorato potrebbe risultare decisivo al secondo turno (30 ottobre).
Per altro verso, i risultati paiono aver ridimensionato sia le posizioni estremistiche del movimento nazionalista ATAKA, che del partito etnico turco (DPS), in passato spesso determinante negli equilibri elettorali.
Il primo turno di voto ha nel complesso confermato gli equilibri politici del paese, con il GERB principale partito in parlamento (le prossime lezioni sono previste nel 2013) ma senza una maggioranza assoluta; attualmente opera un governo di minoranza, sfruttando i dissidi e le differenze ideologiche esistenti tra gli altri appartenenti l'arco parlamentare.
Inoltre, il livello di democrazia elettorale è parso ancora fragile, con evidenti deficit del sistema (anche a causa della nuova legge elettorale riscritta poco prima del voto), specie nel caso del voto per il rinnovo dell'amministrazione locale che si è svolto in contemporanea all'elezione de presidente della repubblica. In questo caso, nelle principali città del paese sono state riconfermate le maggioranze uscenti (per lo più rette da maggioranze del GERB), a partire dalla capitale Sofia destinata anch'essa a restare a guida GERB.
Non vi sono ancora indicazioni circa la partecipazione al voto; comunque il livello degli elettori non dovrebbe essere stato molto elevato, tenute presenti le percentuali degli ultimi appuntamenti elettorali e il senso di sfiducia di ampia parte dei bulgari per il mondo politico nazionale, accusato di diffuso fenomeno di corruzione e clientelismo. Un'accusa, per altro, sostenuta anche da Bruxelles.

giovedì 20 ottobre 2011

I paesi est europei adotteranno le norme UE per l'energia

Il 6 ottobre, i paesi sud-est europei contraenti del trattato della Comunità dell'energia Albania, Bosnia Erzegovina, Croazia, Montenegro, Kosovo, Macedonia, Serbia piu' Moldova e  Ucrainanel corso di una riunione del Consiglio ministeriale della Comunità dell'energia svoltosi a Chisinau, hanno deciso di adottare a partire dal 2015 i regolamenti UE inclusi nel cosiddetto "terzo pacchetto energia". I regolamenti prevedono in particolare  la separazione della produzione (estrazione), del trasporto e della distribuzione di gas ed energia elettrica, imponendo maggiori competenze e l'indipendenza delle authorities di regolamentazione del settore nonche' una maggiore tutela dei diritti dei consumatoriI regolamenti comunitari  definiscono inoltre le norme di accesso alle infrastrutture e al trasporto di prodotti energetici da parte di terze parti e norme che definiscono le regole del mercato e della libera concorrenza nel settore impedendo il rischio di monopoli (queste norme entreranno in vigore nel 2017).



La crisi ellenica e i Balcani


Diversi paesi dell'area balcanica trattengono tradizionali forti rapporti con la Grecia; con la crisi scoppiata in questo paese ne risentono pesantemente, complicando le possibilita' di una rapida ripresa economica che, dopo la flessione del 2010, secondo le piu' ottimistiche opinioni, nel 2011 potrebbe al massimo raggiungere i 2,5/3,5 punti percentuali (dato regionale) qualora adottate le misure suggerite dalle organizzazioni finanziarie internazionali.
Per Bulgaria, Montenegro e (soprattutto) Macedonia e Albania,i rapporti commerciali  con la Grecia sono rilevanti, andando a incidere per oltre il 10% delle esportazioni. Per Macedonia, Serbia e Bulgaria poi, la crisi ellenica significa anche una brusca contrazione nel flusso degli investimenti esteri, un fattore critico se si pensa he la Grecia in questi paesi e' tra i principali investitori (per valore investito) e in Macedonia e' persino il primo. C'e', ancora, il problema delle rimesse, in alcune aree depresse determinanti per la sopravvivenza di interi nuclei familiari, che interessa soprattutto l'Albania se si considera che due terzi degli immigrati in Grecia provengono da questo paese.
Ma forse l'elemento di maggiore crisi e' il ruolo finanziario che la Grecia ha in questa regione, attraverso la presenza delle sue filiali e l'avvenuta acquisizione negli scorsi anni di importanti quote del mercato bancario. Il sistema bancario ellenico controlla infatti oltre il 20% del mercato balcanico, una quota che in alcuni paesi sale sostanzialmente (Macedonia, Bulgaria, Romania). Cio' pone una forte incognita, sebbne le banche greche abbiano sinora tutte negata l'intenzione di ritiro da questa mercato. Di certo pero', almeno nel breve e medio termine, attueranno nuovi investimenti.

martedì 18 ottobre 2011

Rischio di nuove elezioni in Moldova

A fine settembre, come atteso, la Corte costituzionale della Moldova ha rigettato la proposta di introdurre modifiche all'elezione del presidente della repubblica per semplice legge bypassando la procedura prevista dalla Costituzione. Il tentativo da parte della coalizione ora al governo Alleanza per l'integrazione europea (AIE)  di forzare i fragili equilibri parlamentari per giungere alla nomina del nuovo presidente, carica rimasta vacante da ormai alcuni anni, è fallito. I numeri attuali impediscono una scelta (servono 61 voti - i 3/5 dell'assemblea, la maggioranza ne ha solo 58) per il costante no del Partito comunista moldavo, all'opposizione parlamentare pur essendo il principale partito del paese. Il rischio ora è lo scioglimento del parlamento e il ricorso a nuove elezioni (le 4e in appena tre anni), che tuttavia difficilmente potrebbero risolvere il problema, anzi magari esasperando ulteriormente la polarizzazione politica nel paese.

lunedì 3 ottobre 2011

Ripresa economica in atto ma lenta e inferiore alle attese


Secondo quanto recentemente dichiarato durante il consueto intra-meeting annuale tra la Banca mondiale e l'FMI per il 2011 la ripresa economica nell'area dei paesi in transizione (Europa dell'Est e Asia  Centrale - ECA) è ormai in atto, anche se permarranno le difficoltà e i ritmi di crescita rimarranno molto lenti, di almeno 2 punti percentuale rispetto alle previsioni precedenti, raggiungendo nella migliore delle ipotesi una crescita percentuale di fine 2011 del 4,3%, quindi un dato molto limitato. Un trend moderato destinato a caratterizzare nei prossimi anni le regioni in via di sviluppo.
Secondo il documento della Banca mondiale, l'area ECA considerata resta fortemente legata alle dinamiche dell'Europa occidentale a seguito della sua dipendenza dall'andamento delle esportazioni verso questo mercato, dai finanziamenti e dai flussi di rimesse che provengono dall'Europa. Di conseguenza, ogni difficoltà o rallentamento dei trend dell'Europa occidentale si ripercuoteranno anche sui paesi ECA.
La ripresa, seppur lenta, è comunque in atto. Dei 30 paesi dell'area ormai la maggioranza di essi ha raggiunto i livelli del PIL del periodo pre-crisi, solo sette non ce l'hanno ancora fatta. Al recupero ha contribuito l'incremento dei prezzi delle materie prime. 
Resta tuttavia nell'intera regione il problema della disoccupazione; dopo il picchi registrati negli ultimi due anni, il calo appare rallentato (l'attuale tasso supera il 13%), ma appare allarmante nel caso della fascia giovanile.