mercoledì 28 dicembre 2011

La Moldova ancora senza presidente

Ancora nulla di fatto in Moldova. Il 16 dicembre scorso, ancora una volta l'assemblea di Chisinau non è stata in grado di eleggere il nuovo presidente della repubblica. L'unico candidato presentatosi, Marian Lupu, attuale presidente dell'assemblea moldava e presidente della repubblica ad interim, sostenuto dalla maggioranza riformista (composta da 59 parlamentari), ha infatti ottenuto solo 58 dei 61 voti necessari a seguito del non voto dell'opposizione comunista. L'impasse dura ormai da oltre due anni; ora si prospetta un nuovo voto parlamentare a gennaio 2012, altrimenti si dovrà ricorrere a elezioni anticipate, che però rischiano di non modificare gli attuali equilibri.

L’EUROSTAT fotografa una generalizzata crescita del tasso di disoccupazione nel 2010


I dati territoriali prodotti da EUROSTAT per il 2010 relativi all’andamento del tasso di disoccupazione nell’Unione europea a 27 evidenziano l’incremento generalizzato della criticità della situazione, sia in termini di gruppi di popolazione che territoriale, diretta conseguenza della crisi economica che ha colpito l’area negli ultimi anni, interrompendo una tendenza al miglioramento avviata sin dal 2003. Come si vedrà successivamente, la diversificazione varia considerevolmente da paese a paese e ancor di più da regione a regione.
I senza lavoro nell’UE-27 hanno raggiunto a fine 2010 i 23,16 milioni, pari al 9,6% della popolazione attiva  (221,4 milioni di unità nella fascia tra i 15 e i 74 anni di età), in peggioramento di 7 decimi di punto in percentuale sul 2009, evidenziando il peggior risultato del decennio.
Sulla dinamica negativa ha influito il dato relativo alla disoccupazione giovanile, in aumento di un punto in percentuale nel 2010 che ha raggiunto il 20,9%, un fattore uniformemente distribuito tra tutti i paesi UE-27. Analogamente ha inciso il dato relativo alla disoccupazione di lunga durata, che ha avuto un’impennata del 6,6% in soli dodici mesi (la prima volta nell’ultimo quinquennio) sino a toccare il 40,1%, anche se in questo caso alcuni paesi (Danimarca, Paesi baltici, Irlanda, Spagna) appaiono molto più penalizzati rispetto ad altri (Polonia, Germania, Bulgaria).

Il dato statistico fa trasparire un diffuso peggioramento annuo sul piano nazionale,con la sola eccezione di Germania, Austria e Svezia che vedono un lieve miglioramento (che interessa la quasi totalità dei lander) - o nell’ultimo caso - una conferma dei livelli dell’anno precedente (raggiungendo rispettivamente 7,1%, 4,4% e 8,4% del t. di d. medio).  I tassi più elevati appaiono in Spagna, Lituania ed Estonia (rispettivamente 20,1%, 17,8% e 16,9%), con 10 paesi (tra i quali la Francia, il Portogallo, l’Irlanda e la maggior parte dei nuovi stati membri dell’Est Europa – Cechia, Romania e Slovenia esclusi) che evidenziano una media superiore a quella UE-27. Il quadro migliore è invece presentato da Austria e Olanda con un tasso di disoccupazione vicino al livello fisiologico (4,4% e 4,5%).  


2009
%
2010
%
2010
 (.000 disocc.)
2010
(.000 occup.)
UE
8,9
9,6
23,158
221.373
ITALIA
7,8
8,4
2,102
24.658
NORD-EST
4,7
5,5


FVG
5,3
5,7
31
508
TS
4,7
4,4


UD
5,6
6,0


PN
4,9
6,2


GO
5,7
5,4



Fonte: EUROSTAT, ISTAT

Analogamente, nel corso di un solo anno si sono accentuate le differenziazioni a livello regionale (NUTS 2), con  una disaggregazione che evidenzia estremi molto distanti tra essi. Ai tassi molto contenuti nella provincia di Bolzano, nella regione olandese dello Zeeland, nel Tirolo austriaco e a Praga (2,7%, 2,7%, 2,8% e 3,7%), si contrappongono le realtà dei livelli molto elevati soprattutto nella regione ispanica, in Andalusia, Murcia, Valenciana ed Extremadura (28%, 23,4%, 23,3% e 23%), con situazioni altrettanto difficili nella regione della Slovacchia orientale (Vychodo Slovensko 18,5%) e nell’area metropolitana di Bruxelles (17,3%) (escludendo alcuni territori extra-europei spagnoli e d’oltremare francesi, dove il tasso risulta ancora maggiore, sfiorando il 30%).
Secondo i dato EUROSTAT, nel 2010 ben tredici regioni hanno registrato un tasso superiore al 19,2% (livello doppio della media UE-27), mentre complessivamente un quinto di esse oltrepassa il 12% confermando livelli di guardia. Tra il 2009 e il 2010 il tasso di disoccupazione è aumentato in circa i due terzi delle 271 regioni europee, mentre solo nel 10% delle regioni si è avuta una riduzione della percentuale dei disoccupati nel corso dell’anno. Sul piano della distribuzione percentuale, le maggiori differenze a livello nazionale si sono registrate tra le regioni di Belgio, Cechia, Germania, Grecia, Francia e Italia. Appena un quinto delle regioni UE hanno avuto un tasso di disoccupazione inferiore al 6%.

Anche l’Italia ha visto un peggioramento del suo dato complessivo da fonte EUROSTAT relativo al livello di disoccupazione registrata nel paese (8,4% rispetto al 7,8%), su cui continua a pesare la realtà del Sud e delle Isole (rispettivamente 12,8% e 14,5% - entrambi i tassi in peggioramento annuo). 11 regioni su 20 presentano un tasso inferiore alla media nazionale, e tutte sono situate nel centro-sud del paese.
La macroregione del Nord-Est, che continua a presentare il miglior quadro nel complesso nazionale con un tasso disoccupazionale contenuto del 5,5% ha pur tuttavia evidenziato anch’essa una tendenza negativa (2009: 4,7%). In quest’ambito, il risultato più positivo appare quelle delle province di Bolzano (2,7% solamente) e Trento (4,3%), mentre Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Veneto si equivalgono (5,7% le prime due, rispettivamente 5,8%). Bolzano è la sola a evidenziare un leggero miglioramento tra il 2009 e il 2010 (da 2,9% a 2,7%). 
Relativamente al Friuli Venezia Giulia, nello stesso periodo la crescita percentuale dei disoccupati ha avuto un ritmo leggermente inferiore (da 5,3% a 5,7%) che altrove, seppur continuando nella sua espansione iniziata nel 2008. Ciò le ha comunque permesso di collocarsi al quarto posto nella scala nazionale, dietro Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Lombardia, per dimensioni del fenomeno.

Infine, risulta di un certo interesse andare a vedere i dati emersi e relativi alla situazione del fenomeno della disoccupazione in Friuli Venezia Giulia a livello provinciale. Secondo l’ISTAT (ma relativo alla fascia di età 15-64 anni) nel 2010 il dato più elevato appartiene a Pordenone (6,2%, rispetto al 4,9% del 2009), seguita da Udine (da 5,6% al 6%). Sia Trieste che Gorizia hanno invece evidenziato una dinamica diversa, con un lieve miglioramento dell’indice per entrambe le province; Trieste è scesa dal 4,7% al 4,4%, Gorizia dal 5,7% al 5,4%. 

lunedì 26 dicembre 2011

Shevchuk stravince in Transnistria. Aria di cambiamento ?

Dopo aver contribuito all'eliminazione dal gioco elettorale di Smirnov, Shevchuk avrebbe sonoramente sconfitto l'antagonista Kaminsky, appoggiato da Mosca. Le preferenze degli elettori per Shevchuk sfiorerebbero il 75%. Il nuovo presidente della provincia secessionista e' l'ex portavoce del parlamento transnistriano, con sede a Tiraspol.
Il voto pare sia stato regolare.
Forse ora si potra' nuovamente riavviare un serio dialogo per il futuro della provincia, che non veda quale unica soluzione la sua piena indipendenza, come sostenuta da Smirnov per 20 anni. La posizione di Mosca ne esce comunque indebolita, e nel prossimo meeting 5+2 di febbraio si potra' riconsiderare i rapporti bilaterali tra Moldova e Transnistria.

giovedì 22 dicembre 2011

Elezioni presidenziali in Transnistria: qualcosa si muove ...


I risultati del recente voto per il rinnovo della carica presidenziale nella non-riconosciuta Transnistria evidenziano un esito di certo inatteso, che pare abbia persino sorpreso Mosca, che in tutti questi anni è sempre stato un attento controllore di questa provincia secessionista.
Infatti, i risultati, pubblicati dalla Commissione elettorale di Tiraspol solo dopo due giorni di totale silenzio, avevano fatto sorgere qualche sospetto nella direzione di una flebile certezza circa la regolarità del voto. Invece, come anche ammesso dall’OSCE, l’iter elettorale pare essersi solto regolarmente. Con risultati, come si diceva, inattesi.
Il leader Smirnov, che si ricandidava per la quinta volta, forse troppo sicuro del suo controllo sull’intero paese e del regime instaurato sin dal 1992, anno della proclamata indipendenza, si è ritrovato superato nelle preferenze da due candidati: sia dal candidato supportato da Mosca, Anatoly Kaminski (26,5% dei voti) - che all'inizio pareva il solo in grado di poter disturbare un nuovo successo di Smirnov - che dall’outsider Evgheni Sevciuk (38,5%) ex presidente del Soviet Supremo (il parlamento della provincia), lasciando Smirnov con nemmeno il 25% delle preferenze. A una prima analisi, si può suppore che sul voto hanno essenzialmente pesato la scelta dei giovani elettori e abbiano contribuito in maniera forte le crescenti difficoltà economiche in cui si è ritrovata la popolazione, stanca di dover subire clientelismi e corruzione. Oltre che alla carenza di libertà e di diritti politici.
Al momento, Smirnov non ha riconosciuto il risultato, adducendo il ripetersi di brogli a suo danno e richiedendo il ripetersi del voto. Di certo, il suo margine di movimento appare molto limitato, non più sostenuto dalla Russia; è probabile che egli se ne sia già reso conto e ciò abbia frenato ogni possibile reazione violenta. Smirnov potrebbe essere indotto alla ricerca di una uscita onorevole dalla politica, anche se ciò appare alquanto problematico visto il suo controllo non solo del sistema poliziesco e di sicurezza della provincia ma, grazie ad amici fidati e familiari, anche di quello sistema economico transnistriano, che gli ha permesso la sopravvivenza del suo regime. Non si esclude quindi il rischio di tensioni nel breve, con la possibilità di uno sgretolamento del suo regime conseguente al voto popolare, con tutto ciò che ne potrebbe conseguire.
Di certo, anche con la nomina di Sevciuk alla presidenza rimane ardua la speranza di una soluzione del problema della provincia secessionista, tenuto anche in conto della sua formazione ideologica (Sevciuk è a tutti gli effetti un membro del partito comunista). Si può comunque sperare in un miglioramento dei rapporti regionali - specie con la Moldova - e la ripresa delle trattative (gli incontri sono previsti a febbraio 2012) che potrebbe rappresentare un elemento di rilievo. Non va tuttavia scordata la presenza della 14a armata russa sul suo territorio, deterrente molto forte.

mercoledì 21 dicembre 2011

Russia e Montenegro nel WTO

Alla Conferenza ministeriale WTO (World Trade Organisation / Organizzazione mondiale del commercio) di Ginevra del 17 dicembre 2011, Russia, Samoa e Montenegro sono state accolte nell'associazione per il commercio internazionale. I membri sono così saliti a 157. Nel caso di Mosca, le trattative sono durate ben 18 anni. Resta ancora la necessità di una ratifica dei rispettivi parlamenti, dopodiché l'adesione avrà pieno titolo.

giovedì 8 dicembre 2011

Aria nuova dall'Est

In Croazia crolla la Kosor e l'HDZ e' spazzato via, in Slovenia la destra tradizionalmente al governo rimane al palo (e Jansa col cerino in mano ....), in Russia persino Putin comincia a sentire un vento nuovo che gli soffia sul collo .... e in altre realta' est europee nemmeno altri politici stanno piu' "cosi' bene", mentre in Polonia Turk si conferma con una politica sempre piu' europea ....  sta per aprirsi un'altra fase nell'Est Europa, che di ideologico ha ben poco e dove la crisi finanziaria/economica non e' necessariamente il fattore determinante. Le persone vogliono contare di piu' e decidere del loro futuro, come deve essere in una democrazia. Ecco quindi i risultati (spesso imprevisti) delle urne, le proteste pacifiche che crescono e si espandono senza che possano essere frenate (o soffocate). I poteri forti (regimi ?) dimostrano tutta la loro impotenza e traballano nonostante gli sforzi di rimanere in sella (vero Vladimir ? ci sara' un nuovo voto ????). I problemi sono innumerevoli, le realta' e i casi divergono da paese a paese, eppure c'e' una certa atmosfera che accomuna tutta la regione.  Certo ci vorra' del tempo. Ma forse nemmeno troppo.

martedì 6 dicembre 2011

La Russia spinge al cambiamento in Transnistria

Secondo una recente analisi del Centre for Eastern Studies (OSW) Mosca starebbe attuando forti pressioni affinché l'attuale presidente della Transnistria Igor Smirnov ritiri la sua candidatura alle prossime presidenziali dell'11 dicembre (sarebbe la 4a volta, dal 1990). Una prima indicazione in tal senso è stata espressa da un alto funzionario della presidenza russa ancora a ottobre, seguita da una campagna politica dei media russi proprio contro Smirnov. Forse non del tutto casuale anche la causa penale avviata a fine dello stesso mese dalla giustizia russa contro il figlio di Smirnov, con l'accusa di appropriazione indebita di finanziamenti provenienti da Mosca. Successivamente, il governo russo attraverso le parole dello stesso Putin ha espresso il suo favore per un altro dei candidati  alle elezioni, Anatoly Kaminsky, attuale portavoce del parlamento e capo del partito Obnovlenie (Rinnovamento) (anch'esso apertamente filo-russo), ricevendo anche garanzia di un aiuto economico al paese. Dopo vent'anni, quindi, Mosca si appresta a favorire il cambio di guida a Tiraspol, allo scopo di attenuare il livello di tensione esistente da anni ormai nell'area e di conservare il controllo sulla regione. In attesa di una ancor lontana soluzione del problema della provincia separatista.

venerdì 2 dicembre 2011

Seminario a Udine sulla filiera della logistica agroalimentare

Venerdì 2 dicembre, dalle ore 16.00, presso l'Hotel Astoria di Udine, si svolge il seminario "LO SVILUPPO DI UN NETWORK NELLA LOGISTICA DELLA FILIERA AGROALIMENTARE". L'evento ha luogo nell'ambito del progetto AGRON@T, finanziato dal Programma IPA Adriatico CBC 2007-2013.



giovedì 1 dicembre 2011

Riprende il negoziato per la Transnistria


A distanza di sei anni riparte il processo di trattative per una soluzione del problema della regione della Transnistria. A settembre Mosca si è giunti all’intesa di far ripartire i colloqui da oggi 1° dicembre, dopo il loro stallo avvenuto nel 2006. Si riparte a Vilnius (Lituania) con lo stesso gruppo di lavoro "5+2", composto dai due paesi in causa (Moldova e Transnistria, appunto)  e dagli osservatori internazionali (OSCE, UE, Russia, Ucraina e Stati Uniti).
La Transnistria ha dichiarato la sua indipendenza nel 1990, staccandosi dalla Moldova, all'indomani del crollo dell 'URSS, con la quale ha avuto anche un breve conflitto, congelato con l’intervento di supporto russo (parte delle truppe russe sono tuttora stanziate nella provincia). Internazionalmente, è stata riconosciuta solo dalla Russia, anche se mantiene rapporti commerciali con la maggior parte dei paesi.
La questione rimane aperta, con la Moldova che considera la Transnistria un proprio territorio, al quale poter al massimo concedere una forte autonomia (come offerto a metà dello scorso decennio prima dell’arresto delle trattative) e la rigida posizione del governo autonomista di Tiraspol che pone la condizione irrinunciabile dell’indipendenza del paese anche alla luce del (discutibile) risultato di un referendum svolto nel 2006.
La ripresa dei negoziati avviene alla vigilia delle elezioni presidenziali, che si svolgeranno il 11 dicembre prossimo, alle quale l’attuale presidente Smirnov ha presentato la sua ricandidatura. Smirnov è in carica ininterrottamente sin dalla proclamazione di indipendenza (è già stato rieletto per tre volte), andando a creare un regime politico dal forte contenuto ideologico neocomunista e filorusso, che ha messo sotto controllo tutto il sistema sociale ed economico della provincia.
Il questi decenni l’appoggio politico ed economico di Mosca è risultato fondamentale alla conservazione del suo potere; tuttavia, ora Mosca pare più interessata che in passato a una soluzione del problema della Transnistria e, quale prima apertura, ha invitato Smirnov a non ricandidarsi. Invano. Come reazione, l’attuale presidente, dopo aver invocato in passato un’adesione alla Russia (difficile anche per la lontananza tra le due parti), ha recentemente ipotizzato la possibilità di un referendum per l’annessione all’Ucraina, tenuto presente che ai tempi dell’URSS il territorio era una provincia autonoma nell’ambito della repubblica socialista dell’Ucraina.
Difficile poter prevedere nel breve soluzioni che soddisfino entrambe le parti; i tentativi  di dialogo e intesa sinora effettuati sono sempre stati fortemente condizionati dalla volontà di Mosca che ritiene propria quest'area di influenza e punta quindi a non indebolire il suo ruolo e presenza, anche alla luce dell'orientamento pro-europeo che la Moldova ha scelto, seppur tra non poche difficoltà interne.

Pubblicato il Rapporto UNCTAD 2011 sui paesi meno sviluppati


THE LEAST DEVELOPED COUNTRIES REPORT 2011 - Rapporto dell'UNCTAD. Terzo ?? Quarto  Mondo ????  una realtà composta da ben 49 paesi (in gran parte africani) di cui non ci rendiamo nemmeno conto.... economia che non cresce, disoccupazione, povertà...

Global Competitiveness Report 2011-2012 del WEF

E' stato pubblicato il nuovo Global Competitiveness Report 2011-2012 del World Economic Forum che da' un quadro aggiornato della situazione economica del pianeta, tra economie sviluppate e meno sviluppate, in special modo in una situazione molto particolare caratterizzata dalla precarietà e dalla perdurante crisi globale. Sul piano della competitività economica, il rapporto premia anche quest'anno la Svizzera che precede Singapore e la Svezia. I primi dieci posti sono dominati da altri paesi europei (Finlandia, Germania, Olanda, Danimarca, Regno Unito. Al quinto posto gli Stati Uniti, in peggioramento di una posizione. L'italia si colloca appena al 43imo posto, l'ultimo dei paesi del raggruppamento G-7, a causa della situazione critica del suo sistema economico, specie riguardo al mercato del lavoro (eccessivamente rigida e poco efficace) al mercato finanziario, poco sviluppato. Un altro problema sottolineato è il livello della corruzione dilagante e del crimine organizzato, nonché la carenza di indipendenza del sistema giudiziario che inficia il sistema economico-produttivo del paese. 

mercoledì 30 novembre 2011

Firmato un accordo di libero scambio tra paesi CSI


Il 18 ottobre scorso i rappresentanti di otto paesi della Comunità degli Stati Indipendenti, Armenia, Belorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldova, Russia, Tagikistan e Ucraina, hanno firmato a San Pietroburgo un accordo per lo stabilimento di una zona di libero scambio, eliminando le attuali barriere commerciali tra le parti contraenti, ma lasciandole libere di definire le rispettive politiche commerciali nei confronti di paesi terzi. Azerbaigian, Turkmenistan, Georgia e Uzbekistan hanno invece rifiutato di firmare il documento.
Le disposizioni contenute dall'accordo sono in sintonia con i principi dell'OMC/WTO; dalle norme di libero scambio previste sono tuttavia esclusi alcuni prodotti (risorse energetiche - per le quali permarranno dei dazi all'esportazione, metalli, zucchero e alcool). Resta ora l'attesa della ratifica di tutti i firmatari, atto che permetterà l'entrata in vigore dell'accordo.

Cresce l’interesse cinese per il mercato balcanico, specie per l’energetico

Proprio mentre la crisi degli ultimi anni ha frenato considerevolmente il flusso di capitali occidentali sul mercato balcanico, si sta sempre più rendendo evidente l’attenzione degli investitori cinesi per il sistema economico/produttivo dell’area sud-est europea. Alla luce delle immediate necessità finanziarie di questi paesi a sostegno della loro crescita e (Grecia esclusa) del loro processo di transizione tuttora in atto, i vari governi hanno subito espresso un netto favore per una simile iniziativa, anche alla luce dei risultati provenienti dal principale investimento cinese degli ultimi anni nella regione, come nel caso dell’acquisizione del porto del Pireo e degli impegni già siglati con la Serbia, la Romania e la Bulgaria.
In questo momento, dopo aver in precedenza sostenuto soprattutto lo sviluppo del settore commerciale - non solo per la domanda territoriale ma anche quale testa di ponte per il mercato europeo, un particolare interesse si è ora rivolto al settore energetico, tenuto conto del processo settoriale di privatizzazione in atto in alcuni paesi (è il caso della Serbia) e dell’attenzione che Pechino starebbe dedicando allo sviluppo della centrale nucleare romena di Cernavoda, rafforzando sostanzialmente il volume di IDE cinesi nella regione, attualmente ancora piuttosto limitato.

venerdì 18 novembre 2011

Il Transition Report 2011 si occupa degli aspetti sociali della crisi

E' appena uscito il nuovo Transition Report della BERS, quest'anno dedicato al tema della crisi e della transizione Crisis in Transition: The People's Perspective, in linea con le pubblicazioni prodotte nei due anni precedenti, Transition in Crisis? (2009) e Recovery and Reform (2010) che hanno approfondito il tema della crisi economico/finanziaria che ha colpito l'Europa e i paesi in transizione. Lo studio di quest'anno si concentra sulla comprensione sia della crisi del 2008-10 che delle sue implicazioni a lungo termine, andando a guardare oltre questo momento negativo alle prospettive di ripresa a breve e medio termine, con una particolare attenzione per l'aspetto sociale, alla luce dei risultati della Survey Life in Transition (LITS), condotto da BERS e Banca mondiale alla fine del 2010.





mercoledì 9 novembre 2011

Connecting Europe: nuovo piano di sviluppo e investimenti per l'energia


La Commissione europea ha presentato il 19 ottobre un piano (Connecting Europe Facility) per complessivi 50 miliardi di euro di investimenti destinati a migliorare le infrastrutture in Europa. di questi, 9,1 miliardi di euro sono assegnati al settore delle infrastrutture energetiche TEN-E, con l’obiettivo di creare nuova occupazione e di promuovere la competitività settoriale e risolvere i gap attualmente esistenti, integrando ulteriormente il mercato energetico interno, riducendo la dipendenza energetica dell'UE e rafforzando la sicurezza dell'approvvigionamento. In sintonia con la Strategia europea 2020 verra’  anche agevolato l’uso delle energie rinnovabili. Inoltre i finanziamenti per le reti dell'energia. Gli investimenti effettuati dall’Ue si spera possano fungere da volano agli investimenti privati.

In vista l'accordo per l'entrata della Russia nell'OMC


A diciotto anni di distanza dalla richiesta di adesione all'Organizzazione mondiale del commercio (OMC), la Russia sta per vedere ora realizzato il suo obiettivo, probabilmente gi' entro la fine dell'anno. Si e' trattato di un lungo periodo in cui il paese ha accettato le condizioni poste dall'organizzazione. E' di conseguenza venuto meno il veto sinora posto dall'UE, dopo che Mosca si è impegnata ad abbassare una serie di imposte doganali sul commercio di legname e sull'utilizzo della sua rete ferroviaria. L'apertura di Bruxelles ha un valore politico, poiché esso avvicina la decisione UE circa una liberalizzazione dei visti per i russi e rappresenta un presupposto per un migliorato equilibrio commerciale tra i due mercati. 
La decisione di includere la Russia potrebbe essere presa a Conferenza ministeriale dell'OMC di meta' dicembre, poiche' nei giorni scorsi e' venuto meno anche anche il veto posto dalla Georgia (stato membro OMC), grazie alla mediazione della Svizzera su tematiche relative al controllo doganale sul tratto del confine russo-georgiano di Abkhazia e l'Ossezia del Sud.

domenica 6 novembre 2011

Confermate da Bruxelles le opere infrastrutturali di trasporto per il Nord-est


Dopo lunga attesa la Commissione europea ha presentato il 19 ottobre scorso il suo progetto di piano (“Connecting Europe Facility”) per lo sviluppo delle reti infrastrutturali europee sino al 2030. In quest’ambito, che interessa anche l’energetico e il digitale (qui non trattati), viene ridefinita la rete infrastrutturale europea TEN-T  (Revision of TEN-T guidelines) determinata sin dagli anni '90 del secolo scorso (a partire da Creta, nel 1994), ma che trascorsi due decenni presentava numerosi deficit da eliminare, nuove connessioni da sviluppare e nuove condizioni da tenere in considerazione, sia per l'evoluzione strutturale dell'Ue - ampliatasi ad altri paesi, che le differenti condizioni socio-economiche createsi in questi anni, non ultimo per la recente crisi economica finanziaria internazionale.

Il piano delineato da Bruxelles prevede per il periodo 2014-2020 investimenti per 50 miliardi di euro e di questi 31,7 sono destinati all'espansione dei network di trasporto, di cui 10 miliardi provenienti dai Fondi di coesione e il rimanente dai singoli stati. Una cifra importante, circa quattro volte il budget comunitario, ma che appare comunque limitata, visto che le stime collocano attorno ai 500 miliardi di euro (di cui 250 miliardi per eliminare gli esistenti colli di bottiglia) il capitale necessario per completare tutte le opere previste.

Come novità, il capitale necessario sarà acquisito attraverso il ricorso di appositi bonds emessi assieme alla BEI. È stato stimato che ogni euro speso a livello Ue produrrà investimenti pubblici per 5 milioni e privati per 20 milioni di euro.

E’ stato rafforzato il concetto di “corridoio”, individuando nel vincolo delle tre modalita’ di trasporto usate, nei tre paesi (almeno) coinvolti e nel doppio passaggio di frontiera le sue peculiarita’.

Le scelte fatte da Bruxelles sviluppano una rete trasportistica su due livelli, uno prioritario (core network) destinato a rappresentare l’ossatura della rete europea (strutturato in 10 direttrici) da realizzarsi entro il 2030 e per il quale sono stati previsti i fondi al 2020. E un secondo livello, globale (comprehensive) destinato a integrare il primo con le reti nazionali e regionali. Per quest’ultima il completamento e’ previsto nel lungo termine, entro il 2050. 
La Commissione europea evidenzia come, allo stato attuale, vi siano ancora importanti limiti allo sviluppo della rete TEN-T, come nel caso delle ferrovie che usano ben sette differenti largezze di binario, e la scarsa connessione di porti e aeroporti con la medesima rete ferroviaria europea. Le valutazioni di Bruxelles sono state fatte tenendo in considerazione (al 2050) un incremento dei flussi trasportistici delle merci dell’80% e dei passeggeri di oltre il 50%.

L’obiettivo indicato nel piano e’ una razionalizzazione delle linee infrastrutturali europee e dell’accesso ad esse, con una riduzione nei prossimi decenni a meno di 30 minuti il tempo necessario per la percorrenza per il raggiungimento del network TEN-T.

La regione del Nord-Est italiano e’ direttamente interessata da tre dei dieci corridoi. E’ stata confermata la priorita’ della dorsale del Brennero (Corridoio nr. 5) quale accesso da/per le aree del centro e Nord-Europa verso la penisola italiana, cui si aggiunge il nuovo Corridoio Baltico-Adriatico (identificato dal numero 1), destinato a connettere l’area baltica con quella nord-adriatica e attraversando il cuore del continente su cui gravitano diversi paesi nuovi stati membri. L’altro Corridoio interessato e’ quello Mediterraneo (numero 3), che tagliando orizzontalmente il Nord Italia prosegue verso l’Ucraina (si tratta del vecchio Corridoio 5).

Alcune brevi considerazioni sul Nord-Est

La ridefinizione fatta dei corridoi ha avuto come obiettivo una implementazione del precedente network TEN-T; alla luce di quanto sinora pubblicato si possono fare le seguenti considerazioni:

  1. la direttrice del Brennero rimane la principale linea di connessione con il Centro-Europa; viene rafforzato il ruolo anche per le regioni non espressamente del Nord Italia, sino a quelle meridionali (Sicilia compresa);
  2. importante e’ stato il riconoscimento del ruolo della nuova direttrice Baltico-Adriatico, d’interesse per il Nord-Est per i collegamenti con il Centro e soprattutto Est Europa;
  3. in tal senso, viene riconosciuto anche il potenziale strategico di una linea ferroviaria gia’ esistente (la Pontebbana) ma attualmente ampiamente sottosviluppata (appena il 30% della sua capacita’);
  4. il suo nodo gravitazionale regionale diventa l’autoporto di Cervignano, attraverso il quale passera’ la direttrice e che diventa un punto d’incontro di corridoi; ne dovrebbero beneficiare gli altri nodi logistici territoriali;
  5. la direttrice Baltico-Adriatica vede nei documenti come terminali di riferimento Venezia e Ravenna, spostando quindi il baricentro strategico delle infrastrutture portuali nord-adriatiche verso la sponda occidentale che gia' rappresenta il portale adriatico della direttrice del Brennero;
  6. come compensazione, anche il porto di Trieste viene indicato come strategico (core port);
  7. ma nulla e' definito rispetto al porto di Trieste, nessun riferimento alle possibili intenzioni regionali di autorita' portuale regionale;
  8. e’ prevalsa la scelta “italiana” della direttrice Baltico-Adriatica a discapito di quella “slovena”, ma con anche Koper/Capodistria individuato quale core port     in Adriatico (oltre che terminale portuale nazionale) e come sorta di indennizzo una forte attenzione per la direttrice orizzontale ferroviaria che attraversa la Slovenia (come gia’ prevedono i piani di sviluppo infrastrutturale definiti da Lubiana);
  9. confermata anche la direttrice ferroviaria (Milano) Venezia-Trieste (Slovenia), anche se in questo caso la situazione pare meno delineata, soprattutto per la linea oltre Venezia; sono confermate nel loro complesso le opere di realizzazione ferroviarie, ma i tempi restano meno definiti.
          ...

martedì 25 ottobre 2011

L'occupazione non cresce, i salari nemmeno

Job Trends e' un nuovo strumento della Banca mondiale sul mercato del lavoro globale. E' una semplice, pratica newsletter che in appena una paginetta ci da' un quadro esaustivo degli andamenti regionali del pianeta. E' una lettura critica, che evidenzia il difficile momento; se alcune aree cercano di risalire la china, regioni intere sono ancora alle prese con la perdita di occupazione che ha caratterizzato gli ultimi anni. Allo stesso tempo, i salari hanno segnato il passo, incidendo sugli standard di vita delle persone. Un andamento che non si allinea con la tendenza della crescita economica, che, seppur lentamente, ha ripreso la sua crescita.

Primo turno per le elezioni presidenziali in Bulgaria.


Il primo turno delle elezioni presidenziali in Bulgaria (23 ottobre) ha espresso i due candidati favoriti tra la miriade di candidature presentate di indipendenti moderati; Rosen Plevneliev, il candidato del GERB (Movimento per lo sviluppo europeo della Bulgaria), fortemente sostenuto dal premier Boyko Borisov e Ivailo Kalfin, esponente socialista. Plevneliev, con il 40% dei voti, non dovrebbe avere ora problemi nel vedere confermata la preferenza dell'elettorato bulgaro, avendo maggiori possibilità di attrarre le scelte degli elettori moderati.
Alcuni sono gli elementi da considerare; innanzitutto il risultato ottenuto da Meglena Kuneva, l'ex commissario europeo alla sanità, espressione di una posizione liberale fortemente proeuropea, il cui successo è parso superiore alle aspettative, surclassando altri candidati molto più conosciuti nel paese.  Il suo elettorato potrebbe risultare decisivo al secondo turno (30 ottobre).
Per altro verso, i risultati paiono aver ridimensionato sia le posizioni estremistiche del movimento nazionalista ATAKA, che del partito etnico turco (DPS), in passato spesso determinante negli equilibri elettorali.
Il primo turno di voto ha nel complesso confermato gli equilibri politici del paese, con il GERB principale partito in parlamento (le prossime lezioni sono previste nel 2013) ma senza una maggioranza assoluta; attualmente opera un governo di minoranza, sfruttando i dissidi e le differenze ideologiche esistenti tra gli altri appartenenti l'arco parlamentare.
Inoltre, il livello di democrazia elettorale è parso ancora fragile, con evidenti deficit del sistema (anche a causa della nuova legge elettorale riscritta poco prima del voto), specie nel caso del voto per il rinnovo dell'amministrazione locale che si è svolto in contemporanea all'elezione de presidente della repubblica. In questo caso, nelle principali città del paese sono state riconfermate le maggioranze uscenti (per lo più rette da maggioranze del GERB), a partire dalla capitale Sofia destinata anch'essa a restare a guida GERB.
Non vi sono ancora indicazioni circa la partecipazione al voto; comunque il livello degli elettori non dovrebbe essere stato molto elevato, tenute presenti le percentuali degli ultimi appuntamenti elettorali e il senso di sfiducia di ampia parte dei bulgari per il mondo politico nazionale, accusato di diffuso fenomeno di corruzione e clientelismo. Un'accusa, per altro, sostenuta anche da Bruxelles.

giovedì 20 ottobre 2011

I paesi est europei adotteranno le norme UE per l'energia

Il 6 ottobre, i paesi sud-est europei contraenti del trattato della Comunità dell'energia Albania, Bosnia Erzegovina, Croazia, Montenegro, Kosovo, Macedonia, Serbia piu' Moldova e  Ucrainanel corso di una riunione del Consiglio ministeriale della Comunità dell'energia svoltosi a Chisinau, hanno deciso di adottare a partire dal 2015 i regolamenti UE inclusi nel cosiddetto "terzo pacchetto energia". I regolamenti prevedono in particolare  la separazione della produzione (estrazione), del trasporto e della distribuzione di gas ed energia elettrica, imponendo maggiori competenze e l'indipendenza delle authorities di regolamentazione del settore nonche' una maggiore tutela dei diritti dei consumatoriI regolamenti comunitari  definiscono inoltre le norme di accesso alle infrastrutture e al trasporto di prodotti energetici da parte di terze parti e norme che definiscono le regole del mercato e della libera concorrenza nel settore impedendo il rischio di monopoli (queste norme entreranno in vigore nel 2017).



La crisi ellenica e i Balcani


Diversi paesi dell'area balcanica trattengono tradizionali forti rapporti con la Grecia; con la crisi scoppiata in questo paese ne risentono pesantemente, complicando le possibilita' di una rapida ripresa economica che, dopo la flessione del 2010, secondo le piu' ottimistiche opinioni, nel 2011 potrebbe al massimo raggiungere i 2,5/3,5 punti percentuali (dato regionale) qualora adottate le misure suggerite dalle organizzazioni finanziarie internazionali.
Per Bulgaria, Montenegro e (soprattutto) Macedonia e Albania,i rapporti commerciali  con la Grecia sono rilevanti, andando a incidere per oltre il 10% delle esportazioni. Per Macedonia, Serbia e Bulgaria poi, la crisi ellenica significa anche una brusca contrazione nel flusso degli investimenti esteri, un fattore critico se si pensa he la Grecia in questi paesi e' tra i principali investitori (per valore investito) e in Macedonia e' persino il primo. C'e', ancora, il problema delle rimesse, in alcune aree depresse determinanti per la sopravvivenza di interi nuclei familiari, che interessa soprattutto l'Albania se si considera che due terzi degli immigrati in Grecia provengono da questo paese.
Ma forse l'elemento di maggiore crisi e' il ruolo finanziario che la Grecia ha in questa regione, attraverso la presenza delle sue filiali e l'avvenuta acquisizione negli scorsi anni di importanti quote del mercato bancario. Il sistema bancario ellenico controlla infatti oltre il 20% del mercato balcanico, una quota che in alcuni paesi sale sostanzialmente (Macedonia, Bulgaria, Romania). Cio' pone una forte incognita, sebbne le banche greche abbiano sinora tutte negata l'intenzione di ritiro da questa mercato. Di certo pero', almeno nel breve e medio termine, attueranno nuovi investimenti.

martedì 18 ottobre 2011

Rischio di nuove elezioni in Moldova

A fine settembre, come atteso, la Corte costituzionale della Moldova ha rigettato la proposta di introdurre modifiche all'elezione del presidente della repubblica per semplice legge bypassando la procedura prevista dalla Costituzione. Il tentativo da parte della coalizione ora al governo Alleanza per l'integrazione europea (AIE)  di forzare i fragili equilibri parlamentari per giungere alla nomina del nuovo presidente, carica rimasta vacante da ormai alcuni anni, è fallito. I numeri attuali impediscono una scelta (servono 61 voti - i 3/5 dell'assemblea, la maggioranza ne ha solo 58) per il costante no del Partito comunista moldavo, all'opposizione parlamentare pur essendo il principale partito del paese. Il rischio ora è lo scioglimento del parlamento e il ricorso a nuove elezioni (le 4e in appena tre anni), che tuttavia difficilmente potrebbero risolvere il problema, anzi magari esasperando ulteriormente la polarizzazione politica nel paese.

lunedì 3 ottobre 2011

Ripresa economica in atto ma lenta e inferiore alle attese


Secondo quanto recentemente dichiarato durante il consueto intra-meeting annuale tra la Banca mondiale e l'FMI per il 2011 la ripresa economica nell'area dei paesi in transizione (Europa dell'Est e Asia  Centrale - ECA) è ormai in atto, anche se permarranno le difficoltà e i ritmi di crescita rimarranno molto lenti, di almeno 2 punti percentuale rispetto alle previsioni precedenti, raggiungendo nella migliore delle ipotesi una crescita percentuale di fine 2011 del 4,3%, quindi un dato molto limitato. Un trend moderato destinato a caratterizzare nei prossimi anni le regioni in via di sviluppo.
Secondo il documento della Banca mondiale, l'area ECA considerata resta fortemente legata alle dinamiche dell'Europa occidentale a seguito della sua dipendenza dall'andamento delle esportazioni verso questo mercato, dai finanziamenti e dai flussi di rimesse che provengono dall'Europa. Di conseguenza, ogni difficoltà o rallentamento dei trend dell'Europa occidentale si ripercuoteranno anche sui paesi ECA.
La ripresa, seppur lenta, è comunque in atto. Dei 30 paesi dell'area ormai la maggioranza di essi ha raggiunto i livelli del PIL del periodo pre-crisi, solo sette non ce l'hanno ancora fatta. Al recupero ha contribuito l'incremento dei prezzi delle materie prime. 
Resta tuttavia nell'intera regione il problema della disoccupazione; dopo il picchi registrati negli ultimi due anni, il calo appare rallentato (l'attuale tasso supera il 13%), ma appare allarmante nel caso della fascia giovanile.

giovedì 29 settembre 2011

Pessimismo sul futuro dei flussi trasportistici mondiali

Piuttosto negative le previsioni dell'International Transport Forum sull'andamento dei flussi trasportistici mondiali. Lo Statistics Brief di settembre 2011 indica il raffreddamento in atto nell'anno delle dinamiche dei flussi di trasporto marittimi sia dell'UE che degli USA, mantenendo questi ancora al di sotto dei livelli registrati pre-crisi, conseguente la flessione economica internazionale. Si sottolinea inoltre il crescente rischio di una dipendenza dalle dinamiche prodotte dai mercati asiatici, che altresì evidenziano una diminuzione del volume dell'import di beni sia dagli USA che dal mercato comunitario.

mercoledì 31 agosto 2011

La Cechia insoddisfatta delle energie alternative. Preferenza al nucleare e carbonwe

I risultati inferiori alle aspettative ottenuti nel settore delle energie rinnovabili farebbero decidere la Cechia di abbandonare questa strada per accentuare il ricorso al nucleare e al carbone, in netto contrasto con le politiche energetiche UE. Questi sarebbero i principali contenuti della nuova politica per la sicurezza energetica per i prossimi 20 anni approvata dal governo di Praga a metà agosto. Si prevede una razionalizzazione delle forniture provenienti dall'estero, una loro diversificazione all'origine, un rafforzamento delle due strutture delle centrali nucleari, con la sostituzione di quelle vecchie con nuove tecnologie (e più reattori) e la realizzazione di una completamente nuova in Moravia. Parallelamente, dovrebbero aumentare le centrali a carbone e a gas per soddisfare la crescita della domanda energetica interna. Di fronte a una diminuzione dell'estrazione del carbone si dovrebbe provvedere con un aumento delle importazioni (attualmente il paese è un esportatore netto).

giovedì 25 agosto 2011

Country Surveys online. Primo elaborato del progetto FIT4SMEs

E' stato posto online l'elaborato prodotto da INFORMEST nell'ambito della prima fase del progetto FIT4SMEs co-finanziato dall'InCE (Iniziativa centro-europea) e dalla Regione Aut. Friuli Venezia Giulia. Lo studio (Country Surveys) delinea il quadro delle possibilità di finanziamento offerto da Banca mondiale, Banca per gli investimenti europei e Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo ad alcuni paesi dell'area Est Europea (Albania; Belorussia; Bosnia Erzegovina; Croazia; Macedonia; Moldova; Montenegro; Serbia; Ucraina) associati all'InCE ma non ancora anche membri dell'UE.
Lo scopo del progetto è di implementare nei prossimi due anni la capacità delle organizzazioni economiche di supporto alle PMI locali di approccio agli strumenti finanziari messi a disposizione e in questo modo supportare lo sviluppo del tessuto economico locale di questi paesi alle prese con il processo di transizione.

venerdì 12 agosto 2011

Governanti italianii in paranoia

a sentire i possibili provvedimenti anticrisi del governo si rimane allibiti. non è più un problema ideologico, è diventato un problema di competenza. stanno dicendo scemenze che nemmeno uno studente di primo anno di economia... Da brividi certe dichiarazioni.
si ipotizza di tagliare l'intagliabile (come sempre il welfare e la spesa pubblica locale, già dissanguata), ma lasciando alcuni settori intoccati (e intoccabili: la difesa...) che potrebbero invece essere per lo meno razionalizzati.
E spennare tutti con altre tasse, ma guai a parlare di patrimoniali sennò siamo tutti comunisti...
Però. C'è un però. Non ho ancora sentito parlare di un piano (e di risorse) per la ripresa economica del paese. Senza di esso non c'è futuro che tenga.

mercoledì 13 luglio 2011

Il sistema economico e sociale italiano in crisi e in controtendenza con le dinamiche europee

Il FMI loda la stretta finanziaria decisa dal governo italiano; un taglio di oltre 47 miliardi di euro non è di certo un'operazione semplice e in termini di bilancio una simile azione non può che essere vista positivamente dalle organizzanioni internazionali. E va bene.... ma il rilancio economico del paese, dov'è ???? puntare a ridurre solo l'indebitamento appare ben poca cosa per i destini di un paese, positiva in termini di gestione ma assai poco produttiva in termini di sviluppo e crescita. L'attuale governa pensa a risparmiare (ma poi si vede che i tagli saranno solo dal 2013 - quindi intanto che si fa ? si continua a spendere allegramente ?!?!) senza preoccuparsi di definire le condizioni minimali per sostenere una ripresa economica e produttiva. Le imprese soffrono - e non è più solo un problema di concorrenza, le persone hanno ormai visto erodersi i loro spesso già limitati salari... il sistema italiano continua ad affondare. Siamo fermi mentre l'Europa cresce, poiché i suoi componenti hanno introdotto le misure necessarie sin dallo scoppio della crisi; mentre in Italia ci si lamentava, gli altri paesi hanno adottato misure anche "antipatiche" al sistema di mercato, ma efficaci nel breve a sostenere il tessuto economico e quello sociale. E gli effetti ora si vedono: qui da noi, invece, gli effetti sono ben più negativi e nefasti.

mercoledì 22 giugno 2011

Macedonia sotto pressione UE

Una nuova dimostrazione di forza dell'UE. Anzi, la prima in quest'ambito; Bruxelles minaccia Skopje di congelare lo status di paese candidato qualora non ci fossero nuovi progressi sulla via delle riforme interne. D'accordo che i paesi balcanici attualmente stanno facendo ben poco per rispettare l'iter di integrazione (e la Macedonia come gli altri), sia a seguito delle difficoltà politiche ed economiche interne che per un innegabile scetticismo nella regione balcanica occidentale conseguente alla frenata comunitaria sulle tematiche dell'adesione successiva all'entrata di Romania e Bulgaria (2007) e alla dinamiche internazionali degli ultimi anni, ma l'azione intrapresa (e la minaccia) pare tanto una posizione presa nei confronti della controparte debole, in un momento, in cui, tra l'altro, proprio Bruxelles pare non più in grado (o con la volontà) di indicare precise date per l'integrazione del paese e nemmeno per l'avvio del lungo iter precedente di trattative. Senza dimenticare l'incapacità UE di contribuire alla ormai perdurante situazione conflittuale tra Macedonia e Grecia pe la denominazione ufficiale della prima.

Intanto, a Skopje si consolano con l'erezione della statua ad Alessandro magno (il Macedone), 15 metri di bronzo fuso in Italia. Pur denominandola con un inutile sotterfugio "il condottiero a cavallo", ciò non è bastato a pacare le ingenue proteste greche...

giovedì 16 giugno 2011

Rapporti Est-Ue, sempre complessi nelle speranze e le aspettive. Tavola rotonda in Francia

Ad Angers agli inizi di maggio si è svolta la tavola rotonda Regards de l’Est sur l’Union européenne, su come i paesi dell'est europeo guardano all'Unione europea. Di fatto, si è trattato dell'occasione per fare il punto sulla situazione di alcuni paesi "nuovi membri", delle loro aspettative iniziali, delle loro attuali problematiche interne che ora inevitabilmente si riversano anche a livello comuntario. Una particolare attenzione è stata dedicata alle difficoltà economiche incombenti e alla illusione che l'entrata nell'Ue rappresentasse una sorta di panacea a tutti i problemi. Una finestra è stat inoltre aperta sulla realtà dei paesi ex-Urss (nel caso la Georgia) e la loro visione ancora più idealizzata dell'Unione europea, posta a contralto dei - a volte - problematici rapporti con Mosca.
Nell'occasione, l'ESSCA, Regards de l'Est hanno prodotto un ampio dossier geopolitico che riguarda tutti i paesi dell'area est europea, interamente scaricabile.

giovedì 26 maggio 2011

La Grecia a rischio default ? magari solo questo .....

L'ipotesi ventilata di un'uscita della Grecia dall'eurozona, ma che ormai trova riscontri nella stessa Bruxelles, rappresenterebbe una decisione sciagurata per il futuro non solo della moneta comune ma anche dell'intera Europa. Se per la Grecia si aprirebbe di fatto un baratro sul suo futuro (pensare di risolvere la crisi con un ritorno alla dracma e di ritornare alle ormai vecchie politiche di svalutazione a supporto dell'economia è perlomeno aleatorio) il sistema europeo vedrebbe sgretolarsi la sua unità e capacità di affrontare i problemi interni, con conseguente indebolimento dell'euro. Anche perché un'eventuale strappo di Atene spingerebbe ben presto anche Berlino su questa strada, insofferente per gli attuali freni allo sviluppo derivanti dalle difficoltà di altri paesi UE. Per non dire del segnale negativo dato ai nuovi membri ancora interessati ad adottare l'euro e a quei paesi est europei che sono ancora nel pieno del processi di integrazione. Un disastro; come tornare indietro di decenni, con il traballante sistema economico americano a sorridere e a godere dei nostri disastri.

martedì 24 maggio 2011

Crisi albanese senza fine

Ormai non è più solo un problema di chi vincerà per il municipio di Tirana e di chi sarà il successore di Rama; la lotta si è ormai radicalizzata su due versanti opposti, totalmente ideologizzati. Ogni programma politico è passato in secondo piano, se mai ancora esiste. Lo scontro è contro "l'altro", contro un avversario demonizzato a prescindere. Le folle vengono aizzate sfruttando vecchi legami sociali ed etnici con la/della base, nonché clientelari, che dalla caduta del regime comunista, invece di scemare, si sono fatti sempre più forti e ai quali si e' ricorso alla bisogna. Si comincia a percepire odore di scontro civile generalizzato, ciò che è stato appena evitato all'inizio dell'anno. Vorrei sbagliarmi, ma ci sono tutti gli elementi.
Le regole democratiche sono diventate un optional che pare trascurabile per i politici albanesi. Ciò che conta è il possesso del potere politico e l'annientamento dell'antagonista politico. Le necessità del paese - della sua capitale nello specifico - ...... beh, si vedrà.......
Il prevalere per pochi voti è ormai un fatto relativo; prima un pugno di preferenze per il sindaco uscente, il socialista Rama, poi - pare un favore dell'urna per il rappresentante della destra e fedelissimo di Berisha Basha, a seconda di schede elettorali prima sparite - poi riapparse, schede bianche o nulle rivalutate ..... È un gioco "sporco" di spostamento di pedine a seconda degli interessi di parte. Nulla più, ma a danno della società albanese.
Nulla sarà come prima, difficile se non arduo recuperare fiducia ed equilibri politici nel paese. Ma ancor più difficile sarà nei rapporti con l'estero, con i partner europei. L'UE dovrà tenere seriamente in conto di tutto ciò nell'ancora lungo processo di integrazione albanese. Che pare ora più complesso e lontano.

venerdì 8 aprile 2011

FIT4SMEs - FINANCIAL FACILITIES FOR SMEs Conference in Trieste

FIT4SMEs - FINANCIAL FACILITIES FOR SMEs: TRAINING AND CAPACITY BUILDING FOR BUSINESS SUPPORT ORGANISATIONS IN NON- EU MEMBER STATES OF THE CEI
Conferenza internazionale organizzata da INFORMEST il 13 aprile 2011, presso l'Hotel Savoia Excelsior Palace – Trieste, Sala Imperatore. ore 9.30
IO ci saro'

sabato 2 aprile 2011

La crisi si allarga all'Asia centrale ?

La febbre della rivolta sociale rischia di allargarsi ancora. Nelle ultime settimane nuovi segnali di insofferenza della popolazione locale sono giunti, anche se sinora hanno avuto scarsa eco sulla stampa europea, dall'Azerbaigian e dall'Armenia. Ma il rischio peggiore e' che cio' possa prima o poi estendersi anche ai paesi vicini Kazakistan, Turkmenistan e Uzbekistan, altri due paesi della regione dell'Asia centrale il cui ruolo e peso specifico e strategico e' ben superiore, con l'inevitabilita' che le rivendicazioni della popolazione di maggiore democrazia e liberta' politica possano mescolarsi con le problematiche etniche e religiose che caratterizzano l'area. Una simile evoluzione potrebbe avere, nel medio termine, conseguenze terribili per l'Europa intera, che punta molto su questi paesi in termini di approvvigionamento energetico (gas e petrolio) in maniera tale da sfuggire dalla dipendenza russa.

giovedì 31 marzo 2011

Pretendiamo dagli altri. Ma e noi ?

"Everyone is innocent until proven guilty. Everyone is equal before the law. But it is the duty and obligation of independent prosecutors to initiate investigations when serious allegations are made."
Si tratta di un paragrafo estrapolato da un documento comunitario di questo mese,
relativo agli iter in atto dei processi di integrazione a favore dei paesi dell'area balcanica, area ancora politicamente e legalmente molto fragile - specie in alcuni casi.
Il dubbio che mi rode è che però la nostra società, dopo aver definito principi morali, etici e democratici, voglia correttamente trasmetterli anche ad altri paesi che naturalmente tendono a integrarsi ma senza riuscire pienamente a imporli all'interno della sua composita realtà. Pretendiamo dagli altri ciò che non non rispettiamo.

venerdì 25 marzo 2011

Via ai lavori per il Brennero

Positiva valutazione del Commissario Cox circa il progetto per la realizzazione del collegamento del Brennero (Progetto Prioritario n. 1 Berlino-Palermo). In occasione di una recente visita a Innsbruck e Bolzano, egli ha sottolineato l'importanza dell'avvio dei lavori delle opere in galleria del Brennero, per la realizzazione dell'obiettivo di un trasferimento modale dei flussi trasportistici dalla strada alla ferrovia. nel solo prossimo biennio l'UE prevede di investire circa 1 miliardo di euro per il corridoio del Brennero (senza contare gli investimenti nazionali); si tratta del maggiore impegno finanziario dell'Unione europea fra tutti i tra tutti i 30 progetti prioritari TEN-T.