sabato 7 dicembre 2013

Bruxelles attiverà la clausola di sospensione per i visti liberalizzati ?

I ministri degli Interni dell'UE hanno adottato ieri la clausola di sospensione per quanto riguarda il regime di visti liberalizzati nei confronti di paesi terzi. 
La clausola prevede che Bruxelles possa sospendere i visti liberalizzati attraverso una procedura semplificata nel caso in cui si verificasse un aumento improvviso e non fondato di richieste d'asilo, come in effetti è risultato negll'ultimo anno. La procedura, molto rapida, qualora addottata potrebbe essere introdotta sin dalle prossime settimane.
Vi è una forte preoccupazione dei governi dei paesi dei Balcani occidentali che ne verrebbero direttamente penalizzati. Secondo un'analisi dell'ESIdall'abolizione progressiva dell'obbligo del visto per i cittadini di Serbia, Macedonia, Albania, Montenegro e Bosnia Erzegovina a partire dal 2009, il numero di richiedenti asilo provenienti da questi paesi è più che quadruplicato. Le applicazioni sono prevalentemente respinte (nel 2012 solo il 2,2% sono state concesse), ma l'iter risulta eccessivamente lungo. Nei primi dieci mesi del 2013 si sono avute oltre 37 mila richieste contro le complessive 43 mila del 2012 (un dato in progressiva crescita nel triennio 2010-2012). La maggior parte sono state presentate in Germania.




giovedì 28 novembre 2013

Mia partecipazione a meeting su mobilità delle persone, Scutari


La mia partecipazione alla due-giorni sui "trasporti e infrastrutture della 
regione adriatico-ionica, organizzata dal progetto AdriGov (IPA 2007-2013)
 a Scutari (AL), 6 e 7 novembre 2013

testo dell'intervento sulla mobilità delle persone (in inglese)



La Cina guarda al Sud Est Europa

Grande attenzione della Cina per i mercati est europei. E' quanto se ne deduce dai risultati della presenza della delegazione dei Pechino, guidata dal premier Li Keqiang a Bucarest, nell'ambito del terzo summit Cina-PECSO. Quindi interesse non solo per la Romania - paese ospite, ma anche nei confronti dei paesi vicini, al punto da provocare una certa irritazione in alcune dichiarazioni non ufficiali a Bruxelles.

Dopo aver firmato accordi commerciali con i rappresentanti dei 17 paesi Est europei presenti al summit, per un valore superiore ai 4 miliardi di euro, Pechino si è dichiarata pronta a offrire ulteriori risorse finanziarie all'area per circa 10 miliardi di euro nei prossimi anni, così' come la garanzia della necessaria tecnologia per lo sviluppo dei sistemi economico-produttivi dell'area. I settori maggiormente interessati, oltre a quello industriale e allo sviluppo dei flussi commerciali (attualmente i valori  dell'interscambio  appaiono modesti), sarebbero l'edilizia, le TLC, i trasporti (dove i cinesi si sono dimostrati particolarmente sensibili, in ottica di una maggiore penetrazione in questi mercati - dopo l'acquisizione della portualità ellenica) e l'energetico (oltre all'eolico, gli stessi romeni starebbero pensando a chiedere a Pechino supporto finanziario e tecnologico per lo sviluppo della centrale nucleare di Cernavoda).

Le parti europee e cinesi hanno anche deciso di procedere a uno svolgimento a cadenza annuale di questo summit; nel 2014 esso si dovrebbe tenere in Serbia.

mercoledì 27 novembre 2013

Vertice UE a Vilnius con i paesi del partenariato orientale

Oggi e domani si svolge a Vilnius, in Lituania, il terzo vertice del partenariato orientale (PO/EP) tra i capi di stato e di governo dei 28 Stati membri UE con quelli di Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldova e Ucraina.

Il vertice rischia di essere fortemente depotenziato rispetto agli obiettivi iniziali, poiché dopo l'annuncio della scorsa settimana del governo del'Ucraina di non voler rinviare la firma l'accordo di associazione con l'Unione europea, forti pressioni interne stanno avendo luogo anche in Moldova affinché anche la sua leadership rinvii ogni decisione. Le proteste di piazza  svoltesi negli scorsi giorni sono state guidate dall'opposizione comunista (il partito comunista è all'opposizione dal 2009). 

Tuttavia, a differenza di quanto successo in Ucraina, queste manifestazioni paiono più rivolte contro l'attuale governo di Iuri Leanvca (accusato di malgoverno e di corruzione) e con richieste di ricorso al voto che contro un avvicinamento all'UE.


sabato 23 novembre 2013

Il Parlamento europeo: approvato il nuovo network TEN-T

Nell'ambito del voto del bilancio UE 2014-2020, lo scorso 19 novembre il Parlamento europeo ha approvato definitivamente anche lo schema delle nuove mappe che delineano i nove grandi corridoi transeuropei che fungeranno da spina dorsale per il trasporto nel mercato unico europeo e i collegamenti Est-Ovest. Si tratta della revisione dei progetti TEN-T (rete comprendente strade, ferrovie, aeroporti, porti, acque interne/canali) più radicale dall'istituzione della politica infrastrutturale europea nel 1980.

Il Parlamento ha inoltre deliberato di triplicare i finanziamenti comunitari per le infrastrutture di trasporto per il periodo 2014-2020 a un totale 26,3 miliardi di euro.

lunedì 23 settembre 2013

Nuovi mercati energetici per la Russia. Mosca quarda a Est

La Russia sta sempre più  orientandosi verso nuovi mercati. Le sue forniture energetiche non avranno più come obiettivo prioritario l'Europa (e l'UE in particolare), bensì il mondo asiatico. Oilprice.com annuncia con enfasi come l'alternativa sia andata delineandosi durante i recenti colloqui svoltisi a Mosca tra i rappresentanti russi di Gazprom e Novatek e quelli della China National Petroleum Company e oil & gas (CNPC). Ne e' derivato un accordo per la vendita di risorse siberiane di greggio e gas al mercato cinese. Il vantaggio per Mosca sta negli ampi investimenti che Pechino ha avviato con il nuovo programma di diversificazione energetica che favorira' l'importazione di combustibili dalla Russia. Parte di questi investimenti rappresentano acquisizioni di quote della stessa societa' russa Novalek che possiede i pozzi della regione di Yamal dai quali verra' estratto il gas destinato alla Cina.

Manca solamente l'accordo sul prezzo dei combustibili fossili, un elemento che desta preoccupazione nei mercati occidentali, poiché  un accordo di favore tra le due parti (russa e cinese) finirebbe inevitabilmente con l'avere conseguenze sul mercato internazionale degli idrocarburi.




(c) http://oilprice.com


La firma di questo accordo può essere la risposta all'adozione da parte UE nel 2009 del Terzo pacchetto legislativo sull'energia (Third Energy Package”) che aveva cercato di porre un freno allo squilibrio energetico esistente tra domanda interna UE e offerta russa in termini energetici (Mosca e' il principale fornitore di gas), introducendo delle misure politiche a danno delle imprese energetiche russe.

martedì 10 settembre 2013

Le sovvenzioni UE alzano i prezzi degli oli vegetali

Secondo lo studio JRC (Joint Research Centre) dell'Unione europea Impacts of the EU biofuel policy on agricultural markets and land use appena pubblicato, le sovvenzioni dell'UE alla produzione di biocombustibili faranno sì che il prezzo degli oli vegetali (per il 60% derivanti dalla produzione di palma e soia) aumenti nel 2020 del 50% nel mercato UE e del 15% nel mercato mondiale, con gravi conseguenze sul mercato. Attualmente, in Europa oltre la metà degli oli vegetali sono destinati alla produzione di biodiesel (ma a livello mondiale la quota scende al 17%).

Gli incentivi assumono un aspetto negativo, poiché in questo modo i produttori preferiscono la produzione di biocombustibili a discapito di quella degli oli alimentari, con conseguenze inflative non solo sul prezzo del singolo prodotto ma anche sul prezzo dell'intero comparto alimentare.

Il problema delle sovvenzioni si pone alla vigilia del voto del Parlamento europeo sulla conferma dei sussidi concessi alle imprese del settore del biodiesel dal 2008 che ora, dopo considerevoli investimenti compiuti negli ultimi anni, vorrebbero vedere prorogati.

Il Comitato per l'ambiente del PE ha tuttavia votato a luglio l'adozione di una quota del 5,5% dei prodotti vegetali da destinarsi alla produzione energetica a seguito di una valutazione ambientale che sottolinea il rischio dei biocombustibili nella produzione di gas serra, persino peggiore rispetto ai combustibili fossili a causa del fenomeno noto come indirect land-use change (ILUC).

sabato 7 settembre 2013

GCR 2013-14. Innovazione e stabilità istituzionale alla base della competitività economica

Il nuovo Global Competitiveness Report 2013-2014 appena pubblicato dal WEF (World Economic Forum) presenta uno status aggiornato dello sviluppo della competitività economica di 148 paesi del pianeta.

Innovazione e stabilità dei sistemi istituzionali vengono evidenziati quali fattori che maggiormente possono influenzare la competitività economica di un sistema-paese.

Secondo il Report, l'Indice globale di competitività vede al primo posto la Svizzera per il quinto anno consecutivo, davanti a Singapore e Finlandia (terza). Migliora la Germania (ora quarta), così come gli Stati Uniti che riconquistano il quinto posto dopo alcuni anni di progressivo arretramento a danno della Svezia). Hong Kong migliora e diventa 7° a spese dell'Olanda. Nono posto per il Giappone.

(c) GCR 2013-2014

L'ITALIA si colloca solamente al 49° posto, in peggioramento (2012: 42°), peggio di Spagna (35°) ma appena meglio del Portogallo (51°), fortemente penalizzata dal ranking di parametri quali la stabilità istituzionale (solo 102° su 148 paesi considerati), quella economica (101°/148), efficienza del mercato del lavoro (137°/148) e sviluppo del mercato finanziario (124°/148).

Secondo i risultati del GCR 2013-2014, i principali fattori limitanti allo sviluppo del business in Italia sono risultati il livello dei tassi di interesse (per il 22,5%), l'accesso ai finanziamenti (il 18,6%), la burocrazia e l'inefficienza della pubblica amministrazione (17,1%) e il quadro  normativo restrittivo del mercato del lavoro (9,3%).

L'Italia si colloca al 9° posto per il valore del PIL prodotto (2.014 miliardi $), ma solamente al 26° per il rapporto PIL/procapite (33.115 $).

mercoledì 28 agosto 2013

ICE: Fotografia negativa dell'export 2012 del FVG

Il rapporto annuale sul commercio estero dell’ICE l'Italia nell'economia internazionale 2012-2013 evidenzia la considerevole flessione dell'export del Friuli Venezia Giulia anche nel 2012; li flussi hanno evidenziato un netto calo rispetto al 2011, pari all'8,9%. Il valore è sceso a 11,5 miliardi di euro, mentre la quota sul totale delle esportazioni italiane ha raggiunto il livello minimo dell'ultimo quinquennio.

La flessione ha interessato in varia misura tutte le province a eccezione di quella di Gorizia che ha visto un seppur lieve incremento dell’export (+1%). Il capoluogo regionale Trieste ha invece evidenziato il calo più rilevante, oltre il 25%. 

Le esportazioni del FVG sono diminuite verso quasi tutte le aree geografiche con l’esclusione dell'America settentrionale e dell'Asia orientale (rispettivamente +5,1 e +3,2%), beneficiando dei flussi di prodotti siderurgici. Ridotte anche il valore delle esportazioni destinate all’UE (-4,4%), conseguenza soprattutto dell'indebolimento della domanda di Germania e Francia, due tra i primi tre mercati esteri per la regione (primo e terzo), mentre in crescita sono risultati i flussi verso alcuni altri paesi membri UE (Austria, Regno Unito, Polonia). Peggiorati anche i valori delle vendite in mercati importanti quali Russia e Cina (contrazione di circa il 30% per entrambi). 


Da un punto di vista merceologico, il Rapporto ICE sottolinea come l’andamento negativo delle esportazioni abbia interessato quasi tutti i principali comparti produttivi in cui il FVG è tradizionalmente all’avanguardia, penalizzati dal calo dei flussi verso i mercati comunitario ed asiatico: meccanica, mobile, navale/cantieristica. Incrementi sono stati registrati solo per il ramo elettrodomestici e soprattutto per i servizi (quest’ultimo ben +22,1).

martedì 27 agosto 2013

Indice della competitività regionale nell'UE 2013

La DG UE per le politiche regionali ha pubblicato ad agosto l'Indice di competitività regionale (ICR) 2013 (il precedente è datato 2010), per misurare le variazioni nella dimensione della competitività a livello regionale nei paesi dell'Unione europea, secondo i parametri in uso dal WEF per il suo Indice globale di competitività.

L’ICR 2013 rivela una fotografia dei punti di forza e di debolezza delle singole regioni NUTS-2 dell’UE delineando la dimensione regionale della competitività. Il quadro complessivo non si discosta di molto dalla fotografia scattata nel 2010.



Il più elevato livello di competitività appartiene alla regione di Utrecht, seguita dall'area di Londra, dallo Oxfordshire e dalla regione di Stoccolma. Ben sette delle prime dieci aree della graduatoria (tutte collocate nelle regioni settentrionali - la più meridionale è l'Ile de France) sono caratterizzate dalla presenza di grandi centri urbani e/o metropolitani. Per contro, nella parte bassa sono presenti alcune delle regioni del sud-est europeo (di Grecia, Romania, Bulgaria).



Lo studio denota da forte disparità regionale all'interno degli stati. Le regioni leader del ranking a livello nazionale sono quasi sempre anche quelle in cui si trova la capitale; fanno eccezione la Germania e l'Italia.

La Lombardia è la prima regione italiana nel ranking, ma si colloca appena al 128° posto (su 262 regioni considerate) davanti all'Emilia Romagna (141). 157° è il Friuli Venezia Giulia, dietro anche a Lazio, provincia di Trento e Liguria. Complessivamente, l'Italia si colloca al 18° posto (su 28 paesi). Nella graduatoria 2010 era decima.

venerdì 19 luglio 2013

L'ILO vede ancora nero per il mercato del lavoro in Italia

Tutto il pessimismo dell'ILO sulla situazione del mercato del lavoro in Italia in Rapporto sul mondo del lavoro 2013: Scenario Italia. Il Report - che è parte componente del più ampio World of Work Report 2013 uscito a giugno che analizza la situazione occupazionale mondiale cinque anni dopo l'inizio della crisi finanziaria globale - non lascia dubbi: troppi i fattori penalizzanti, e troppo pesanti. La ripresa resta lontana. A sostenerla, lo studio suggerisce una minore attenzione per il risanamento fiscale e la riduzione dei costi unitari della manodopera e invece un maggiore accento su misure a sostegno dell’investimento e dell’innovazione

domenica 14 luglio 2013

Accordo UE e settore industriale europeo per investire nella ricerca e innovazione

La Commissione europea (CE) e l'industria europea investiranno più di 22 miliardi di euro nei prossimi 7 anni per favorire l'innovazione nei settori che creano posti di lavoro di elevata qualità. La maggior parte degli investimenti sarà destinata a partenariati pubblico-privato nei campi dei medicinali innovativi, dell'aeronautica, delle bio-industrie, delle celle a combustibile e idrogeno e dell’elettronica.

Questi partenariati di ricerca hanno l’obiettivo di dare slancio alla competitività dell’industria dell’UE in settori che già procurano oltre 4 milioni di posti di lavoro e permetteranno di trovare soluzioni alle importanti sfide che deve affrontare la società e alle quali il mercato da solo non offre risposte abbastanza rapide, quali la riduzione delle emissioni di carbonio o lo sviluppo di antibiotici di nuova generazione. Il pacchetto propone inoltre di estendere un'iniziativa per mettere assieme investimenti in ricerca e innovazione nella gestione del traffico aereo, a sostegno del Cielo unico europeo.

Nel complesso, grazie ad investimenti per 8 miliardi di euro proposti sulla base del prossimo programma UE di ricerca e innovazione (Orizzonte 2020), saranno garantiti circa 10 miliardi di euro da parte dell'industria e quasi 4 miliardi di euro da parte degli Stati membri dell'UE.

I cinque partenariati pubblico-privato, denominati Iniziative tecnologiche congiunte (ITC) sono:

Medicinali innovativi 2 (IMI2), finalizzato allo sviluppo di vaccini, medicinali e terapie di nuova generazione, tra cui nuovi antibiotici (link alla scheda informativa); Celle a combustibile e idrogeno 2 (FCH2), finalizzato ad estendere l'uso di tecnologie pulite ed efficienti nei settori dei trasporti, dell'industria e dell'energia; Clean Sky 2 (CS2), finalizzato alla progettazione di aeromobili meno inquinanti e più silenziosi, con emissioni di CO2 notevolmente ridotte; Bio-industrie (BBI), finalizzato all'uso di risorse naturali rinnovabili e di tecnologie innovative per ottenere prodotti di consumo più ecologici; Componenti e sistemi elettronici (ECSEL), finalizzato alla promozione delle capacità di produzione dell’Europa in campo elettronico.


mercoledì 10 luglio 2013

Le imprese dell’agro-industriale del Nord-Est di fronte alle dinamiche del mercato

La recente indagine dell’ Osservatorio Agro-alimentare della Fondazione Nord Est, Industria Agro-alimentare e distribuzione, promossa da FriulAdria (gruppo Cariparma-Crédit Agricole) offre unquadro aggiornato delle scelte del settore agro-alimentare del Nord-Est d’Italia nell'adattarsi alle dinamiche di mercato degli ultimi anni. Questa fotografia va a completare la ricerca svolta in primavera dalla stessa Fondazione Nord Est sulla Congiuntura  delle imprese agroindustriali del Nord-Est e i fattori di rischio a seguito del calo della domanda.

Relativamente alle strategie di mercato, il 71,2% delle imprese agroalimentari coinvolte nell'indagine utilizza il canale del commercio all'ingrosso per raggiungere il consumatore finale (e il 54% si rivolge al dettaglio tradizionale). Nell'affrontare i mercati esteri, 19,9% delle aziende sceglie la distribuzione all'ingrosso.

Tra le aziende di medie dimensioni, 3 su 4 operano principalmente con il commercio all'ingrosso. La percentuale (57,9%) scende con le imprese più grosse, ma si impenna oltre l’81% per i comparti della lavorazione e conservazione di prodotti alimentari freschi (frutta, ortaggi, pesce, carne).

Il ricorso alla grande distribuzione organizzata aumenta ugualmente con la dimensione delle imprese in tutte le regioni considerate del Nord-Est. Allo stesso tempo, più piccole sono le aziende più cercano di rivolgersi direttamente al consumatore finale.

Secondo i risultati dell’indagine, la quota media dei ricavi realizzati dalle aziende agro-alimentari nord-estine attraverso il canale di vendita all'ingrosso è del 32,1% del totale, con la metà delle aziende che ottiene almeno il 20% del fatturato attraverso grossisti e intermediari. Il dettaglio tradizionale "pesa" per il 18,6% di ricavi, e in questo modo la metà delle imprese realizza più del 5% dei ricavi.

Il 17% dei redditi delle imprese del NE provengono dalla distribuzione organizzata (la quota sale al 45% tra le aziende di dimensioni maggiori).

La ricerca evidenzia alcuni dei principali punti di forza e di debolezza del settore agro-alimentare nord-estino. La maggior parte delle aziende identifica tra le principali criticità i prezzi (le richieste di sconti, i bassi margini di guadagno, la frequenza delle azioni promozionali), i costi della delivery chain, capitolati troppo restrittivi, parametri di qualità eccessivi e altri aspetti organizzativi (rigidità delle forniture, costo dello scarico delle merci, difficoltà nel relazionarsi, gestione dei resi).

Il 39,5% delle imprese intervistate sostiene la rilevanza di un canale diretto con i consumatori finali; la scelta prevale nelle società più piccole (44,1%) e garantisce in media il 16,3% dei volumi totali del fatturato d‘azienda. Il contatto con il cliente finale avviene mediante filiale commerciale (81,4%), internet (2 su 3), sito web aziendale, contatti telefonici o mediante il più classico sistema del porta a porta.

Nel trattare con i mercati esteri, secondo i risultati della ricerca, il 38,9% delle aziende intervistate sottolinea la mancanza di un "sistema Paese" a sostegno del Made ​​in Italy. Tra le altre criticità che frenano lo sviluppo dell’imprenditorialità del Nord-Est sui mercati esteri, gli imprenditori evidenziano la concorrenza in termini di prezzo da parte di produttori stranieri (uno su tre di quelli interessati dall’export), i costi elevati per la logistica e l'imballaggio, la burocrazia e le difficoltà nel pubblicizzare i prodotti italiani e le loro qualità.


mercoledì 3 luglio 2013

Prima valutazione UE delle strategie macro-regionali

La Commissione europea ha pubblicato la prima valutazione del successo delle due strategie macro-regionali UE sinora adottate (Regioni del Baltico e del Danubio) fornendo alcune raccomandazioni per il futuro e per la costituzione di nuove macro-regioni.

Nello specifico, lo Studio (Report from the Commission to the European Parliament, the Council, the European economic and social committee and the Committee of the Regions concerning the added value of macro-regional strategies) (COM 2013_468 final) presentato dal Commissario europeo per la Politica regionale, Johannes Hahn il 1° luglio, evidenzia il valore di queste strategie che hanno promosso una più intensa collaborazione favorendo lo sviluppo di nuove reti di cooperazione, di centinaia di nuovi progetti contribuendo alla formulazione di obiettivi politici comuni nelle regioni del Danubio e del Baltico, rafforzando anche la cooperazione con i vicini paesi non UE.

La relazione sottolinea che le nuove iniziative dovranno essere avviate solamente per rispondere a specifiche esigenze di cooperazione rafforzata e ad alto livello con uno specifico valore aggiunto a livello UE. Ai governi spetta l’esigenza di un impegno politico e la necessità di rendere tali strategie prioritarie in tutti i settori di attività pertinenti, garantendone l'integrazione nei futuri programmi dei Fondi strutturali e di investimento europei come pure nelle altre politiche pertinenti a livello UE, nazionale e regionale.

sabato 29 giugno 2013

Il gas azero rinuncia al Nabucco

La società energetica austriaca OMV ha annunciato che il consorzio di cui fa parte che opera nello Shah Deniz (SDC), il più grande giacimento di gas dell'Azerbaijan, ha rinunciato all'oleodotto  Nabucco quale percorso per il gas azero verso l'Europa. La notizia è stata confermata anche dalla BP, il principale azionista di SDC.

La via prescelta per le forniture di gas verso i mercati dell'Europa occidentale e centrale sarebbe il Trans Adriatic Pipeline (TAP), attraverso Grecia (da Kipoi, al confine con la Turchia), Albania e Italia (San Foca, in Puglia), della lunghezza di 870 chilometri.

La portata dell'infrastruttura di TAP è di 10 miliardi di metri cubi, che dovrebbe essere raddoppiata, con interventi necessari per circa 1,5 miliardi di dollari ma comunque rimane ancora la più conveniente. il previsto raddoppio dovrebbe permettere in un secondo momento anche puntare al soddisfacimento della domanda di gas dei paesi dell?Europa sud-orientale.



(c) OSW 2013


Gli azionisti dell'oleodotto TAP sono AXPO (Svizzera - 42,5%), STATOIL- 42,5% (Norvegia - 42,5%, che detiene anche quote del consorzio Shah Deniz) e E.ON Ruhrgas (Germania - 15%). Secondo un accordo stipulato nel novembre 2012, Socar (Azerbaijan), BP e Total hanno la possibilità di acquisire il 50% delle azioni del progetto TAP non appena definito il  percorso per il trasporto del gas azero.

Le prime forniture di gas dall'area di Shah Deniz sono in programma per il 2019.

giovedì 27 giugno 2013

Lanciata la nuova campagna UE di informazione sui diritti del passeggero



La Commissione europea ha lanciato una nuova campagna della durata biennale per informare le tante persone che si preparano alle vacanze estive dei loro diritti e renderle consapevoli delle modalità per farli valere. Da adesso, i turisti in viaggio nell’Unione europea saranno pienamente tutelati da un insieme di diritti del passeggero, indipendentemente dal mezzo di trasporto scelto (aereo, treno e da ora anche nave, autobus o pullman).

Secondo le indagini Eurobarometro del 2009, ben il 66% degli europei non sa quali siano i propri diritti contrattuali al momento dell’acquisto di un biglietto. 

Una app di supporto è disponibile per per le principali piattaforme mobili, in 22 lingue dell'UE e per tutte le modalità di trasporto.

EUROSTAT presenta la fotografia del 28° paese UE

Alla vigilia dell'entrata della Croazia nell'Unione europea (prevista il 1° luglio prossimo), EUROSTAT ha appena pubblicato una scheda con i principali indicatori socio-economici del paese balcanico (vedi link). Di interesse anche il confronto con i dati medi di EU27 e EU28.

venerdì 21 giugno 2013

Per la Banca mondiale i Balcani sono in ripresa ma la via resta lunga e ardua

L'ultimo Regular Economic Report della Banca mondiale sui Balcani occidentali (From double-dip recession to fragile recovery) di metà giugno presenta una fotografia di una regione in ripresa. Le previsioni economiche per il 2013 vedono una crescita media del 1,7% per i sei paesi, con una punta di +3% per il Kosovo e +2% per la Serbia, il principale mercato dell'area, con prospettive positive per il proseguo nel 2014 e oltre.

Permangono a ogni modo le cautele alla luce delle dinamiche esterne in atto e della situazione interna che vede livelli elevati di disoccupazione (con una media di quasi il 23% secondo la WB, ma che sale a oltre il 50% per la fascia giovanile) e difficoltà nella ripresa economica nel breve.

La WB indica come supporto necessario alla crescita socio-economica dell'area SE una politica di celeri riforme che preveda, tra l'altro, un proseguo del consolidamento finanziario, un miglioramento dell'ambiente imprenditoriale e una implementazione delle capacità produttive intervenendo sul sistema educativo e della formazione produttiva.

giovedì 20 giugno 2013

Albania alle urne. Fine dell'era Berisha ?

Anche in Albania soffia aria di cambiamento. L'era di Sali Berisha, che ha caratterizzato molti anni del paese dal crollo del regime di Hodzha, pare stia esaurendosi. A pochi giorni dal voto politico per il rinnovo del parlamento (il 23 giugno) i sondaggi nazionali (confermati nella tendenza da un analogo sondaggio svolto dall'Istituto italiano di Nicola Piepoli) danno il partito democratico del premier Berisha al 31%, mentre il principale antagonista, il partito socialista guidato da Edi Rama, avrebbe oltre il 40% del sostegno degli elettori albanesi. Il partito socialista per l'integrazione di Ilir Meta, terza forza politica del paese, che in quest'ultima legislatura aveva sorprendente mente raggiunto un accordo di governo proprio con Berisha, ha deciso di sciogliere il patto e si è accordato con i socialisti di Rama.

L'attuale situazione interna al paese sta incidendo sulle scelte nell'urna, risentendo anche sempre di più della congiuntura internazionale: l'economia di fatto ristagna, la disoccupazione resta elevata, il processo di privatizzazione non ha dato i risultati sperati, al contrario. E anche sul piano politico le scelte fatte dai candidati hanno avuto il loro ruolo, mentre Berisha si è arroccato ancora su posizioni propagandistiche sempre più nazionalistiche (anche per rallentare la crescita di movimento di ultra-destra) miranti al pan-albanismo, destando entusiasmo sopratutto tra i suoi sostenitori di etnia albanese al di fuori dei confini del paese (e quindi non votanti - Kosovo e Macedonia), con crescenti preoccupazioni degli ambienti occidentali ed europei nello specifico (pur avendo Bruxelles concesso al paese lo status condizionato di paese candidato lo scorso ottobre 2012), il socialista Rama ha saputo rinnovarsi, riproponendo sì politici già noti, ma adottando una linea politica più prammatica, moderna, filo-europea (rinominando anche la coalizione di centro-sinistra che guida in Alleanza per un'Albania europea), più consona e vicina alle necessità degli albanesi.

Di fatto, due albanesi su tre sono insoddisfatti della situazione del loro paese e dichiarano di aver visto peggiorare il loro stato negli ultimi anni, contro un appena 7% dei elettori che sarebbero soddisfatti del loro tenore di vita. In queste valutazioni, occorre tuttavia tenere conto che persiste una forte disparità territoriale, urbano/rurale contrapposizione tra conservatorismo e riformismo che si farà sentire concretamente nel voto riducendo la differenza. La preoccupazione che sta crescendo nelle ultime ore è legata alla partecipazione al voto; è alto il senso di disillusione tra gli elettori albanesi, e sarebbe in forte crescita l'ipotesi di un voto in bianco o nulla come segno di protesta. E' stato persino costituito un movimento civico di protesta denominato Voto bianco che ha avuto rapidamente grande rilievo attraverso i social network nazionali, creando un interessante dibattito interno sull'opportunità e l'efficacia di esprimere il dissenso in questo modo. Il movimento ha assunto come inno una canzone dal titolo Stufi di voi (Mjaft më me ju), il cui video che spopola su YouTube inizia con una dichiarazione di Giuseppe Fava sui rapporti tra potere-politica-mafia.

martedì 4 giugno 2013

Fine della crisi in Moldova. Ecco il nuovo governo nel segno della continuità

La fase di crisi politica in Moldova determinata a marzo dal voto di sfiducia al premier Vlad Filat si è conclusa con la nomina di un nuovo primo ministro con una larga fiducia (77 su 101 voti). Si tratta di Iurie Leanca, un suo alleato di maggioranza e di partito, e sino ad allora ministro degli esteri. Dopo la sfiducia aveva operato ad interim in qualità di premier.

La scelta si è avuta dopo un nuovo sollecito da parte del presidente della repubblica Nicolae Timofti affinché si giungesse a una soluzione che ponesse fine all'instabilità politica nel paese, allontanando definitivamente il rischio di nuove elezioni, invocate dall'opposizione del Partito comunista, partito di maggioranza relativa nel parlamento moldavo ma politicamente isolato.

Si può quindi considerare la sua elezione in linea con la continuità definita dal paese negli ultimi anni; una politica moderatamente filo-Unione europea, ma senza anche una particolare attenzione nei confronti della partnership russa ed ex-sovietica (in primis l'Ucraina). Comunque, tra le prime dichiarazioni di Leanca, vi è stata la conferma dell'intenzione di presentare a novembre la richiesta di siglare un accordo di associazione con l'UE.


lunedì 27 maggio 2013

Crescente preoccupazione della comunità dell'Alta valle della Sava per l'attraversamento del South Stream

Mentre sono affondate le residue speranze del progetto energetico Nabucco, prosegue la costante pressione politica svolta da Mosca sui paesi-partner interessati dal progetto South Stream per un gasdotto dalle aree estrattive della Russia al Centro-europa sotto al Mar Nero  (anche con un crescente esborso finanziario da parte russa (vedi l'impegno per la tratta sul territorio serbo), allo scopo di contrastare l'avversione espressa dall'Unione europea per l'opera. 
Allo stesso tempo, però, stanno sorgendo alcuni problemi a livello locale, in un'area strategica confinaria, lungo il percorso che dalla Slovenia dovrebbe portare in Italia, da dove il gasdotto si dovrebbe collegare sia alla rete italiana che a quella austriaca (TAG). 

(c) Gazprom

Infatti, dopo la Valcanale e il comune di Tarvisio lo scorso anno, insorti alla pubblicazione del previsto tracciato del megaprogetto dal sito di Gazprom, ora anche la comunità della vicina valle slovena di Kranjska Gora dopo le preoccupazioni espresse in sintonia con i rappresentanti del tarvisiano ha ora decisamente iniziato a osteggiare apertamente il progetto. Le ragioni addotte sono di tipo prevalentemente ambientale, tenuto presente che il territorio in questione è interessato dal parco nazionale del Triglav (in Slovenia) un'area protetta di Natura 2000, e che l'economia  dell'area si basa principalmente sul turismo. La realizzazione di un'opera infrastrutturale come il South Stream rischierebbe quindi di avere un grave impatto con pesanti conseguenze per gli abitanti dell'Alta valle della Sava.

sabato 25 maggio 2013

Iniziativa UE per i porti

La Commissione europea ha lanciato una nuova iniziativa per migliorare le operazioni portuali e le connessioni tra 319 porti marittimi ritenuti-chiave lungo le coste d'Europa.
Le linee guida e le modifiche giuridiche proposte hanno come obiettivo creare le condizioni per una implementazione dei servizi e delle strutture a disposizione degli operatori portuali. Allo stesso tempo, la proposta di legge prevede anche una maggiore autonomia finanziaria da parte delle autorità portuali e uno snellimento degli iter burocratici.

Secondo Bruxelles, queste scelte sono importanti poiché ben il 74% delle merci che giungono/partono dall'Europa seguono la via marittima, e un quinto di esse passa attraverso i porti di Rotterdam, Amburgo e Anversa, determinando uno squilibrio dei flussi che finisce con il provocare congestione e costi aggiuntivi. Secondo la CE, le nuove proposte potrebbero permettere risparmi sino a 10 miliardi di euro sino al 2030, altresì contribuendo allo sviluppo di nuovi collegamenti marittimi.


venerdì 17 maggio 2013

Komarek Obituary



Se n'e' andato uno dei personaggi della Rivoluzione di velluto ceca. l'economista Valtr Vomarek aveva avuto ancor alla meta' degli anni '60 un momento di notorieta' contribuendo allo sviluppo economico di Cuba e instaurando una forte amicizia con Fidel Castro, per poi sparire dalla scena del paese dopo la fine della Primavera di Praga. Era riemerso nel '89, contribuendo, vicino a Dubcek, membro dell'allora Forum Civico di Havel, sostenendo le tesi riformiste social-democratiche, ma fortemente ostacolato dagli allora giovani Klaus e Dienstbier, in piena ascesa. Dopo la scissione della Cecoslovacchia nel 1993 era volontariamente uscito dalla scena politica del paese. solo negli ultimi anni aveva aderito al Partito Social-democratico ceco, divenendone nel 2011 il presidente onorario.




lunedì 6 maggio 2013

Fine della recessione in Serbia ? primi segnali positivi


Secondo le dichiarazioni del governo di Belgrado, l'economia serba sarebbe uscita dalla fase di recessione che colpiva la sua economia. In base ai dati relativi al primo trimestre del 2013, vi sarebbe stata una crescita della produzione industriale del 5,2%, sostenuta dal boom del settore automobilistico il cui valore della produzione si è triplicato nei primi tre mesi dell'anno grazie alla piena messa in funzione della FIAT di Kragujevac. Anche alti settori (tessile e chimica) hanno dato segnali di recupero. In ripresa anche le esportazioni (+22%), anch'esse sostenute dal settore automotive.
Secondo l'Ufficio di statistica serbo, dopo oltre un anno, anche il PIL è risultato in rialzo, seppur moderato, dell'1,9%. 







sabato 30 marzo 2013

Rabbia. Provo tanta rabbia


Rabbia. Al momento provo tanta rabbia dopo le decisoni del presidente della repubblica  Napolitano. Mi sento "tradito" in qualità di elettore, esautorato dalla mia scelta nel segreto (?) dell'urna. 

Non decidere, perché la scelta di nominare i 10 saggi è, di fatto, una non-scelta, azzera tutti gli esiti delle elezioni di qualche settimana fa. Napolitano ci impone delle personalità della realtà politica e socio-economica di indubbio valore, ma è il modo in cui lo ha fatto che stride, con una totale mancanza di rispetto di tutti noi.

Egli cerca di celare la sua impotenza istituzionale, la sua incapacità di dare una soluzione  semplice al momento difficile, con una parvenza di "soluzione presidenziale", quando la vera scelta, alla luce della sua posizione rigida e conservatrice, sarebbe stata piuttosto una rinuncia anticipata alla presidenza. Anticipare la sua uscita dal Quirinale di un mese era troppo dolorosa e per lui mortificante ? 

martedì 19 marzo 2013

Intervento UE a contenere la crisi politica macedone


L'intervento della troika dell'UE (il Commissario per l'allargamento Stefan Fule, il relatore dell'EuroParlamento Richard Howitt e l'ex presidente dell'EP Jerzy Buzek) ad inizio marzo pare abbia almeno momentaneamente disattivato la crisi politica in atto in Macedonia, esplosa a fine 2012, quando un ricorso all'uso della forza all'interno dell'Assemblea nazionale macedone aveva fatto temere un colpo di stato da parte delle forze nazionaliste del VMRO-DPMNE guidate al governo da Nikola Gruevski.

Ciò avveniva in un momento delicato, in cui la crisi economica internazionale si rifletteva pesantemente sul sistema economico-produttivo macedone, e lo stesso governo veniva accusato di una gestione inefficiente del bilancio pubblico, con elevati sprechi giustificati - tra l'altro - dalla realizzazione di progetti architettonici faraonici nella capitale tesi alla rivalutazione del passato storico del paese, anche in chiave anti-ellenica.

Le forti proteste di piazza sorte da allora avevano fatto temere per un possibile aggravamento della situazione, con l'opposizione guidata dal socialista Branko Crvenkovski che invitava alla disobbedienza civica. Un momento di certo delicato, proprio mentre nella vicina Albania si rialimentavano idee legate alla "Grande Albania", con il rischio di annessione dei territori limitrofi abitati dagli albanesi.

La minaccia di boicottare le elezioni municipali previste per il 24 marzo prossimo in caso di un rifiuto anche di elezioni politiche anticipate hanno portato Bruxelles a intervenire per redimere il conflitto, anche in considerazione dell'approssimarsi della seduta del Consiglio europeo del 14 marzo in cui sarebbe stata valutata la richiesta di apertura dei negoziati per l'adesione della Macedonia all'UE (il paese è in attesa di una risposta dal 2005 a causa della disputa con la Grecia sul nome).

Grazie a Bruxelles, l'accordo tra le parti prevede nuove elezioni anticipate (entro l'estate) e un'inchiesta sui fatti di dicembre 2012, in cambio di un regolare svolgimento del voto per il rinnovo dell'amministrazione locale.

lunedì 18 marzo 2013

MPI: Diminuisce la povertà nel terzo mondo

Interessanti, seppur parziali, i dati contenuti dallo studio svolto dal Department of International Development dell'Università di Oxford nell'ambito del programma Oxford Poverty & Human Development Initiative.

Il Global multidimensional poverty, analizza l'andamento degli indici di povertà per i paesi in via di sviluppo (ma che dedica anche attenzione ai paesi europei in transizione), focalizzando l'attenzione su 104 paesi e 665 regioni sub-nazionali. I paesi sono suddivisi tra paesi a basso reddito (29), medio reddito (67) e elevato reddito (8), interessando oltre 5,4 miliardi di persone (il 78% della popolazione terrestre).

L'MPI 2013, che presenta un aggiornamento per 16 paesi e aree, osserva un miglioramento generalizzato: (...)"Most ‘top performing’ countries reduced multidimensional poverty as fast or faster than they reduced income poverty".

(...) 

"In 2013, we found that a total of 1.6 billion people are living in multidimensional poverty; more than 30% of the combined populations of the 104 countries analysed. We also found that 51% of the world’s MPI poor live in South Asia, and 29% in Sub-Saharan Africa. Most MPI poor people – 72% – live in middle-income countries".

lunedì 11 marzo 2013

Continua a contrarsi il commercio al dettaglio in Europa


Secondo i dati presentati il 5 marzo da EUROSTAT,  a gennaio di quest'anno il commercio al dettaglio si è contratto rispetto allo stesso mese del 2012 dell'1,3% nell'eurozona e del 2,7% nell'UE27, evidenziando un seppur lento rallentamento dal calo tendenziale della seconda parte dell'anno.
 Tra i paesi membri UE, il peggior risultato tendenziale mensile è stato acquisito dalla Slovenia (-7,6%), seguita da Bulgaria (-5,5%), Portogallo (-3,9%) e Danimarca (-3,7%), mentre incrementi del dato sono stati registrati in Belgio (+8,4%), Lussemburgo (+7,1%), Lettonia (+5,2%) e Francia (+3,2%).
Secondo i dati EUROSTAT, anche da un punto di vista settoriale si è avuta una contrazione generalizzata, sia per quello dei prodotti agro-alimentari (-1.5% sia nell'area-euro che nell'UE27, sempre con riferimento al mese di gennaio - dato tendenziale) che per i prodotti non alimentari (area euro -3,1%; UE27 -1,8%).

martedì 5 marzo 2013

Dalla BEI altri 60 milioni a sostegno dell'occupazione nell'UE


La BEI - Banca europea per gli investimenti, ha annunciato la decisione di aumentare del 40% i propri prestiti del nei prossimi tre anni per finanziare il superamento della crisi e contribuire al rilancio del sistema economico-produttivo europeo. A sostegno della sola crescita dell'occupazione nell'UE sono previsti ulteriori 60 milioni di euro per il periodo 2013-2015.

In tal modo, il volume annuale di finanziamento BEI è destinato a raggiungere i 70-75 miliardi di euro.

Nuovi sistemi di controllo alla frontiera di Schengen


Lo scorso 28 febbraio la Commissione europea ha presentato una proposta relativa all'introduzione di nuove misure di smart borders al fine di implementare e snellire i controlli alle frontiere dell'area Schengen per gli stranieri di paesi terzi che si recano nell'UE, come già previsto dal Programma di Stoccolma del 2009.

Le misure prevedono un programma di registrazione dei viaggiatori  (Registered Traveller Program - RTP) e di ingresso / uscita del sistema (Entry/Exit System - EES), che dovrebbero facilitare i viaggi.

La registrazione (RTP) dovrebbe avvenire attraverso l'emissione di una scheda (token), leggibile elettronicamente a gate posti alle frontiere. La lettura, che comprende anche i documenti personali, i dati biometrici (impronte digitali) ed eventuale visto, dovrebbe permettere un controllo immediato della regolarità dell'entrata.

L'EES è invece un sistema di controllo e sicurezza per impedire l'accesso o il soggiorno a persone che non ne hanno il diritto. Il database dovrebbe permettere un controllo efficace anche nel caso di assenza di documenti.

Il programma dovrebbe essere introdotto a partire dal 2015, con costi complessivi che supereranno il miliardi di euro.

Klaus accusato di alto tradimento

Accusa di alto tradimento, questa la decisione espressa dalla maggioranza del Senato ceco  (controllato dai socialdemocratici) contro il presidente Vaclav Klaus, per aver firmato un atto di amnistia lo scorso gennaio per oltre settemila carcerati che però ha azzerato anche una serie di inchieste giudiziarie in atto nei confronti di personalità ceche (politici e funzionari dello stato) accusate di corruzione e frode.
Una decisione che aveva subito destato forti proteste nell'opinione pubblica, sensibilizzata sul moltiplicarsi di casi di corruzione nella pubblica amministrazione e nella politica del paese negli ultimi anni.


La decisione è ora passata nelle mani della Corte costituzionale, che però con ogni probabilità non avrà il tempo di emettere una sentenza, vista la scadenza dell'incarico presidenziale di Klaus la prossima settimana, quando verrà sostituito dal leader socialdemocratico Milos Zeman, vincitore delle elezioni in gennaio. Tutt'al più potrebbe solo esserci, se confermate le accuse, un'ammenda e/o un divieto di partecipare alla vita politica, ma con Klaus che ha già avuto due mandati e ormai in quiescenza. Senza considerare, come scritto da Respektla possibilità che possa passare anche da "martire" della vita politica nazionale boema.

Di fatto, gli ambienti politici vicini al presidente ceco e lo stesso governo hanno interpretato questo voto della camera alta come una rivincita contro lo stesso Klaus per aver in questi anni condotto una politica ritenuta antieuropea.

Klaus, infatti, si è sempre rifiutato di ratificare le decisioni comunitarie e non ha mai voluto sottoscrivere neanche il Trattato di Lisbona.

Del resto, appena pochi giorni fa, in un discorso ufficiale alla Banca nazionale ceca Klaus aveva sferrato un rinnovato, pesante attacco all'euro e all'eurozona.

Proposta di registrazione per i viaggiatori extra-UE


Il 28 febbraio scorso la Commissione europea ha presentato una proposta relativa a nuove misure di "smart frontiers" allo scopo di implementare e rafforzare i controlli alle frontiere per gli stranieri che si recano nell'Unione.

Le misure prevedono nello specifico l'introduzione di un sistema di registrazione dei viaggiatori extra-UE (Registered Traveller Programme - RTP) in entrata e uscita dello spazio Schengen, in linea con il Programma di Stoccolma del 2010. Ai viaggiatori registrati verrà dato una sorta di scheda elettronica (token) che permetterà il passaggio presso gate automatizzati che controlleranno la corrispondenza dei documenti di identificazione, delle  letture biometrice (impronte digitali) ed eventualmente dei visti concessi, tutti dati contenuti in un singolo database (Entry/Exit System - EES).

Il programma dovrebbe vedere l'avvio nel 2015; i costi previsti per il periodo 2014-2020 ammontano a 4,6 miliardi di euro.



mercoledì 20 febbraio 2013

Dimissionario l'esecutivo a Sofia

Il governo bulgaro guidato dal premier Boiko Borisov ha ceduto, presentando stamattina le dimissioni. Le forti proteste di piazza degli ultimi giorni, che hanno provocato anche gravi scontri, conseguenza dell'incremento delle tariffe di energia elettrica, sono state determinanti, rappresentando il "colpo di grazia" per  l'esecutivo di centro-destra già in palese difficoltà su altri fronti. Non è bastato nemmeno il dimissionamento del ministro delle finanze  Diankov, avvenuto ieri, ritenuto uno dei maggiori responsabili della crisi
Come ultimo atto, Borisov ha acconsentito a revocare le licenze concesse all'ente ceco CEZ  per la gestione del sistema energetico distributivo di energia elettrica nel paese.
L'ormai ex premier ha inoltre affermato di non voler prendere in considerazione un possibile incarico per un governo di transizione allargato ad altre forze politiche bulgare, che avrebbe escluso il rischio di elezioni anticipate, ipotizzato poiché la scadenza regolare della legislatura è questo luglio.