mercoledì 10 luglio 2013

Le imprese dell’agro-industriale del Nord-Est di fronte alle dinamiche del mercato

La recente indagine dell’ Osservatorio Agro-alimentare della Fondazione Nord Est, Industria Agro-alimentare e distribuzione, promossa da FriulAdria (gruppo Cariparma-Crédit Agricole) offre unquadro aggiornato delle scelte del settore agro-alimentare del Nord-Est d’Italia nell'adattarsi alle dinamiche di mercato degli ultimi anni. Questa fotografia va a completare la ricerca svolta in primavera dalla stessa Fondazione Nord Est sulla Congiuntura  delle imprese agroindustriali del Nord-Est e i fattori di rischio a seguito del calo della domanda.

Relativamente alle strategie di mercato, il 71,2% delle imprese agroalimentari coinvolte nell'indagine utilizza il canale del commercio all'ingrosso per raggiungere il consumatore finale (e il 54% si rivolge al dettaglio tradizionale). Nell'affrontare i mercati esteri, 19,9% delle aziende sceglie la distribuzione all'ingrosso.

Tra le aziende di medie dimensioni, 3 su 4 operano principalmente con il commercio all'ingrosso. La percentuale (57,9%) scende con le imprese più grosse, ma si impenna oltre l’81% per i comparti della lavorazione e conservazione di prodotti alimentari freschi (frutta, ortaggi, pesce, carne).

Il ricorso alla grande distribuzione organizzata aumenta ugualmente con la dimensione delle imprese in tutte le regioni considerate del Nord-Est. Allo stesso tempo, più piccole sono le aziende più cercano di rivolgersi direttamente al consumatore finale.

Secondo i risultati dell’indagine, la quota media dei ricavi realizzati dalle aziende agro-alimentari nord-estine attraverso il canale di vendita all'ingrosso è del 32,1% del totale, con la metà delle aziende che ottiene almeno il 20% del fatturato attraverso grossisti e intermediari. Il dettaglio tradizionale "pesa" per il 18,6% di ricavi, e in questo modo la metà delle imprese realizza più del 5% dei ricavi.

Il 17% dei redditi delle imprese del NE provengono dalla distribuzione organizzata (la quota sale al 45% tra le aziende di dimensioni maggiori).

La ricerca evidenzia alcuni dei principali punti di forza e di debolezza del settore agro-alimentare nord-estino. La maggior parte delle aziende identifica tra le principali criticità i prezzi (le richieste di sconti, i bassi margini di guadagno, la frequenza delle azioni promozionali), i costi della delivery chain, capitolati troppo restrittivi, parametri di qualità eccessivi e altri aspetti organizzativi (rigidità delle forniture, costo dello scarico delle merci, difficoltà nel relazionarsi, gestione dei resi).

Il 39,5% delle imprese intervistate sostiene la rilevanza di un canale diretto con i consumatori finali; la scelta prevale nelle società più piccole (44,1%) e garantisce in media il 16,3% dei volumi totali del fatturato d‘azienda. Il contatto con il cliente finale avviene mediante filiale commerciale (81,4%), internet (2 su 3), sito web aziendale, contatti telefonici o mediante il più classico sistema del porta a porta.

Nel trattare con i mercati esteri, secondo i risultati della ricerca, il 38,9% delle aziende intervistate sottolinea la mancanza di un "sistema Paese" a sostegno del Made ​​in Italy. Tra le altre criticità che frenano lo sviluppo dell’imprenditorialità del Nord-Est sui mercati esteri, gli imprenditori evidenziano la concorrenza in termini di prezzo da parte di produttori stranieri (uno su tre di quelli interessati dall’export), i costi elevati per la logistica e l'imballaggio, la burocrazia e le difficoltà nel pubblicizzare i prodotti italiani e le loro qualità.


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