venerdì 30 ottobre 2009

Si riaffaccia l'idea della "Grande Albania" ?

I Balcani non riescono proprio a starsene tranquilli. Non si risolvono nemmeno i problemi aperti che c'è sempre qualcuno pronto a gettare olio sul fuoco. Come Berisha che, da Tirana, ha riproposto il vecchio concetto di "Grande Albania", provocando grande euforia tra i molti albanesi che vivono fuori dai confini della madre-patria ma anche scompiglio negli altri paesi della regione sud-est europea. Adesso aspettiamoci che si ricominci a parlare di "Grande Serbia", di "Grande Bulgaria".... e la stabilizzazione della regione? prevale nuovamente la propaganda nazionalista asservita al potere locale. E tutto avviene ormai nel cortile di casa nostra... il giornalista Halil Matoshi di Pristina afferma che un accelerato processo di integrazione potrebbe essere il solo freno a simili derive. Ma basterà??? Leggete l'analisi pubblicata dal Courrier del Balkans Intégration européenne ou « Grande Albanie » ?

L'Europa sempre più unita. Anche Praga firma il Trattato

Come prevedevo alcuni giorni fa, Praga ha accettato l'accordo con le istuituzioni comunitarie. Klaus dunque sottoscriverà l'accordo di Lisbona, ultimo capo di stato europeo a farlo, dopo aver accolto la proposta di un addendum al protocollo 30 che già prevedeva alcune clausole specifiche per Polonia e Gran Bretagna sull'applicazione della Carta dei diritti fondamentali UE. L'addendum dovrebbe porrew i cittadini al riparo da eventuali rivendicazioni di restituzione di beni confiscati alla popolazine sudeta espulsa dalla Cecoslovacchia nel 1945, alla fine della 2a guerra mondiale, in base ai cosiddetti decreti Benes. La firma del presidente Klaus dovrebbe avvenire sin dai prossimi giorni, senza più aspettare le decisioni a riguardo della Corte costituzionale ceca, previste per la prima settimana di novembre.

mercoledì 28 ottobre 2009

Quanto siamo europei? la conoscenza delle lingue

Una recente Survey Eurostat di fine settembre delinea, per l'Italia, un quadro particolarmente desolante per quanto riguarda le capacità linguistiche delle giovani generazioni (fa riferimento a studenti delle scuole di secondo grado). Ebbene, il 73,9% dichiara di conoscere solamente una lingua straniera (contro una media UE del 33,4%) e il 24,6% almeno due (UE: 60,1%). Una situazione assolutamente negativa (snza considerare l'effettivo livello di competnza linguistica), che ci colloca al terz'ultimo posto del ranking europeo, davanti solo alla Grecia ed alla Gran Bretagna (dove pare che, essendo i giovani di madre-lingua inglese, le altre lingue non servano...). I paesi nordici e persino quelli est -europei di nuova adesione, dove, oltre all'inglese, ormai lingua universale, si aggiungono altri idiomi (francese, tedesco, russo...), sembrano lontani anni luce.
Altrettanto negativa la seconda parte della survey, che interessa la competenza/conoscenza linguistica degli adulti (25-64 anni); anche qui gli italiani rivelano la loro scarsa dimestichezza con le lingue straniere: uno solo su tre ne parla una, uno su quattro dichiara di conoscerne almeno due, anche se in questo caso essi si collocano in linea con la media europea.

martedì 27 ottobre 2009

Nuovi flussi di emigrazione dalla Bulgaria. Alla ricerca di lavoro

Un'analisi commissionata dal ministero dell'educazione bulgaro ha sottolineato come da questo paese stia progressivaete riprendendo quota il flusso di emigrazione di manodopera di giovani al di sotto dei trent'anniverso i mercati degli altri paesi UE. Ma, a differenza degli anni precedenti, è cambiata radicalmente la struttura, poiché mentre prima erano attratte le persone con livelli e qualifiche lavorative elevate e specializzate, ora lascia il paese in prevalenza manodopera con un livello professionale basso o priva di qualifica. Le ragioni possono essere individuate nella perdurante fase di crisi e il suo brusco impatto su di un mercato del lavoro già di per sè debole e scarsamente sviluppato, che in questi anni ha visto ampliarsi la fascia di disoccupati con qualifica bassa espulsi dal mondo lavoratico con la progressiva chiusura di imprese, senza riuscire a proporre in maniera sufficiente una politica di recupero e di riqualifica. Le attuali difficoltà del mercato bulgaro, che porteranno prevedibilmente entro la fine dell'anno il tasso di disoccupazione oltre la soglia del 9% (con un incremento del tasso di almeno tre punti percentuali in soli 12 mesi), diventano una forte spinta alla ricerca di impiego altrove.

giovedì 22 ottobre 2009

Ritorna il freddo???

Dopo tutte le rassicurazioni dello scorso inverno, i dubbi riaffiorano: ci sarà gas a sufficienza nei prossimi mesi? Mosca cerca di tranquilizzare il mercato europeo, ma l'inquietudine pare esserci; da parte nostra poco è stato fatto, i progetti di sviluppo delle capacità di stoccaccio e di interconnessione segnano il passo. Se qualcosa è stato fatto, lo si è fatto da se, a livello nazionale (comne la Spagna, con la realizzazione del più grande impianto di energia solare d'Europa). L'idea di una politica energetica comune di sicurezza è solo sulla carta: il 2020 sembra lontano, ed invece è già dietro l'angolo... per ora ci si limita a far pressioni diplomatiche affinché le tensioni tra Mosca e Kiev si attenuino (difficile, vista la crisi sistemica ucraina e le mire russe).
Brrrr.

martedì 20 ottobre 2009

Crisi istituzionale in Romania senza via d'uscita

Scorre lungo l'Europa l'incertezza e la crisi istituzionale; così come Italia e Repubblica ceca, anche la Romania si trova a dover affrontare una delicata crisi sistemica. Passata l'euforia post-adesione che aveva accomunato e unito tutti (o quasi) i partiti dell'arco costituzionale, sono ritornati i dissapori prima, gli scontri politico-istituzionali poi. Ora non è più solo una feroce dialettica tra schieramenti opposti, come quella che ha portato alla sfiducia al governo Boc ad inizio ottobre che probabilmente si risolverà con un esecutivo tecnico transitorio sino alle prossime elezioni del 2010; è piuttosto lo scontro al massimo livello, da latente a concreto, tra Parlamento e Traian Basescu Presidente della repubblica, con quest'ultimo che, in questo momento di crisi, ha forzato la mano riproponendo con forza una modifica degli assetti costituzionali e l'adozione di un sistema presidenziale con un parlamento unicamerale. Un'idea che Basescu ha già suggerito da tempo, ma che mai aveva esposto in modo così deciso, sino al punto da proporre un referendum consultivo che potrebbe tenersi il giorno delle elezioni per il rinnovo della carica di presidente della repubblica (il 22 novembre prossimo), dove Basescu si ricandida, e che potrebbe risultare un fattore forse determinante per una sua riconferma, allo stato dei sondaggi non garantita, ma che risulterebbe vincente nei confronti del potere parlamentare romeno, che gode di scarsa fiducia da parte dell'elettorato romeno, peraltro diviso tra partito socialdemocratico e democratico-liberale.

Basescu vuole più potere, dice “che questo sarebbe il solo modo per uscire dalla crisi che vive il paese, per lottare contro la dilagante corruzione del potere”. Sarà così, o piuttosto si tratta della solita lotta di potere balcanica trasferita nell'UE?

sabato 17 ottobre 2009

Politica europea di allargamento

Il 14 ottobre scorso la Commisione europea ha adottato il suo documento strategico annuale sulla politica di allargamento. Allo stesso giorno la CE ha anche presentato i report periodici con i giudizi annuali sui progressi dei paesi candidati e potenziali candidati (Macedonia, Turchia, Albania, Bosnia Erzegovina, Montenegro, Serbia e Kosovo). In particolare, dopo la recente ripresa delle trattative con la Croazia, è stato proposto di aprire i negoziati con la Macedonia, previo l'assenso del governo greco. Intanto, secondo le intenzioni serbe, Belgrado dovrebbe presentare richiesta ufficiale della sua candidatura a paese candidato entro la fine del 2009.
C'è da sperare che il meccanismo di allargamento UE riprenda la sua dinamica, rallentata nell'ultimo anno, in maniera tale da poter prevedere il pieno rispetto delle condizioni per l'entrata nell'UE almeno di Croazia e Turchia sin dai prossimi anni. Più lontana rimane, per ora, la scadenza per gli altri paesi balcanici, anche se una scelta "politica" di allargamento accelerato verso di essi, in tal senso potrebbe, alla fine, risultare producente per la stabilità dell'intero continente e per un più efficace supporto allo sviluppo di questa regione.

martedì 13 ottobre 2009

Dublino ha firmato, Varsavia quasi. Manca solo Praga

Piano piano ci siamo. Quasi. Dublino ha finalmente votato a favore, Varsavia si è rassegnata a farlo, solo Praga "resiste". O almeno una sua (minima) parte, poiché sia la grande maggioranza dei cechi che dei parlamentari sono favorevoli alla ratifica del Trattato di Lisbona. Solo il presidente Klaus resiste testardamente nel suo fortino, appligliandosi ad ogni elemento che lo possa aiutare. Ora attende l'ormai imminente pronunciamento della Corte costituzionale ceca, ma che difficilmente si pronuncerà in tal senso. Nonostante le pressioni esercitate dalle istutuzioni comunitarie, ora Klaus chiede anche per la Cechia una clausola d’esonero nella Carta dei Diritti Fondamentali, adducendo una diretta minaccia per la sicurezza giuridica e la stabilità delle relazioni di proprietà della Cechia relativa ai Sudeti (e, in particolare, al rischio che i discendenti degli espulsi nel 1945 possano presenater rivendicazioni e richieste di restituzioni di beni - un aspetto, per altro, già definito nelle relazioni bilaterali ceco-tedesche nel 1996). La Carta dei diritti fondamentali non fa parte del Trattato di Lisbona, ma viene resa vincolante proprio nel Trattato e quindi una simile richiesta rischia di bloccarlo e così creare problemi all'avvio naturale dell'iter della nuova legislatura europea.