venerdì 31 luglio 2009

Le elezioni in Moldova. Tutto tranquillo ma i nuovi equilibri risolvono poco

Dunque il paventato rischio di manifestazioni di piazza o addiruttura di guerra civile si è rivelato eccessivo. Il voto pare si sia svolto in maniera sufficientemente libera (con l'assenza ormai della parte della Transdnistria che si considera stato a sè), e un nuovo equilibrio: salgono le opposizioni moderate e di centro che conquistano la maggioranza relativa nel parlamento, perdono i neocomunisti ma non in misura determinante. Infatti, risachia di riproporsi il problema di aprile, quando nonostante la maggioranza parlamentare, il partito comunista moldavo non ha raggiunto anche i numeri necessari per l'elezione del presidente della repubblica, con una situazione risolta solo con nuove elezioni. Ora siamo (probabilmente) daccapo. Alla nuova maggioranza mancherebbero 7-8 voti per "portare a casa" la presidenza e chiudere un'epoca. Senza poi considerare la necessità di una effettiva cooperazione tra le quattro componenti anti-comuniste. Difficile, ma non impossibile, che magari una delle quattro componenti si decida alla fine di appoggiare i neocomunisti di Voronin. Ad ogni modo, due elementi rimangono chiari: 1) dopo anni di potere indiscusso, il presidente uscente Voronin manterrà una forte influenza sul sistema politico nazionale aprescindere dalla nuova maggioranza di governo e 2) per affrontare i mille problemi del paese serviranno larghe intese ben oltre il semplice rapporto maggioranza/opposizione.

mercoledì 29 luglio 2009

Il voto in Moldova. Alla ricerca di stabilità e democrazia

Le nuove elezioni di fine luglio in Moldova rappresentano un momento delicato per questo paese. Si tratta infatti, al di là di interpretazioni forse alle volte troppo superficiali e minacciose che traspaiono da ambienti occidentali, l'occasione per dimostrare l'effettivo livello di democratizzazione che il paese ha raggiunto. Da una parte, i neocomunisti al governo, che hanno vinto le elezioni di primavera (aprile) ma senza riuscire ad ottenere la maggioranza assoluta in parlamento, devono provare quanto ripetutamente dichiarato negli ultimi anni, cioè le loro scelte pro-europee (e quindi innanzitutto di democrazia e libertà) anche qualora l'esito del voto dei prossimi giorni si rivelasse negativo. Per altro verso, le opposizioni, dovrebbero essere pronte a governare in caso di vittoria, ma anche ad accettare un'eventuale nuova conferma della maggioranza uscente, senza minacciare di scendere in piazza e destabilizzare l'intero paese come successo in aprile. In ogni caso, la fragilità non solo economica del paese impone scelte drastiche e rapide che solo con un ampio accordo tra le parti, magari supportato dalle istituzioni di Bruxelles, potranno essere compiute, per poter ambire a un ulteriore avvicinamento all'Unione europea.

lunedì 27 luglio 2009

Le potenzialità del Mediterraneo negli scambi Est-Ovest

Nell'ultimo decennio del secolo scorso, il Mediterraneo e il suo composito sistema portuale hanno finalmente iniziato a prendere vantaggio dai radicali cambiamenti avvenuti nella economia globale. Lo spostamento del nucleo produttivo verso Est e in particolare verso l'Asia-Pacifico ha imposto una drastica espansione dei flussi commerciali via mare. In questo cambiamento, il bacino del Mediterraneo ha assunto un ruolo strategico riguardo all'azione della navigazione di linea transoceanica grazie alla sua posizione geografica e al naturale percorso di attraversamento, consentendo più brevi vie di transito da/per d'intere per i mercati dell'Est e dell'Ovest. Inoltre, il Mediterraneo è da considerarsi allo tempo stesso un terminale di rilevanti flussi di traffico da/per l'Asia orientale, se considerate le attuali dimensioni della produzione delocalizzata che il sistema produttivo europeo ha sviluppato negli ultimi anni nel continente asiatico. Non ultimo potenziale vantaggio, inoltre, la maggiore vicinanza rispetto ai terminali portuali dell'Europa del Nord.
Molti porti mediterranei hanno evidenziato forti sviluppi infrastrutturali, e le realizzazioni di progetti a lungo termine con nuove aree di stoccaggio (uno stoccaggio sempre più tecnologico e specializzato), rinnovati sistemi di connessione con il retroterra e i territori interni. Molti porti ancora hanno avviato politiche comuni di promozione e cooperazione, ed implementato relazioni con i sistemi dell'estremo Oriente. Offerte sempre più forti e convenienti sono state fatte agli operatori, con la possibilità di avviare nuove e regolari linee marittime.

sabato 25 luglio 2009

2004-2007: l'ultima fase di allargamento ad Est

A cinque anni dall’ultima fase di allargamento (di fatto questa fase si è conclusa con l’adesione di Bulgaria e Romania tre anni più tardi) l’attenzione sui NSM dell’Europa orientale ha subito un drastico ridimensionamento. Alcuni sembrano "naturalmente" integrati nel sistema europeo, operando alla pari con gli altri paesi membri (alcuni hanno già avuto la presidenza semestrale UE), altri vengono ancora “visti” con un certo scetticismo. Molte sono tuttora le difficoltà incontrate da essi, in particolare sul piano politico. Tutti, seppur in varia misura, hanno evidenziato un certo rilassamento post-adesione, ritardando sugli impegni assunti con Bruxelles relativamente al recepimento dell’acquis comunitario ed accentuando i ritardi istituzionali e le trasformazioni settoriali a danno dei sistemi nazionali. Ma ancor più rilevante nella maggioranza di essi sono state le tensioni e istanze nazionalistiche ed autoritarie emerse, rimaste latenti per l’intero periodo pre-adesione ed emerse nella fase di normalizzazione ed europeizzazione. Spesso sono state la conseguenza di aspettative e rivendicazioni sociali disattese, legate anche a difficoltà macro-economiche della maggior parte dei paesi, che in una fase di forte espansione hanno evidenziato crescenti squilibri dovuti soprattutto alla scarsa capacità di controllo della spesa e alla differenziata dinamica dei flussi commerciali, con un eccessivo ricorso a crediti esteri. Difficoltà che sono ora emerse con la deflagrazione della crisi economico-finanziaria globale.

venerdì 24 luglio 2009

Energia rinnovabile. Sì ma come, e soprattutto dove?

Una notizia pubblicata dalla stampa nazionale su nuove forme di sistemi di produzione di energia eolica (dei "coni" al posto delle classiche pale) mi ha portato a uno scambio di considerazioni con un blog-nauta relativamente alle possibilità di giungere all'introduzione di energie alternative su larga scala. Questi ha asserito la rilevanza - fortemente limitativa - delle scelte fatte per lo più secondo il cosiddetto atteggiamento NIMBY (Not in my backyard => Sì, ma non nel mio giradino ...) posizioni purtroppo facilmente individuabili nella nostra società. Si è anche disposti all'innovazione nelle sue varie forme, ma purché venga attuata altrove. Ma così non si va da nessuna parte; è una non-scelta, peggio ancora di una scelta errata. Occorre educare la gente alle scelte comuni, in maniera oggettiva, abituarla a condividere opinioni e responsabilità in tutte le azioni quotidiane della società. Per altro verso, la nostra comunità deve compiere un passo decisivo in direzione di un approccio realmente olistico ed innovativo in termini di definizione dei parametri in cui operare: quadro normativo, sistema operativo, capacità tecnologiche, ecc.. In altri paesi lo stato attraverso i suoi eletti produce e realizza simili framework a supporto dello sviluppo della società. Ho in mente il riferimento all'esempio della cosiddetta compensazione ecologica (un tema su cui intendo tornare, vista l'importanza) che in Germania soprattutto (andare a vedere per credere alle disposizioni e alla normativa del Land bavarese), ma anche in altri paesi europei (Belgio ed Olanda in primis), oltre che negli USA, prevede di definire per legge l'obbligo di una compensazione materiale (quindi non monetaria) alla comunità per ogni intervento infrastrutturale (edifici, fabbriche, strade...) che prevede un qualsiasi "danno ambientale" con ripercussioni sociali. una scelta semplice, ma di grande portata sociale, con evidenti benefici per tutti. E' solo un esempio, ma serve ad indicare quale deve esser la direzione da seguire: quella di una com-partecipazione, non quella degli individualismi.

martedì 21 luglio 2009

Quali aperture ai Balcani?

Siamo ormai a oltre 2 anni dall’ultima fase di allargamento europeo, a beneficio di Bulgaria e Romania. Le tensioni sorte nell’UE, le bocciature del Trattato di Lisbona da parte di alcuni paesi, gli scarsi sforzi da parte dei paesi sud-est europei nella road map di adesione, le loro specificita’, hanno di fatto congelato ogni iter di allargamento dei confini comunitari verso i Balcani, posticipandolo sine die. Com’e’ ormai lontano l’obiettivo di appena qualche anno fa, quando troppo ottimisticamente si riteneva che il processo potesse concludersi entro il 2014/2015... ora questa scadenza potrebbe (forse) essere rispettata solamente per la Croazia, mentre per gli altri... quasi non li si volesse piu’, come non non fossero anch’essi paesi europei.
Paesi ai quali noi abbiamo fatto forti promesse negli anni passati, costringendoli ad intraprendere scelte precise e difficili nel processo di transizione; il fatto che i risultati siano stati insoddisfacenti e’ un altro discorso.
Nonostante spinte in avanti da parte del ministro Frattini, voce (quasi) solitaria che continua ad invocare un immediato allargamento “politico” verso quest’area con il preciso scopo di giungere ad una stabilizzazione quanto piu’ rapida, a tutt’oggi Bruxelles ha deciso di concedere ad alcuni di questi paesi balcanici (NON a tutti, Bosnia Erzegovina ed Albania sono rimasti esclusi) tra quelli che ancora non hanno beneficiato di un avvio delle trattative di adesione, solo l’abolizione dei visti di accesso. Un po’ poco... quindi, probabilmente dall’inizio del 2010 serbi, montenegrini e macedoni potranno circolare liberamente all’interno dei confini UE, senza dover piu’ sottostare all’umiliante richiesta di visti di entrata. Bosniaci ed albanesi... se ne riparlera’ nel 2010. A questo punto, cosa possiamo chiedere a questi paesi senza provare vergogna? quale esempio possiamo dare a questi governi? con quale pudore si potra’ invitarli ad adottare i nostri valori di riferimento, le nostre legislature, cio’ dopo averli privati dell’obiettivo “massimo”, almeno per i prossimi dieci anni? e cosa peggiore, che opinione potranno avere i cittadini di questi paesi? quali stimoli a voler ancora entrare nella nostra traballante ed incerta comunita’?

martedì 14 luglio 2009

Le scelte energetiche europee (1)

L'Europa ha sete di energia. E' un dato incontestabile. Ma quali sono allo stato attuale le soluzioni percorribili? si ha la netta impressione che coloro che dovrebbero decidere le strategie annaspano soffocati dagli interessi nazionali, poco o scarsamente in linea con le priorita' europee. La politica energetica europea e’ ancor oggi poco piu’ di una chimera, i passi compiuti paiono quelli di una tartaruga - se confrontati con altre tematiche, e anche qualora si sia (faticosamente) giunto a un qualche accordo comune, le eventuali normative comunitarie adottate incontrano notevoli difficolta’ nella loro attuazione.

Oggettivamente, l’UE e’ fortemente dipendente dalle forniture esterne, ed ancor di piu’ lo sara’ nei prossimi anni, tenuto conto della forte crescita della domanda interna, specie di petrolio e gas naturale. Piu’ discutibile e’ la politica legata a certe strategie forse troppo vincolate alla diplomazia estera: sembra un paradosso ritenere una garanzia la dipendenza dalla fornitura di petrolio dall’area medio-orientale e una potenziale minaccia quella dal gas proveniente dalla Russia, proprio mentre si certa di coinvolgere questo paese in forme piu’ strette di cooperazione.

sabato 11 luglio 2009

Info-Day per l'Italia-Slovenia 2007-2013 a Udine

Il 14 luglio prossimo a Udine, presso l'Auditorium della sede della Regione FVG, si tiene l'Info-Day per la presentazione di progetti standard nell'ambito del programma di cooperazione territoriale europea Italia-Slovenia 2007-2013. per info il sito.

martedì 7 luglio 2009

L'Italia e il G8

In questi giorni il G8 si tiene in Italia. Ma lo abbiamo organizzato o solo ospitato? da quanto emerge in queste ore dalla diplomazia internazionale, pare che tutto si sviluppi a prescindere dall'Italia; francesi ed inglesi si accordano sulle scelte europee per i prossimi anni, russi ed americani trovano l'intesa sul disarmo nucleare. Ma come? il vertice comincia oggi e i temi prioritari sono già stati affrontati e decisi altrove..... e il ruolo italiano? allora hanno ragione i media internazionali quando asseriscono che non contiamo più nulla, anzi, la Spagna ha una "migliore immagine" e ha preso il sopravvento su di noi anche sul piano decisionale/esecutivo.... il mondo può vivere (meglio) senza di noi... povera Italia.

venerdì 3 luglio 2009

Cooperazione Transfrontaliera Italia-Slovenia 2007-2013

Cooperazione Transfrontaliera Italia-Slovenia 2007-2013. Il 1° luglio 2009 è stata pubblicata la presentazione dei progetti standard n. 02/2009. La scadenza dei termini per la presentazione di proposte progettuali è prevista intorno alla metà di ottobre.