mercoledì 30 novembre 2011

Firmato un accordo di libero scambio tra paesi CSI


Il 18 ottobre scorso i rappresentanti di otto paesi della Comunità degli Stati Indipendenti, Armenia, Belorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldova, Russia, Tagikistan e Ucraina, hanno firmato a San Pietroburgo un accordo per lo stabilimento di una zona di libero scambio, eliminando le attuali barriere commerciali tra le parti contraenti, ma lasciandole libere di definire le rispettive politiche commerciali nei confronti di paesi terzi. Azerbaigian, Turkmenistan, Georgia e Uzbekistan hanno invece rifiutato di firmare il documento.
Le disposizioni contenute dall'accordo sono in sintonia con i principi dell'OMC/WTO; dalle norme di libero scambio previste sono tuttavia esclusi alcuni prodotti (risorse energetiche - per le quali permarranno dei dazi all'esportazione, metalli, zucchero e alcool). Resta ora l'attesa della ratifica di tutti i firmatari, atto che permetterà l'entrata in vigore dell'accordo.

Cresce l’interesse cinese per il mercato balcanico, specie per l’energetico

Proprio mentre la crisi degli ultimi anni ha frenato considerevolmente il flusso di capitali occidentali sul mercato balcanico, si sta sempre più rendendo evidente l’attenzione degli investitori cinesi per il sistema economico/produttivo dell’area sud-est europea. Alla luce delle immediate necessità finanziarie di questi paesi a sostegno della loro crescita e (Grecia esclusa) del loro processo di transizione tuttora in atto, i vari governi hanno subito espresso un netto favore per una simile iniziativa, anche alla luce dei risultati provenienti dal principale investimento cinese degli ultimi anni nella regione, come nel caso dell’acquisizione del porto del Pireo e degli impegni già siglati con la Serbia, la Romania e la Bulgaria.
In questo momento, dopo aver in precedenza sostenuto soprattutto lo sviluppo del settore commerciale - non solo per la domanda territoriale ma anche quale testa di ponte per il mercato europeo, un particolare interesse si è ora rivolto al settore energetico, tenuto conto del processo settoriale di privatizzazione in atto in alcuni paesi (è il caso della Serbia) e dell’attenzione che Pechino starebbe dedicando allo sviluppo della centrale nucleare romena di Cernavoda, rafforzando sostanzialmente il volume di IDE cinesi nella regione, attualmente ancora piuttosto limitato.

venerdì 18 novembre 2011

Il Transition Report 2011 si occupa degli aspetti sociali della crisi

E' appena uscito il nuovo Transition Report della BERS, quest'anno dedicato al tema della crisi e della transizione Crisis in Transition: The People's Perspective, in linea con le pubblicazioni prodotte nei due anni precedenti, Transition in Crisis? (2009) e Recovery and Reform (2010) che hanno approfondito il tema della crisi economico/finanziaria che ha colpito l'Europa e i paesi in transizione. Lo studio di quest'anno si concentra sulla comprensione sia della crisi del 2008-10 che delle sue implicazioni a lungo termine, andando a guardare oltre questo momento negativo alle prospettive di ripresa a breve e medio termine, con una particolare attenzione per l'aspetto sociale, alla luce dei risultati della Survey Life in Transition (LITS), condotto da BERS e Banca mondiale alla fine del 2010.





mercoledì 9 novembre 2011

Connecting Europe: nuovo piano di sviluppo e investimenti per l'energia


La Commissione europea ha presentato il 19 ottobre un piano (Connecting Europe Facility) per complessivi 50 miliardi di euro di investimenti destinati a migliorare le infrastrutture in Europa. di questi, 9,1 miliardi di euro sono assegnati al settore delle infrastrutture energetiche TEN-E, con l’obiettivo di creare nuova occupazione e di promuovere la competitività settoriale e risolvere i gap attualmente esistenti, integrando ulteriormente il mercato energetico interno, riducendo la dipendenza energetica dell'UE e rafforzando la sicurezza dell'approvvigionamento. In sintonia con la Strategia europea 2020 verra’  anche agevolato l’uso delle energie rinnovabili. Inoltre i finanziamenti per le reti dell'energia. Gli investimenti effettuati dall’Ue si spera possano fungere da volano agli investimenti privati.

In vista l'accordo per l'entrata della Russia nell'OMC


A diciotto anni di distanza dalla richiesta di adesione all'Organizzazione mondiale del commercio (OMC), la Russia sta per vedere ora realizzato il suo obiettivo, probabilmente gi' entro la fine dell'anno. Si e' trattato di un lungo periodo in cui il paese ha accettato le condizioni poste dall'organizzazione. E' di conseguenza venuto meno il veto sinora posto dall'UE, dopo che Mosca si è impegnata ad abbassare una serie di imposte doganali sul commercio di legname e sull'utilizzo della sua rete ferroviaria. L'apertura di Bruxelles ha un valore politico, poiché esso avvicina la decisione UE circa una liberalizzazione dei visti per i russi e rappresenta un presupposto per un migliorato equilibrio commerciale tra i due mercati. 
La decisione di includere la Russia potrebbe essere presa a Conferenza ministeriale dell'OMC di meta' dicembre, poiche' nei giorni scorsi e' venuto meno anche anche il veto posto dalla Georgia (stato membro OMC), grazie alla mediazione della Svizzera su tematiche relative al controllo doganale sul tratto del confine russo-georgiano di Abkhazia e l'Ossezia del Sud.

domenica 6 novembre 2011

Confermate da Bruxelles le opere infrastrutturali di trasporto per il Nord-est


Dopo lunga attesa la Commissione europea ha presentato il 19 ottobre scorso il suo progetto di piano (“Connecting Europe Facility”) per lo sviluppo delle reti infrastrutturali europee sino al 2030. In quest’ambito, che interessa anche l’energetico e il digitale (qui non trattati), viene ridefinita la rete infrastrutturale europea TEN-T  (Revision of TEN-T guidelines) determinata sin dagli anni '90 del secolo scorso (a partire da Creta, nel 1994), ma che trascorsi due decenni presentava numerosi deficit da eliminare, nuove connessioni da sviluppare e nuove condizioni da tenere in considerazione, sia per l'evoluzione strutturale dell'Ue - ampliatasi ad altri paesi, che le differenti condizioni socio-economiche createsi in questi anni, non ultimo per la recente crisi economica finanziaria internazionale.

Il piano delineato da Bruxelles prevede per il periodo 2014-2020 investimenti per 50 miliardi di euro e di questi 31,7 sono destinati all'espansione dei network di trasporto, di cui 10 miliardi provenienti dai Fondi di coesione e il rimanente dai singoli stati. Una cifra importante, circa quattro volte il budget comunitario, ma che appare comunque limitata, visto che le stime collocano attorno ai 500 miliardi di euro (di cui 250 miliardi per eliminare gli esistenti colli di bottiglia) il capitale necessario per completare tutte le opere previste.

Come novità, il capitale necessario sarà acquisito attraverso il ricorso di appositi bonds emessi assieme alla BEI. È stato stimato che ogni euro speso a livello Ue produrrà investimenti pubblici per 5 milioni e privati per 20 milioni di euro.

E’ stato rafforzato il concetto di “corridoio”, individuando nel vincolo delle tre modalita’ di trasporto usate, nei tre paesi (almeno) coinvolti e nel doppio passaggio di frontiera le sue peculiarita’.

Le scelte fatte da Bruxelles sviluppano una rete trasportistica su due livelli, uno prioritario (core network) destinato a rappresentare l’ossatura della rete europea (strutturato in 10 direttrici) da realizzarsi entro il 2030 e per il quale sono stati previsti i fondi al 2020. E un secondo livello, globale (comprehensive) destinato a integrare il primo con le reti nazionali e regionali. Per quest’ultima il completamento e’ previsto nel lungo termine, entro il 2050. 
La Commissione europea evidenzia come, allo stato attuale, vi siano ancora importanti limiti allo sviluppo della rete TEN-T, come nel caso delle ferrovie che usano ben sette differenti largezze di binario, e la scarsa connessione di porti e aeroporti con la medesima rete ferroviaria europea. Le valutazioni di Bruxelles sono state fatte tenendo in considerazione (al 2050) un incremento dei flussi trasportistici delle merci dell’80% e dei passeggeri di oltre il 50%.

L’obiettivo indicato nel piano e’ una razionalizzazione delle linee infrastrutturali europee e dell’accesso ad esse, con una riduzione nei prossimi decenni a meno di 30 minuti il tempo necessario per la percorrenza per il raggiungimento del network TEN-T.

La regione del Nord-Est italiano e’ direttamente interessata da tre dei dieci corridoi. E’ stata confermata la priorita’ della dorsale del Brennero (Corridoio nr. 5) quale accesso da/per le aree del centro e Nord-Europa verso la penisola italiana, cui si aggiunge il nuovo Corridoio Baltico-Adriatico (identificato dal numero 1), destinato a connettere l’area baltica con quella nord-adriatica e attraversando il cuore del continente su cui gravitano diversi paesi nuovi stati membri. L’altro Corridoio interessato e’ quello Mediterraneo (numero 3), che tagliando orizzontalmente il Nord Italia prosegue verso l’Ucraina (si tratta del vecchio Corridoio 5).

Alcune brevi considerazioni sul Nord-Est

La ridefinizione fatta dei corridoi ha avuto come obiettivo una implementazione del precedente network TEN-T; alla luce di quanto sinora pubblicato si possono fare le seguenti considerazioni:

  1. la direttrice del Brennero rimane la principale linea di connessione con il Centro-Europa; viene rafforzato il ruolo anche per le regioni non espressamente del Nord Italia, sino a quelle meridionali (Sicilia compresa);
  2. importante e’ stato il riconoscimento del ruolo della nuova direttrice Baltico-Adriatico, d’interesse per il Nord-Est per i collegamenti con il Centro e soprattutto Est Europa;
  3. in tal senso, viene riconosciuto anche il potenziale strategico di una linea ferroviaria gia’ esistente (la Pontebbana) ma attualmente ampiamente sottosviluppata (appena il 30% della sua capacita’);
  4. il suo nodo gravitazionale regionale diventa l’autoporto di Cervignano, attraverso il quale passera’ la direttrice e che diventa un punto d’incontro di corridoi; ne dovrebbero beneficiare gli altri nodi logistici territoriali;
  5. la direttrice Baltico-Adriatica vede nei documenti come terminali di riferimento Venezia e Ravenna, spostando quindi il baricentro strategico delle infrastrutture portuali nord-adriatiche verso la sponda occidentale che gia' rappresenta il portale adriatico della direttrice del Brennero;
  6. come compensazione, anche il porto di Trieste viene indicato come strategico (core port);
  7. ma nulla e' definito rispetto al porto di Trieste, nessun riferimento alle possibili intenzioni regionali di autorita' portuale regionale;
  8. e’ prevalsa la scelta “italiana” della direttrice Baltico-Adriatica a discapito di quella “slovena”, ma con anche Koper/Capodistria individuato quale core port     in Adriatico (oltre che terminale portuale nazionale) e come sorta di indennizzo una forte attenzione per la direttrice orizzontale ferroviaria che attraversa la Slovenia (come gia’ prevedono i piani di sviluppo infrastrutturale definiti da Lubiana);
  9. confermata anche la direttrice ferroviaria (Milano) Venezia-Trieste (Slovenia), anche se in questo caso la situazione pare meno delineata, soprattutto per la linea oltre Venezia; sono confermate nel loro complesso le opere di realizzazione ferroviarie, ma i tempi restano meno definiti.
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