domenica 27 dicembre 2009

Bucarest: nuovo governo. Nuova politica?

Il 23 dicembre scorso il nuovo esecutivo guidato da Emil Boc si è insediato alla guida della Romania. La maggioranza è garantita dal Partito democratico-liberale del premier e dal ritorno del Movimento della minoranza magiara (UDMR/RMDSz), oltre ad alcuni indipendenti. Sulla carta il nuovo governo si trova a dover riprendere la via delle riforme economiche sollecitate dagli ambienti internazionali (FMI e UE in primis) in cambio dell'aiuto finanziario di 20 miliardi di euro garantito a maggio '09 per uscire dalla crisi economico-finanziaria che ha colpito il paese nel 2009 e che perdurerà anche nel 2010. Si tratta soprattuttto di mettere mano alla riforma del bilancio dello stato, con particolare attenzione per i costi del settore pubblico e delle pensioni. Il dubbio è se la nuova maggioranza sarà in grado di affrontare difficili e impopolari scelte, mantenendo una sufficiente coesione, soprattutto alla luce del peso di esponenti indipendenti non legati agli equilibri di partito, e delle posizioni che assumerà il principale movimento di opposizione, il partito social-democratico, uscito pesantemente punito dal voto di fine novembre.

mercoledì 23 dicembre 2009

Sono 30,8 milioni gli stranieri nella UE

A gennaio 2008 erano 30,8 milioni i cittadini stranieri che vivono negli Stati membri dell'Unione europea, di cui 11,3 milioni provenienti da paesi extracomunitari (6 milioni dai altri paesi europei, 4,7 milioni dall'Africa, 3,7 milioni dall'Asia e di 3,2 milioni dall'America). I cittadini stranieri rappresentano il 6,2% della popolazione totale dell'UE. Il maggior numero risiedono in Germania (7,3 milioni), in Spagna (5,3 milioni), nel Regno Unito (4 milioni), in Francia (3,7 milioni) e in Italia (3,4 milioni). Una cifra importante, che a molti fa persino paura, ma poco più di una goccia se pensiamo che ormai sfioriamo i 500 milioni. Determinante è la capacità di convivenza e di integrazione, nel rispetto reciproco.

Crolla il reddito degli agricoltori europei

Crolla il reddito degli agricoltori europei; secondo le prime stime EUROSTAT nel 2009 è diminuito del 12,2%, principalmente a causa del calo del 10,9% del valore dei prodotti agricoli. Le maggiori contrazioni si sono registrate in paesi in cui il settore agricolo è tradizionalmente rilevante: Ungheria (-35,6%), Italia (-25,3%), Cechia (-24,1%), Irlanda (-22,3%), Germania (-21%), Austria (-20,4%), Francia (-19,8%).

Accordo UE-America latina sulle banane

Il 15 dicembre l'Unione europea e i paesi produttori agricoli dell'America Latina hanno firmato un accordo storico, ponendo così fine a 15 anni di "guerra delle banane", aprendo nuove prospettive per i negoziati sul libero scambio. L'accordo prevede che l'Unione europea riduca progressivamente i suoi dazi doganali sulle banane provenienti da 176 euro/tonnellata a 114 euro entro il 2017. Finalmente avremo banane di qualità a prezzi migliori. O no???

Premio Sakharov 2009

Una buona notizia. Il premio Sakharov per la libertà di pensiero quest'anno è stato assegnato all'associazione per i diritti umani russa Memorial. Chissà quando questi premi diverranno inutili?? c'è purtoppo ancora tanta strada da fare

Buon Natale !

L'Albania avrà un mega centro commerciale

Anche l'Albania si adegua al sistema distributivo-commerciale europeo; lungo l'autostrada tra Tirana e Durazzo, grazie a investimenti occidentali, CityPark sarà il più grande centro commerciale del paese. Un mall prettamente "americano", con 180 negozi, alcune delle più importanti griffe, diverse catene multinazionali, un enorme spazio per parcheggiare. E una catchment area che interessa il cuore del paese, ma che potrebbe persino attirare acquirenti dai paesi limitrofi (Kossovo, Macedonia). La domanda di beni da parte degli albanesi resta elevata, anche in questo momento di crisi.

martedì 22 dicembre 2009

L'amarezza francese (e non solo) per il flop di Copenhagen

Forte l'amarezza per la mancata capacità di giungere a un accordo al forum di Copenhagen dopo due anni di trattative. Nel blog francese Trois leçons rapides de «Flopenhague» si evidenzia come da Hopenhagen si sia giunti a Flopenhagen, pur evidenziando tre cosiddetti insegnamenti: 1) il realismo geopolitico ha prevalso ancora sulle buone intenzioni climatiche, con forti dispute tra i sistemi politici nazionali e regionali (piccoli/grandi; poveri/ricchi); 2) il lobbying climatico ha raggiunto i suoi limiti, con una coscienza sociale sempre più sensibilizzata alle problematiche ambientali e 3) vi è ormai un coinvolgimento massiccio dei movimenti sociali nella "battaglia" climatica. Quest'ultimo punto appare, dalla mia prospettiva, il più debole poiché rischia di far prevalere il rischio militanza e di conflittualità sociale, invece di continuare a favorire un costante rafforzamento della sensibilizzazione (punto 2) ed informazione dell'opinione pubblica e delle persone, magari attraverso un coinvolgimento diretto (quindi sì alle ong, alle organizzazioni di base di difesa, ecc.) in maniera tale da costruire una massa specifica sempre più importante per effettuare pressioni sulla classe politica e portarla su posizioni più umanamente/socialmente utili.

Prosegue il disimpegno BERS nell'Est Europa

La compagnia assicurativa francese Axa acquista per 147 milioni di euro le partecipazioni minoritarie detenute dalla BERS nelle sue filiali ceca, polacca e ungherese, per un valore di circa 147 milioni di euro. Si tratta del processo di progressivo disimpegno dell'istituzione finanziaria europea da questi mercati est europei, avviato sin dal 2007 con la Repubblica ceca a seguito della valutazione dell'elevato livello di transizione raggiunto dal paese, a favore di un impegno riorientato verso altri mercati (Balcani, area CSI).

venerdì 18 dicembre 2009

La crisi delle banche austriache rischia di ripercuotersi in Est Europa?

Una notizia poco diffusa sulla stampa italiana ma che dovrebbe farci preoccupare non poco per le sue conseguenze, considerato la nostra presenza nel settore bancario austriaco: il tanto reclamizzato salvataggio della Hypo Alpe Adria Bank (6a del paese, per rilevanza) deciso da parte del governo di Vienna rischierebbe di essere poco più di un semplice palliativo per il sistema bancario austriaco, pesantemente esposto nei mercati dell'Est Europa. Ci sarebbero una trentina di istituti finanziari, tra i quali la Volksbank, a rischiare di fallire sin dai prossimi mesi se la crisi dovesse perdurare. Gli investimenti effettuati negli anni precedenti dagli imprenditori austriaci attraverso le loro banche nazionali risentono ora del difficile momento economico in questi paesi, emerge con piena forza l'elevato rischio dei prestiti verso l'Europa dell'Est, poiché la recessione economica in atto sta costringendo le banche occidentali a rifiutare di rinnovare i prestiti o la sostituzione di crediti, privando della necessaria liquidità il mercato per far fronte ai propri debiti. La situazione diventa ancor più delicata per alcuni paesi, come l'Ucraina, alla soglia della bancarotta nonostante l'intervento finanziario internazionale (prestiti FMI, per esempio). E ancora, va considerata la fase di deprezzamento delle monete nazionali che incide pesantemente sui crediti concessi, in larga parte in euro. Secondo quanto calcolato da analisti austriaci, se soltanto il 10% del denaro prestato non venisse restituito (quantificabile in circa 30 miliardi di euro), diverse banche austriache sarebbero in difficoltà, trovandosi di fronte alla scelta di ricapitalizzare le controllate nei Paesi dell’Est (allo stato quasi impossibile) o lasciarle fallire.

Nuova conferenza UE-Balcani occidentali

Ennesima conferenza Europa-Balcani occidentali organizzata da Bruxelles il 9 dicembre con l'obiettivo di affrontare le attuali difficoltà affrontate dai paesi della regione derivanti dalla crisi economica che li ha pesantemente colpiti. Delicati i problemi affrontati, vincolati all'obbligo di continuare il processo di riforme che permetterà loro di soddisfare i criteri di adesione all'UE (ma quando?), ma ora con il condizionamento delle difficoltà macroeconomiche da affrontare per uscire dalla crisi, soprattutto in termini di tagli al bilancio, riforme (welfare e pensioni, in primis) e impegni di spesa nello sviluppo (infrastrutture) e nell'innovazione. L'UE si è dichiarata disposta a stanziare 140 milioni di euro, da destinare allo sviluppo delle infrastrutture, l'edilizia sociale, l'energia e il sostegno delle PMI. Una piccola goccia nel mare delle necessità balcaniche. Intanto, da domani, macedoni, serbi e montenegrini possono entrare nell'UE senza visto (per vacanza e studio). Ben poca cosa; anche perché altri (albanesi, bosniaci, cossovari) ne restano esclusi. L'Europa è sempre monca (e severa con i più deboli).

martedì 15 dicembre 2009

La crisi in Moldova si aggrava in assenza di una soluzione politica.

Nulla da fare per l'elezione del nuovo presidente della repubblica moldavo. Mancano i numeri; il parlamento è spezzato in due, non vi sono le condizioni di accordo tra neocomunisti e moderati, nonostante un tacito assenso da parte di Mosca anche per l'elezione del candidato di centro, Marian Lupu. Il sistema politico-parlamentare è paralizzato; la crisi economica, a lungo sottovalutata se non persino non riconosiuta, imperversa nel paese, il sistema produttivo è al collasso (a giugno PIL -8%, con previsioni di -8,5/-8,0% per fine 2009, ben più negative di quanto originariamente previsto) e la popolazione si ritrova in condizioni sempre più difficili. Crollo dei redditi e aumento della disoccupazione. Resta solo un rapido ricorso a nuove elezioni. Ma muteranno i rapporti di forze in maniera sufficiente a garantire un minimo di stabilità?

Sempre difficile il cammino della Turchia verso l'UE

Si complica il cammino della Turchia verso l'UE. Già irto di ostacoli e dubbi, e nonostante gli impegni assunti e anche recentemente confermati dalla leadership nell'incontro di Bruxelles di fine novembre, pare proprio che - di fatto - Ankara non faccia nulla (o quasi) per agevolarlo: mantiene la sua rigida posizione sul caso "Cipro", e mette fuorilegge il principale partito kurdo del paese, dimostrando, in quest'ultimo caso, ancora la mancanza di capacità politica di gestire il problema interno kurdo. Eppure l'UE era inizialmente disposta ad aprire le trattative su altri capitoli, quasi a scatola chiusa; ora è tutto di nuovo (quasi) fermo, poiché, pur riconoscendo alcuni progressi registrati dalla Turchia (giustizia, rapporti con i militari), vengono sollecitati ulteriori rapidi passi nel contesto dei diritti umani, della libertà di espressione e di fede.

Il voto presidenziale e la giovane età della democrazia romena

Con l'occasione delle reenti elezioni per il rinnovo della carica della presidenza della repubblica (vedi il mio blog del 15 novembre scorso) si è svolto uno scontro risolutivo tra poteri politici: da una parte Traian Basescu, presidente uscente, che spesso ha operato ai limiti delle sue prerogative, e il candidato Mircea Geoana, appartenente al partito socialdemocratico che tuttora detiene un forte controllo territoriale del sistema amministrativo locale, con persino ancora elementi del vecchio regime comunista (e i suoi legami clientelari). La situazione sembrava abbastanza chiara, con Geoana destinato a vincere nelle urne, risultato di un voto non tanto di fiducia nei suoi confronti quanto piuttosto di sempre più scarso favore per la politica perseguita negli ultimi anni dalla maggioranza moderata, così come per la conflittualità perseguita dallo stesso Basescu nei confronti del parlamento romeno. Tuttavia, tra i 2 il più debole (Basescu) ha saputo giocare le sue carte con maggiore accortezza; o piuttosto, Geoana, dato largamente favorito, ha peccato di presunzione e sicurezza, dando per scontato un risultato che invece non lo era. Lo si è visto dall'esito delle urne il 6 dicembre, quando Basescu è risultato il vincitore con una percentuale minima (appena pochi decimi, corrispondenti ad alcune migliaia di schede a lui favorevole). Nemmeno il ricorso dei socialdemocratici alla Corte costituzionale per un nuovo scrutinio parziale che interessasse le schede nulle e bianche è servito: l'esito è stato confermato all'unanimità ieri... uno degli errori compiuti da Geoana al di là della sua eccessiva sicurezza, è indubbiamente stato quello di non aver pienamente consderato il peso del voto dei romeni all'estero; questi probabilmente meno condizionati dalla retorica propagandistica interna, hanno comunque visto in Basescu un esponente più moderato, di certo non legato al passato, con un'immagine di certo più moderna ed "europea",magari più simile a certi politici occidentali. E, i romeni emigrati che hanno mantenuto il legame con il proprio paese (e il diritto di voto) non sono pochi, almeno 2,5 milioni: un numero che ha pesato in maniera determinante nell'urna.

lunedì 14 dicembre 2009

Prima riunione all'Aja sul Kosovo

La Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja si è riunita per la prima sessione il 1° dicembre scorso, su richiesta del'Assemblea Generale dell'ONU, per esprimere un parere sulla proclamazione unilaterale di indipendenza del Kosovo. Il parere della Corte, che non è vincolante, dovrebbe essere consegnato nel giro di qualche mese, ed è comunque destinato ad avere un forte impatto sulla diplomazia internazionale.

sabato 12 dicembre 2009

La crisi si abbatte sul sistema pensionistico dei paesi in transizione

Crescenti preoccupazioni anche della Banca mondiale per le ripercussioni della crisi globale sul sistema pensionistico est-europeo e dei paesi in transizione (ex URSS) e le capacità di farne fronte, alla luce delle mancate riforme settoriali sinora ritardate in diversi paesi, specie quelli dell'area asiatica. L'analisi Pensions in Crisis: Europe and Central Asia Regional Policy Note, pubblicata agli inizi di dicembre, affronta l'impatto della crisi economico-finanziaria internazionale sui sistemi pensionistici, delineando le problematiche sorte e una serie di raccomandazioni ai governi nazionali, da realizzare nel medio e lungo termine. Lo studio tiene in considerazione anche le già delicate dinamiche demografiche di una regione che nel suo complesso sta invecchiando, fatto che rende ancor più complesso il problema. La preoccupazione della WB deriva dal fatto che, al di là dello shock iniziale della crisi sulle economie in transizione della regione (e il discorso tocca in special modo i paesi centro-asiatici), al quale i singoli esecutivi hanno reagito in varia misura per lo più con provvedimenti short-time di bilancio tesi a calmierare il welfare, nel medio e lungo periodo la crisi demografica assumerà un valore sempre più rilevante, al punto, secondo l'analisi della WB, da superare per gravità l'attuale crisi finanziaria.

venerdì 11 dicembre 2009

Previsioni della BCE. Pil ancora a fatica

A inizio dicembre, la Banca centrale europea (BCE) ha pubblicato le sue più recenti previsioni relative all'andamento economico della zona-euro; la ripresa economica tarda, e il Prodotto nazionale lordo (Pil) dovrebbe collocarsi a fine 2009 tra -4,1% e -3,9%, per successivamente registrare una ripresa, comunque fragile nel 2010 (+0,1%/+1,5%) e acccelerare ulteriormente nel 2011 (+ 0,2%/+2,2%). In lieve ripresa anche l'inflazione, dopo la deflazione dell'ultimo periodo. Insomma, forse abbiamo superato il punto più basso, ma la ripresa è ancora difficile e lenta; almeno per il prossimo anno. E' il momento di cominciare a pensare a efficaci misure di exit strategy, che agevolino il passaggio a breve-medio termine, altrimenti si rischia di procrastinare l'uscita dalla crisi e ritardare una effettiva ripresa economica del sistema.

martedì 1 dicembre 2009

La Grecia cerca di espandere la propria influenza sui Balcani

La diplomazia greca sta cercando di assumere un ruolo specifico nelle dinamiche dell'area balcanica, in particolare nel suo riavvicinamento all'UE. Nella seconda metà di novembre è stata rilanciata con forza la sua politica regionale, anche attraverso una serie di appuntamento al massimo livello che hanno coinvolto il ministro degli esteri di Atene Droutsas e alcuni dei suoi colleghi sud-est europei Belgrado, Sarajevo, Podgorica). Si è cercato di riprendere il filo della cosiddetta Agenda 2014, sorta di iniziativa strategica di adesione all'UE per i paesi di quest'area, n diretto proseguimento della Strategia di Salonicco definita dal governo greco ancora durante la sua presidenza UE nel 2003, che aveva allora visto un forte impegno finanziario della Grecia nell'opera di ricostruzione dei Balcani sotto il programma HIPERB (550 milioni di euro messi a disposizione per progetti), inizialmente previsto sino al 2006, poi prorogato a tutto 2011. In un momento di stallo del processo di allargamento ad Est, dovuto anche alle difficoltà economiche globali di questi mesi, Atene forza i tempi e punta a superare il ruolo tradizionale di altri paesi nella regione (Germania, Slovenia, Italia), con lo sviluppo di relazioni bilaterali/regionali che vanno al di là delle problematiche legate al mero aspetto dell'adesione allUE, sfruttando non solo promesse ed impegni diplomatici ed economico-commerciali ma anche una sorta di vicinanza culturale con i paesi della regione (esempio ne è la partecipazione di Droutsas ai recenti funerali del patriarca serbo-ortodosso Pavle, a Belgrado).