mercoledì 17 dicembre 2014

2 miliardi € per l'allargamento ai Balcani

La Commissione europea ha definito il pacchetto di programmi di assistenza pre-adesione a sostegno delle riforme nei paesi che puntano ad aderire all'Ue. Il finanziamento, per un totale di 2 miliardi di euro, nell'ambito dello strumento di assistenza pre-adesione (IPA), sarà disponibile per i paesi dell'area sud-est europea (Albania, Bosnia-Erzegovina, Macedonia, Montenegro, Serbia, Kosovo) e la Turchia. Il pacchetto comprende programmi pluriennali a sostegno di settori specifici nei prossimi tre anni.

martedì 2 dicembre 2014

Mosca dice basta con il South Stream. Rischi per l'Europa

La decisione presa da Vladimir Putin di sospendere i lavoro di realizzazione del gasdotto Southy Stream rischia di risultare una vittoria di Pirro per Bruxelles. L'opposizione Ue per questa infrastruttura, con la scusante del rischio di una accresciuta dipendenza energetica da Mosca, potrebbe in realtà provocare conseguenze altrettanto pesante nel breve termine sull'area comunitaria. E ciò non solo in termini di danno economico per le imprese europee che erano state coinvolte nella costruzione del gasdotto che dal Mar Nero avrebbe raggiunto il cuore dell'Europa.

La scelta impatterà sia sulla domanda di consumi energetici complessivi dei paesi membri (la metà del gas consumato è russo), che ancor più sui paesi sud-est europei che dipendono per i 2/3 dai rifornimenti russi (senza considerare poi i mancati utili per questi paesi derivanti dal transito degli idrocarburi - si tratta di centinaia di milioni).

La scarsa lungimiranza dei governanti UE e la loro incapacità di definire efficaci strategie di diversificazione, le pressioni politiche USA in funzione anti-russa(ma con positive ricadute per i propri interessi economici) porteranno a inevitabili difficoltà energetiche, alla luce anche della mancanza di alternative al gas russo nel breve e medio periodo (confermato anche dal recente studio IEA Energy Policies - Review European Union 2014), con anzi la possibilità di un'espansione della domanda pere compensare la riduzione del ricorso al carbone. E la razionalizzazione e i risparmi non bastano, mentre qualsiasi politica di diversificazione energetica latita.

C'è chi dice che la scelta di Mosca sia solo un'azione diversiva per rilanciare il progetto; resta il fatto che, mentre Bruxelles festeggia, appaiono evidenti le difficoltà di rifornimento che ne conseguono, specie se si protrarrà anche la crisi ucraina (attraverso questo paese fluisce il 15% del gas russo diretto verso l'UE). Al momento ci guadagna solo la Turchia che diventa un terminale del gas russo.