mercoledì 24 febbraio 2010

Boniciolli "scopre" che la politica frena il porto di Trieste

Finalmente l'ha detto, quasi sia stato un atto di coraggio (intervista a Boniciolli al Piccolo di Trieste). Quando invece si sa che purtroppo da sempre la sorte del porto di Trieste e' legata alla politica locale (e non solo) e che del futuro economico/commerciale del porto interessa ben poco. Adesso e' gia' partita la lotta alla poltrona di Boniciolli. Programmi? macche'; idee nuove: quali ? ...... i soli nomi fanno crescere la preoccupazione.
Intanto la struttura portuale sprofonda nell'inutilita', sono congelati i progetti di sviluppo e ampliamento (investimenti? solo sulla carta), mentre i concorrenti corrono e gli operatori se ne vanno altrove. E anche quando, come recentemente, privati (leggi UniCredit) si affacciano con chiari propositi di intervento (e risorse pronte) sul sistema portuale triestino-monfalconese, ecco subito la mano politica che si allunga anche da Venezia (e si sa che quell'ambiente "pesa"...) per chiedere la sua parte....

lunedì 22 febbraio 2010

Roma dispiega la sua politica energetica verso i Balcani

Sta prendendo piede cio' che e' gia' stata da piu' parti definita la nascita di un "imperialismo energetico" italiano nei Balcani. Se sinora il nostro paese aveva mantenuto una posizione piuttosto defilata in questo settore, ergendosi in primo piano solo nell'intervento della realizzazione della centrale nucleare romena di Cernavoda, negli ultimi anni l'attenzione si e' progressivamente ampliata alle centrali termiche bulgare, a nuove interconnesisoni sottomarine con Croazia e Bosnia Erzegovina, al supporto all'impegno per la realizzazione del gasdotto South Stream.... oltre un centinaio di progetti che l'Italia ha definito con i governi della regione.
Di recente, dopo l'accordo con l'Albania per la produzione di energia solare, l'interconnesisone delle reti e l'ipotesi di sviluppo comune del nucleare (centrale nucleare realizzata dall'Italia sul suolo albanese - Durazzo ?? - destinata a soddisfare il nostro fabbisogno - una sorta di "delocalizzazione" anche del nucleare), il governo italiano ha avviato un'analoga collaborazione anche con il Montenegro. In particolare, Roma punta a un'interconnessione energetica anche con questo paese con l'obiettivo di importare energia elettrica prodotta nel bacino balcanico (quindi proveniente anche da altri paesi del SEE), giustificando quindi l'attuale impegno a supporto dello sviluppo settoriale anche in Serbia e Republika Srpska (sfruttamento idroelettrico di fiumi).

sabato 20 febbraio 2010

Nuovo percorso del South Stream? Bulgaria esclusa

Permangono le difficolta' nel coinvolgimento della Bulgaria nel progetto del gasdotto South Stream promosso dalla Russia. Il governo di Borisov intenderebbe ritrattare la sua partecipazione, allineandosi a quelli che vedono con preoccupazione la realizzazione di una simile condotta controllata da Mosca, optando piuttosto per un suo maggiore coinvogimento nella realizzazione dell'oleodotto Nabucco, ufficialmente sostenuto da Bruxelles, seppur il suo progetto sia allo stato attuale piu' problematico. Inoltre, le richieste avanzate da Sofia (un suo maggiore coinvolgimento nell'opera, maggiori royalties) sembra abbiano portato la Russia a ipotizzare nuovi scenari e un nuovo percorso del gasdotto attraverso la Romania (molto piu' disponibile, pur essendo anch'essa guidata da un governo di centro-destra), con un possibile terminal a Constanta.

domenica 14 febbraio 2010

Italy & South Eastern Europe Investment Forum a Verona

Si e' svolto a Verona l’Italy & South Eastern Europe Investment Forum, conferenza organizzata da MSE, MEF, SACE, UnionCamere, ICE e FIEC, con l'obiettivo di definire il posizionamento italiano rispetto ai paesi dell'area balcanica, sia da un punto di vista economico (visti gli interessi italiani - in termini di investimenti e di interscambio) che politico (area la cui stabilita' e' stata definita strategica dal governo di Roma). Una particolare attenzione e' stata dedicata alla necessita' di coinvolgere quanto prima questi paesi nel processo di allargamento europeo, quale fattore si supporto alla fase di riforme socio/economiche in atto in questi paesi.








lunedì 8 febbraio 2010

Yanukovic. E ora?

Yanukovic ce l'ha fatta a diventare presidente; seppur con fatica e, come da molti previsto, con un margine ridotto, ha conquistato la carica di capo dello stato. Ma il difficile arriva adesso. Sul piano interno, il paese presenta un quadro economico drammatico che necessita dell'aiuto finanziario internazionale per superare la crisi che ha colpito il paese nell'ultimo anno. Pesanti anche le problematiche politico-sociali, fortemente osteggiato dalla Timosenko che senza dubbio cercherà di minare l'esito del voto continuando a paventare il ricorso a brogli e al rischio di scelte politiche conservatrici e anti-democratiche, e con una ampia fascia dell'opinione pubblica di etnia (maggioritaria) ucraina che continuerà a vedere con diffidenza Yanukovic, sia per le sue origini russe che per i suoi legami con Mosca. Sul piano esterno, Yanukovic dovrà essere in grado di rassicurare delle sue intenzioni "di apertura" gli ambienti diplomatici occidentali (che avevano puntato sulla Timosenko), mentre resta da vedere quale sarà il rapporto con Mosca, che rischia di rimanere alquanto problematico a causa dei difficili equilibri di influenza. Ad ogni modo, la Timosenko esce sconfitta, incapace di rappresentare efficacemente la controparte riformista e pro-europea, e con sè trascina nella sconfitta i resti della Rivoluzione arancione di appena pochi anni or sono (2004).

mercoledì 3 febbraio 2010

Siamo oltre 500 milioni !

Secondo l'EUROSTAT da gennaio nell'UE abbiamo superato la soglia dei 500 milioni di abitanti.

1, 2,3,4,5,6,7,8,9 ....... siamo in tanti... !!!!

Il 2010 è L'anno della lotta alla povertà e all'esclusione sociale

L'Unione Europea e la Presidenza semestrale spagnola hanno ha lanciato l'anno della lotta alla povertà e all'esclusione sociale. Buoni, ottimi gli intenti, ma temo che tra 12 mesi ben poco sarà cambiato essendo l'impegno difficilmente affrontabile in maniera quasi spot sul breve periodo.
84 milioni di europei (il 17%) secondo Bruxelles sono a rischio povertà, ma con situazioni ancor più difficili a livello di singolo paese, in special modo tra i nuovi membri dove il problema interessa fasce molto più ampie della popolazione. Un ampio compendio statistico è stato prodotto per l'occasione da Eurostat: Combating poverty and social exclusion: a statistical portrait of EU.