lunedì 23 settembre 2013

Nuovi mercati energetici per la Russia. Mosca quarda a Est

La Russia sta sempre più  orientandosi verso nuovi mercati. Le sue forniture energetiche non avranno più come obiettivo prioritario l'Europa (e l'UE in particolare), bensì il mondo asiatico. Oilprice.com annuncia con enfasi come l'alternativa sia andata delineandosi durante i recenti colloqui svoltisi a Mosca tra i rappresentanti russi di Gazprom e Novatek e quelli della China National Petroleum Company e oil & gas (CNPC). Ne e' derivato un accordo per la vendita di risorse siberiane di greggio e gas al mercato cinese. Il vantaggio per Mosca sta negli ampi investimenti che Pechino ha avviato con il nuovo programma di diversificazione energetica che favorira' l'importazione di combustibili dalla Russia. Parte di questi investimenti rappresentano acquisizioni di quote della stessa societa' russa Novalek che possiede i pozzi della regione di Yamal dai quali verra' estratto il gas destinato alla Cina.

Manca solamente l'accordo sul prezzo dei combustibili fossili, un elemento che desta preoccupazione nei mercati occidentali, poiché  un accordo di favore tra le due parti (russa e cinese) finirebbe inevitabilmente con l'avere conseguenze sul mercato internazionale degli idrocarburi.




(c) http://oilprice.com


La firma di questo accordo può essere la risposta all'adozione da parte UE nel 2009 del Terzo pacchetto legislativo sull'energia (Third Energy Package”) che aveva cercato di porre un freno allo squilibrio energetico esistente tra domanda interna UE e offerta russa in termini energetici (Mosca e' il principale fornitore di gas), introducendo delle misure politiche a danno delle imprese energetiche russe.

martedì 10 settembre 2013

Le sovvenzioni UE alzano i prezzi degli oli vegetali

Secondo lo studio JRC (Joint Research Centre) dell'Unione europea Impacts of the EU biofuel policy on agricultural markets and land use appena pubblicato, le sovvenzioni dell'UE alla produzione di biocombustibili faranno sì che il prezzo degli oli vegetali (per il 60% derivanti dalla produzione di palma e soia) aumenti nel 2020 del 50% nel mercato UE e del 15% nel mercato mondiale, con gravi conseguenze sul mercato. Attualmente, in Europa oltre la metà degli oli vegetali sono destinati alla produzione di biodiesel (ma a livello mondiale la quota scende al 17%).

Gli incentivi assumono un aspetto negativo, poiché in questo modo i produttori preferiscono la produzione di biocombustibili a discapito di quella degli oli alimentari, con conseguenze inflative non solo sul prezzo del singolo prodotto ma anche sul prezzo dell'intero comparto alimentare.

Il problema delle sovvenzioni si pone alla vigilia del voto del Parlamento europeo sulla conferma dei sussidi concessi alle imprese del settore del biodiesel dal 2008 che ora, dopo considerevoli investimenti compiuti negli ultimi anni, vorrebbero vedere prorogati.

Il Comitato per l'ambiente del PE ha tuttavia votato a luglio l'adozione di una quota del 5,5% dei prodotti vegetali da destinarsi alla produzione energetica a seguito di una valutazione ambientale che sottolinea il rischio dei biocombustibili nella produzione di gas serra, persino peggiore rispetto ai combustibili fossili a causa del fenomeno noto come indirect land-use change (ILUC).

sabato 7 settembre 2013

GCR 2013-14. Innovazione e stabilità istituzionale alla base della competitività economica

Il nuovo Global Competitiveness Report 2013-2014 appena pubblicato dal WEF (World Economic Forum) presenta uno status aggiornato dello sviluppo della competitività economica di 148 paesi del pianeta.

Innovazione e stabilità dei sistemi istituzionali vengono evidenziati quali fattori che maggiormente possono influenzare la competitività economica di un sistema-paese.

Secondo il Report, l'Indice globale di competitività vede al primo posto la Svizzera per il quinto anno consecutivo, davanti a Singapore e Finlandia (terza). Migliora la Germania (ora quarta), così come gli Stati Uniti che riconquistano il quinto posto dopo alcuni anni di progressivo arretramento a danno della Svezia). Hong Kong migliora e diventa 7° a spese dell'Olanda. Nono posto per il Giappone.

(c) GCR 2013-2014

L'ITALIA si colloca solamente al 49° posto, in peggioramento (2012: 42°), peggio di Spagna (35°) ma appena meglio del Portogallo (51°), fortemente penalizzata dal ranking di parametri quali la stabilità istituzionale (solo 102° su 148 paesi considerati), quella economica (101°/148), efficienza del mercato del lavoro (137°/148) e sviluppo del mercato finanziario (124°/148).

Secondo i risultati del GCR 2013-2014, i principali fattori limitanti allo sviluppo del business in Italia sono risultati il livello dei tassi di interesse (per il 22,5%), l'accesso ai finanziamenti (il 18,6%), la burocrazia e l'inefficienza della pubblica amministrazione (17,1%) e il quadro  normativo restrittivo del mercato del lavoro (9,3%).

L'Italia si colloca al 9° posto per il valore del PIL prodotto (2.014 miliardi $), ma solamente al 26° per il rapporto PIL/procapite (33.115 $).