martedì 20 ottobre 2009

Crisi istituzionale in Romania senza via d'uscita

Scorre lungo l'Europa l'incertezza e la crisi istituzionale; così come Italia e Repubblica ceca, anche la Romania si trova a dover affrontare una delicata crisi sistemica. Passata l'euforia post-adesione che aveva accomunato e unito tutti (o quasi) i partiti dell'arco costituzionale, sono ritornati i dissapori prima, gli scontri politico-istituzionali poi. Ora non è più solo una feroce dialettica tra schieramenti opposti, come quella che ha portato alla sfiducia al governo Boc ad inizio ottobre che probabilmente si risolverà con un esecutivo tecnico transitorio sino alle prossime elezioni del 2010; è piuttosto lo scontro al massimo livello, da latente a concreto, tra Parlamento e Traian Basescu Presidente della repubblica, con quest'ultimo che, in questo momento di crisi, ha forzato la mano riproponendo con forza una modifica degli assetti costituzionali e l'adozione di un sistema presidenziale con un parlamento unicamerale. Un'idea che Basescu ha già suggerito da tempo, ma che mai aveva esposto in modo così deciso, sino al punto da proporre un referendum consultivo che potrebbe tenersi il giorno delle elezioni per il rinnovo della carica di presidente della repubblica (il 22 novembre prossimo), dove Basescu si ricandida, e che potrebbe risultare un fattore forse determinante per una sua riconferma, allo stato dei sondaggi non garantita, ma che risulterebbe vincente nei confronti del potere parlamentare romeno, che gode di scarsa fiducia da parte dell'elettorato romeno, peraltro diviso tra partito socialdemocratico e democratico-liberale.

Basescu vuole più potere, dice “che questo sarebbe il solo modo per uscire dalla crisi che vive il paese, per lottare contro la dilagante corruzione del potere”. Sarà così, o piuttosto si tratta della solita lotta di potere balcanica trasferita nell'UE?

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