martedì 5 marzo 2013

Klaus accusato di alto tradimento

Accusa di alto tradimento, questa la decisione espressa dalla maggioranza del Senato ceco  (controllato dai socialdemocratici) contro il presidente Vaclav Klaus, per aver firmato un atto di amnistia lo scorso gennaio per oltre settemila carcerati che però ha azzerato anche una serie di inchieste giudiziarie in atto nei confronti di personalità ceche (politici e funzionari dello stato) accusate di corruzione e frode.
Una decisione che aveva subito destato forti proteste nell'opinione pubblica, sensibilizzata sul moltiplicarsi di casi di corruzione nella pubblica amministrazione e nella politica del paese negli ultimi anni.


La decisione è ora passata nelle mani della Corte costituzionale, che però con ogni probabilità non avrà il tempo di emettere una sentenza, vista la scadenza dell'incarico presidenziale di Klaus la prossima settimana, quando verrà sostituito dal leader socialdemocratico Milos Zeman, vincitore delle elezioni in gennaio. Tutt'al più potrebbe solo esserci, se confermate le accuse, un'ammenda e/o un divieto di partecipare alla vita politica, ma con Klaus che ha già avuto due mandati e ormai in quiescenza. Senza considerare, come scritto da Respektla possibilità che possa passare anche da "martire" della vita politica nazionale boema.

Di fatto, gli ambienti politici vicini al presidente ceco e lo stesso governo hanno interpretato questo voto della camera alta come una rivincita contro lo stesso Klaus per aver in questi anni condotto una politica ritenuta antieuropea.

Klaus, infatti, si è sempre rifiutato di ratificare le decisioni comunitarie e non ha mai voluto sottoscrivere neanche il Trattato di Lisbona.

Del resto, appena pochi giorni fa, in un discorso ufficiale alla Banca nazionale ceca Klaus aveva sferrato un rinnovato, pesante attacco all'euro e all'eurozona.

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