mercoledì 28 dicembre 2011

L’EUROSTAT fotografa una generalizzata crescita del tasso di disoccupazione nel 2010


I dati territoriali prodotti da EUROSTAT per il 2010 relativi all’andamento del tasso di disoccupazione nell’Unione europea a 27 evidenziano l’incremento generalizzato della criticità della situazione, sia in termini di gruppi di popolazione che territoriale, diretta conseguenza della crisi economica che ha colpito l’area negli ultimi anni, interrompendo una tendenza al miglioramento avviata sin dal 2003. Come si vedrà successivamente, la diversificazione varia considerevolmente da paese a paese e ancor di più da regione a regione.
I senza lavoro nell’UE-27 hanno raggiunto a fine 2010 i 23,16 milioni, pari al 9,6% della popolazione attiva  (221,4 milioni di unità nella fascia tra i 15 e i 74 anni di età), in peggioramento di 7 decimi di punto in percentuale sul 2009, evidenziando il peggior risultato del decennio.
Sulla dinamica negativa ha influito il dato relativo alla disoccupazione giovanile, in aumento di un punto in percentuale nel 2010 che ha raggiunto il 20,9%, un fattore uniformemente distribuito tra tutti i paesi UE-27. Analogamente ha inciso il dato relativo alla disoccupazione di lunga durata, che ha avuto un’impennata del 6,6% in soli dodici mesi (la prima volta nell’ultimo quinquennio) sino a toccare il 40,1%, anche se in questo caso alcuni paesi (Danimarca, Paesi baltici, Irlanda, Spagna) appaiono molto più penalizzati rispetto ad altri (Polonia, Germania, Bulgaria).

Il dato statistico fa trasparire un diffuso peggioramento annuo sul piano nazionale,con la sola eccezione di Germania, Austria e Svezia che vedono un lieve miglioramento (che interessa la quasi totalità dei lander) - o nell’ultimo caso - una conferma dei livelli dell’anno precedente (raggiungendo rispettivamente 7,1%, 4,4% e 8,4% del t. di d. medio).  I tassi più elevati appaiono in Spagna, Lituania ed Estonia (rispettivamente 20,1%, 17,8% e 16,9%), con 10 paesi (tra i quali la Francia, il Portogallo, l’Irlanda e la maggior parte dei nuovi stati membri dell’Est Europa – Cechia, Romania e Slovenia esclusi) che evidenziano una media superiore a quella UE-27. Il quadro migliore è invece presentato da Austria e Olanda con un tasso di disoccupazione vicino al livello fisiologico (4,4% e 4,5%).  


2009
%
2010
%
2010
 (.000 disocc.)
2010
(.000 occup.)
UE
8,9
9,6
23,158
221.373
ITALIA
7,8
8,4
2,102
24.658
NORD-EST
4,7
5,5


FVG
5,3
5,7
31
508
TS
4,7
4,4


UD
5,6
6,0


PN
4,9
6,2


GO
5,7
5,4



Fonte: EUROSTAT, ISTAT

Analogamente, nel corso di un solo anno si sono accentuate le differenziazioni a livello regionale (NUTS 2), con  una disaggregazione che evidenzia estremi molto distanti tra essi. Ai tassi molto contenuti nella provincia di Bolzano, nella regione olandese dello Zeeland, nel Tirolo austriaco e a Praga (2,7%, 2,7%, 2,8% e 3,7%), si contrappongono le realtà dei livelli molto elevati soprattutto nella regione ispanica, in Andalusia, Murcia, Valenciana ed Extremadura (28%, 23,4%, 23,3% e 23%), con situazioni altrettanto difficili nella regione della Slovacchia orientale (Vychodo Slovensko 18,5%) e nell’area metropolitana di Bruxelles (17,3%) (escludendo alcuni territori extra-europei spagnoli e d’oltremare francesi, dove il tasso risulta ancora maggiore, sfiorando il 30%).
Secondo i dato EUROSTAT, nel 2010 ben tredici regioni hanno registrato un tasso superiore al 19,2% (livello doppio della media UE-27), mentre complessivamente un quinto di esse oltrepassa il 12% confermando livelli di guardia. Tra il 2009 e il 2010 il tasso di disoccupazione è aumentato in circa i due terzi delle 271 regioni europee, mentre solo nel 10% delle regioni si è avuta una riduzione della percentuale dei disoccupati nel corso dell’anno. Sul piano della distribuzione percentuale, le maggiori differenze a livello nazionale si sono registrate tra le regioni di Belgio, Cechia, Germania, Grecia, Francia e Italia. Appena un quinto delle regioni UE hanno avuto un tasso di disoccupazione inferiore al 6%.

Anche l’Italia ha visto un peggioramento del suo dato complessivo da fonte EUROSTAT relativo al livello di disoccupazione registrata nel paese (8,4% rispetto al 7,8%), su cui continua a pesare la realtà del Sud e delle Isole (rispettivamente 12,8% e 14,5% - entrambi i tassi in peggioramento annuo). 11 regioni su 20 presentano un tasso inferiore alla media nazionale, e tutte sono situate nel centro-sud del paese.
La macroregione del Nord-Est, che continua a presentare il miglior quadro nel complesso nazionale con un tasso disoccupazionale contenuto del 5,5% ha pur tuttavia evidenziato anch’essa una tendenza negativa (2009: 4,7%). In quest’ambito, il risultato più positivo appare quelle delle province di Bolzano (2,7% solamente) e Trento (4,3%), mentre Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Veneto si equivalgono (5,7% le prime due, rispettivamente 5,8%). Bolzano è la sola a evidenziare un leggero miglioramento tra il 2009 e il 2010 (da 2,9% a 2,7%). 
Relativamente al Friuli Venezia Giulia, nello stesso periodo la crescita percentuale dei disoccupati ha avuto un ritmo leggermente inferiore (da 5,3% a 5,7%) che altrove, seppur continuando nella sua espansione iniziata nel 2008. Ciò le ha comunque permesso di collocarsi al quarto posto nella scala nazionale, dietro Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Lombardia, per dimensioni del fenomeno.

Infine, risulta di un certo interesse andare a vedere i dati emersi e relativi alla situazione del fenomeno della disoccupazione in Friuli Venezia Giulia a livello provinciale. Secondo l’ISTAT (ma relativo alla fascia di età 15-64 anni) nel 2010 il dato più elevato appartiene a Pordenone (6,2%, rispetto al 4,9% del 2009), seguita da Udine (da 5,6% al 6%). Sia Trieste che Gorizia hanno invece evidenziato una dinamica diversa, con un lieve miglioramento dell’indice per entrambe le province; Trieste è scesa dal 4,7% al 4,4%, Gorizia dal 5,7% al 5,4%. 

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