venerdì 5 giugno 2009

Euro-elezioni 2009

Siamo alla vigilia di elezioni per il Parlamento europeo (PE) che stanno assumendo un rilievo superiore alla norma: il momento politico sul piano comunitario e la fatica delle istituzioni UE a definire ed a far prevalere reali politiche comuni, le difficolta’ sempre sul piano politico che hanno caratterizzato singoli paesi determinando situazioni di instabilita’ interna, la crisi economica che ha colpito l’Europa a partire dalla seconda meta’ dell’anno scorso determinando una drammatica fase di recessione, inevitabilmente condizioneranno questo turno elettorale, che vede accentuato l’impatto nazionale.
Eppure quando si parla di Europarlamento, si pensa soprattutto alla distanza psicologica esistente con l’elettorato di base, quest’ultimo sempre piu’ disaffezionato anche per il mondo politico di Strasburgo. Si vorrebbe (e in maniera ancor piu’ accentuata in questa fase di difficolta’) che il PE affrontasse le problematiche maggiormente percepite dalla gente (lavoro, sicurezza, welfare, ...), quando queste spesso rimangono in larga parte di competenza nazionale o vengono fortemente ostacolate dai governi nazionali restii a delegare le scelte (peraltro non sempre compiute). Di riflesso, quindi, il PE e’ spesso stato colpevolizzato per la mancata soluzione di responsabilita' (ancora) altrui ... ne consegue una partecipazione al voto nelle ultime legislature sempre piu’ limitata, talora non superiore a un terzo dell’elettorato, con il rischio che questo fine-settimana l’attenzione possa risultare ancora inferiore.
Si andra’ a votare in molti paesi con una particolae attenzione per il quadro nazionale, sul quale potrebbe fragorosamente ricadere l’esito di un insuccesso dalle urne. Forse mai come questa volta i destini del prossimo PE sono legati alle dinamiche politiche nazionali (e viceversa), in un quadro europeo - tra l’altro - sempre piu’ ampio, con addirittura 27 paesi membri.
A questo punto si potrebbe dubitare dell’utilita’ di una simile istituzione; strutture amministrative burocratiche, costi elevati, un carrozzone di politici scarsamente produttivi, ... e’ questa l’Europa che si voleva?

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