martedì 15 dicembre 2009

La crisi in Moldova si aggrava in assenza di una soluzione politica.

Nulla da fare per l'elezione del nuovo presidente della repubblica moldavo. Mancano i numeri; il parlamento è spezzato in due, non vi sono le condizioni di accordo tra neocomunisti e moderati, nonostante un tacito assenso da parte di Mosca anche per l'elezione del candidato di centro, Marian Lupu. Il sistema politico-parlamentare è paralizzato; la crisi economica, a lungo sottovalutata se non persino non riconosiuta, imperversa nel paese, il sistema produttivo è al collasso (a giugno PIL -8%, con previsioni di -8,5/-8,0% per fine 2009, ben più negative di quanto originariamente previsto) e la popolazione si ritrova in condizioni sempre più difficili. Crollo dei redditi e aumento della disoccupazione. Resta solo un rapido ricorso a nuove elezioni. Ma muteranno i rapporti di forze in maniera sufficiente a garantire un minimo di stabilità?

Sempre difficile il cammino della Turchia verso l'UE

Si complica il cammino della Turchia verso l'UE. Già irto di ostacoli e dubbi, e nonostante gli impegni assunti e anche recentemente confermati dalla leadership nell'incontro di Bruxelles di fine novembre, pare proprio che - di fatto - Ankara non faccia nulla (o quasi) per agevolarlo: mantiene la sua rigida posizione sul caso "Cipro", e mette fuorilegge il principale partito kurdo del paese, dimostrando, in quest'ultimo caso, ancora la mancanza di capacità politica di gestire il problema interno kurdo. Eppure l'UE era inizialmente disposta ad aprire le trattative su altri capitoli, quasi a scatola chiusa; ora è tutto di nuovo (quasi) fermo, poiché, pur riconoscendo alcuni progressi registrati dalla Turchia (giustizia, rapporti con i militari), vengono sollecitati ulteriori rapidi passi nel contesto dei diritti umani, della libertà di espressione e di fede.

Il voto presidenziale e la giovane età della democrazia romena

Con l'occasione delle reenti elezioni per il rinnovo della carica della presidenza della repubblica (vedi il mio blog del 15 novembre scorso) si è svolto uno scontro risolutivo tra poteri politici: da una parte Traian Basescu, presidente uscente, che spesso ha operato ai limiti delle sue prerogative, e il candidato Mircea Geoana, appartenente al partito socialdemocratico che tuttora detiene un forte controllo territoriale del sistema amministrativo locale, con persino ancora elementi del vecchio regime comunista (e i suoi legami clientelari). La situazione sembrava abbastanza chiara, con Geoana destinato a vincere nelle urne, risultato di un voto non tanto di fiducia nei suoi confronti quanto piuttosto di sempre più scarso favore per la politica perseguita negli ultimi anni dalla maggioranza moderata, così come per la conflittualità perseguita dallo stesso Basescu nei confronti del parlamento romeno. Tuttavia, tra i 2 il più debole (Basescu) ha saputo giocare le sue carte con maggiore accortezza; o piuttosto, Geoana, dato largamente favorito, ha peccato di presunzione e sicurezza, dando per scontato un risultato che invece non lo era. Lo si è visto dall'esito delle urne il 6 dicembre, quando Basescu è risultato il vincitore con una percentuale minima (appena pochi decimi, corrispondenti ad alcune migliaia di schede a lui favorevole). Nemmeno il ricorso dei socialdemocratici alla Corte costituzionale per un nuovo scrutinio parziale che interessasse le schede nulle e bianche è servito: l'esito è stato confermato all'unanimità ieri... uno degli errori compiuti da Geoana al di là della sua eccessiva sicurezza, è indubbiamente stato quello di non aver pienamente consderato il peso del voto dei romeni all'estero; questi probabilmente meno condizionati dalla retorica propagandistica interna, hanno comunque visto in Basescu un esponente più moderato, di certo non legato al passato, con un'immagine di certo più moderna ed "europea",magari più simile a certi politici occidentali. E, i romeni emigrati che hanno mantenuto il legame con il proprio paese (e il diritto di voto) non sono pochi, almeno 2,5 milioni: un numero che ha pesato in maniera determinante nell'urna.

lunedì 14 dicembre 2009

Prima riunione all'Aja sul Kosovo

La Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja si è riunita per la prima sessione il 1° dicembre scorso, su richiesta del'Assemblea Generale dell'ONU, per esprimere un parere sulla proclamazione unilaterale di indipendenza del Kosovo. Il parere della Corte, che non è vincolante, dovrebbe essere consegnato nel giro di qualche mese, ed è comunque destinato ad avere un forte impatto sulla diplomazia internazionale.

sabato 12 dicembre 2009

La crisi si abbatte sul sistema pensionistico dei paesi in transizione

Crescenti preoccupazioni anche della Banca mondiale per le ripercussioni della crisi globale sul sistema pensionistico est-europeo e dei paesi in transizione (ex URSS) e le capacità di farne fronte, alla luce delle mancate riforme settoriali sinora ritardate in diversi paesi, specie quelli dell'area asiatica. L'analisi Pensions in Crisis: Europe and Central Asia Regional Policy Note, pubblicata agli inizi di dicembre, affronta l'impatto della crisi economico-finanziaria internazionale sui sistemi pensionistici, delineando le problematiche sorte e una serie di raccomandazioni ai governi nazionali, da realizzare nel medio e lungo termine. Lo studio tiene in considerazione anche le già delicate dinamiche demografiche di una regione che nel suo complesso sta invecchiando, fatto che rende ancor più complesso il problema. La preoccupazione della WB deriva dal fatto che, al di là dello shock iniziale della crisi sulle economie in transizione della regione (e il discorso tocca in special modo i paesi centro-asiatici), al quale i singoli esecutivi hanno reagito in varia misura per lo più con provvedimenti short-time di bilancio tesi a calmierare il welfare, nel medio e lungo periodo la crisi demografica assumerà un valore sempre più rilevante, al punto, secondo l'analisi della WB, da superare per gravità l'attuale crisi finanziaria.

venerdì 11 dicembre 2009

Previsioni della BCE. Pil ancora a fatica

A inizio dicembre, la Banca centrale europea (BCE) ha pubblicato le sue più recenti previsioni relative all'andamento economico della zona-euro; la ripresa economica tarda, e il Prodotto nazionale lordo (Pil) dovrebbe collocarsi a fine 2009 tra -4,1% e -3,9%, per successivamente registrare una ripresa, comunque fragile nel 2010 (+0,1%/+1,5%) e acccelerare ulteriormente nel 2011 (+ 0,2%/+2,2%). In lieve ripresa anche l'inflazione, dopo la deflazione dell'ultimo periodo. Insomma, forse abbiamo superato il punto più basso, ma la ripresa è ancora difficile e lenta; almeno per il prossimo anno. E' il momento di cominciare a pensare a efficaci misure di exit strategy, che agevolino il passaggio a breve-medio termine, altrimenti si rischia di procrastinare l'uscita dalla crisi e ritardare una effettiva ripresa economica del sistema.

martedì 1 dicembre 2009

La Grecia cerca di espandere la propria influenza sui Balcani

La diplomazia greca sta cercando di assumere un ruolo specifico nelle dinamiche dell'area balcanica, in particolare nel suo riavvicinamento all'UE. Nella seconda metà di novembre è stata rilanciata con forza la sua politica regionale, anche attraverso una serie di appuntamento al massimo livello che hanno coinvolto il ministro degli esteri di Atene Droutsas e alcuni dei suoi colleghi sud-est europei Belgrado, Sarajevo, Podgorica). Si è cercato di riprendere il filo della cosiddetta Agenda 2014, sorta di iniziativa strategica di adesione all'UE per i paesi di quest'area, n diretto proseguimento della Strategia di Salonicco definita dal governo greco ancora durante la sua presidenza UE nel 2003, che aveva allora visto un forte impegno finanziario della Grecia nell'opera di ricostruzione dei Balcani sotto il programma HIPERB (550 milioni di euro messi a disposizione per progetti), inizialmente previsto sino al 2006, poi prorogato a tutto 2011. In un momento di stallo del processo di allargamento ad Est, dovuto anche alle difficoltà economiche globali di questi mesi, Atene forza i tempi e punta a superare il ruolo tradizionale di altri paesi nella regione (Germania, Slovenia, Italia), con lo sviluppo di relazioni bilaterali/regionali che vanno al di là delle problematiche legate al mero aspetto dell'adesione allUE, sfruttando non solo promesse ed impegni diplomatici ed economico-commerciali ma anche una sorta di vicinanza culturale con i paesi della regione (esempio ne è la partecipazione di Droutsas ai recenti funerali del patriarca serbo-ortodosso Pavle, a Belgrado).