venerdì 27 agosto 2010

Rom "rimandati" a casa dalla Francia. Nonostante le politiche UE

Il rimpatrio dei rom romeni e bulgari è giustificato dalla loro "libera scelta", favorita da una buonauscita di 300 euro. La decisione del governo francese ha sinora interessato diverse centinaia di persone - famiglie intere, costrette loro malgrado a rientrare nel loro paese (in entrambi i casi membri UE) perché prive di regolare domicilio e reddito, ma con la prospettiva nei prossimi mesi di una nuova emigrazione, magari non più verso la Francia ma verso altri paesi comunitari. Ciò che ha colpito è stata in particolare la scelta dei governi di Bucarest e Sofia di giustificare il provvedimento francese, assumendo una posizione quasi di sottomissione dovuta forse non solo alle difficili situazioni economiche in cui si trovano entrambi i paesi ma anche evidenziando la carenze di questi governi delle necessarie politiche di integrazione per la minoranza rom, nonostante le politiche UE di inclusione sociale e di non discriminazione adottate per queste persone.

giovedì 19 agosto 2010

Monasteri a rischio

La scelta della NATO di trasferire il controllo delle aree dei monasteri dalle forze Unmik a quelle di polizia albanese/kosovara entro la fine del mese di agosto (il primo dovrebbe essere il monastero di Gracanica) giunge in un momento ancora precoce e rischia di avere gravi conseguenze. Non vi è, allo stato attuale, alcuna garanzia di un corretto comportamento delle forze di sicurezza kosovare in queste zone tuttora a maggioranza serba. Forte permane la preoccupazione per i beni architettonici, dichiarati patrimonio dell'UNESCO ma soprattutto centri culturali e di riferimento dei serbo-ortodossi, viste le opere distruttive perseguite dai kosovari dopo il 1999, con l'apice avvenuto nel 2004.

mercoledì 18 agosto 2010

Tirrenia. Quale futuro?

Nonostante il suo forte indebitamento (650 milioni €), come previsto dall'iter di liberalizzazione richiesto dall'UE, la Tirrenia aveva trovato un acquirente, una società Italo-greca (mista pubblico/privata siciliana/greca). Ma la Fintecna, ente pubblico che ne detiene la proprietà, ha improvvisamente deciso di annullare la gara gia' assegnata e di portarla al fallimento, con la prospettiva di future vendite di parti separate della compagnia (quelle più appetibili, magari affossando le altre in una bad comp.), sull'esempio di quanto avvenuto l'anno scorso con Alitalia. Una scelta da molti vista quale sgarbo verso i possibili acquirenti siciliani (una società regionale), in un momento di crescenti difficoltà nei rapporti stato-Regione autonoma. Di fatto, la Tirrenia svolge un indispensabile servizio pubblico di collegamento con le isole (beneficiando quindi di sovvenzioni dello stato), senza scordare il destino degli oltre 4.000 dipendenti, un numero già fortemente ridotto negli ultimi anni. Un servizio che non si puo' azzerare o spezzettare, con il rischio di penalizzare le realta' insulari italiane.

lunedì 16 agosto 2010

L'Europa riparte. E noi ? previsti ancora tempi bui

I dati EUROSTAT sono inconfutabili. Nel secondo trimestre 2010 finalmente ci sono gli elementi di conferma della ripresa economica UE gia' emersi nel primo trimestre dell'anno: +1%, addirittura +2,2% per la trainante Germania. E l'Italia? Noi siamo ancora fermi (come pure la Spagna), peggio di noi nell'eurozona solo la derelitta Grecia...cosa aspettiamo di definire un serio piano di rilancio? la Germania l'ha fatto e gia" beneficia dei primi risultati. Noi rischiamo di ritrovarci in questa situazione tra 2/3 anni, poiche' cresce il rischio che nemmeno la maggiore crescita UE possa aiutarci molto nella ripresa. Nel frattempo la disoccupazione si aggravera' (sotto una crescita del 2% non si creano nuovi posti di lavoro), il debito pubblico e' in espansione.... e le entrate paiono diminuire (altro che lotta all'evasione...). Temo che il peggio per noi non sia ancora passato. E' inutile guardare alla ripresa tedesca, a quella cinese o illuderci della futura (?) locomotica statunitense. Noi stiamo affondando... l'Italia e' il Titanic, e il capitano non l'ha ancora capito neppure dopo avere visto l'iceberg.

venerdì 6 agosto 2010

La Fiat delocalizza in Serbia? "nema problema"... o no?

La Fiat delocalizza in Serbia? Nessuna sorpresa, lo sta facendo da decenni, alla ricerca di mercati meno costosi (Brasile, Polonia e Serbia, appunto), e del beneficio di aiuti e agevolazioni statali. Piuttosto, sarebbe da valutare se questa operazione rientra nella politica auspicata dal sistema economico/produttivo nazionale; sono ormai mesi che si ripetono convegni in cui esponenti di governo e delle associazioni di imprenditori auspicano nuove soluzioni per il rilancio dell'economia, puntando a un nuovo concetto di internazionalizzazione che preveda cooperazione produttiva, investimenti di capitale e di know-how, ICT, più attenzione alla produttività.... e allora, come la mettiamo con le scelte Fiat? Niente di nuovo sul fronte orientale, per l'azienda torinese....

sabato 24 luglio 2010

L'Aja sul Kossovo. rischio di conseguenze

Si è trattato di una scelta pilatesca. Anche i giudici del tribunale internazionale dell'Aja hanno preferito lavarsi le mani, chinando il capo ai suggerimenti provenienti dagli USA. Di fatto, le richieste serbe non sono nemmeno state prese in considerazione, a vantaggio della posizione kosovara sostenuta da Washington, sottovalutando pericolosamente le possibili ripercussioni in altre realtà regionali in crisi similari. E indicare che la decisione presa abbia valore solo non caso del Kosovo contrasta con il diritto tour-court. Da oggi l'autodeterminazione ha maggior valore delle leggi istituzionali di qualsiasi stato. Da oggi anche baschi, serbo-bosniaci, ungheresi di Romania, ossezi e cento altre etnie si vedono in realtà legittimate ad intraprendere una simile via. Con quali conseguenze per la stabilità e la sicurezza europee?

venerdì 23 luglio 2010

Pristina era dalla parte della ragione

Dunque il Tribunale dell'Aia ha deciso: il Kosovo aveva il diritto a proclamare la sua indipendenza. Ci sono voluti due anni per una pronunciazione formale e ufficiale. Ma nel frattempo poco importa, lo strappo e' avvenuto, il nuovo paese e' stato riconosciuto da molti, in barba alla Risoluzione ONU 1244... il diritto internazionale ha scricchiolato parecchio in questo caso, ma alla fine hanno prevalso ancora una volta gli orientamenti della politica americana per i Balcani.
Ma ormai da tempo il problema non e' piu' solo "indipendenza giusta o meno", poiche' l'azione perseguita da Pristina ha rappresentato un passo da cui difficilmente si torna indietro; il focus su cui concentrarsi e' come risolvere l'impasse bilaterale Serbia-Kosovo che comunque rischia di perdurare a lungo e che paradossalmente la decisione dell'Aia potrebbe aver persino aggravato. La sola soluzione a medio termine puo' provenire da Bruxelles che deve smettere con i suoi bizantinismi diplomatici e offrire a entrambi i paesi sud-est europei una integrazione effettiva, secondo una via prevalentemente politica che non tenga esclusivamente conto del pacchetto di capitoli legati all'acquis comunitario che pero' significano anche anni di assurde trattative su condizioni che nemmeno i paesi membri spesso rispettano. Solamente un passo simile, dal forte impatto politico, puo' portare a una definita stabilizzazione dei Balcani (e cio' implica anche un'integrazione degli altri paesi ancora esclusi) in direzione di un'Europa effettivamente unita; solo in questo modo avra' senso parlare ancora di spazio comune europeo.