giovedì 6 settembre 2012

Il Porto di Capodistria destinato a diventare il principale portale nord-adriatico di transito delle merci per l'Europa

Sorprendono le reazioni degli ultimi giorni a livello locale circa la concessione di finanziamenti comunitari alla Slovenia per la realizzazione dell'opera di dragaggio dell'anti-porto di Capodistria. Questi rientrano nei fondi di coesione concessi a Lubiana in ambito UE e quindi sia dell'intervento strutturale (previsto nel quadro di sviluppo TEN-T) che di finanziamento non vi è nulla di nuovo e tutto era risaputo.
Ora la sola cosa rilevante (e non nuova - nemmeno questa) è la deadline del 2015; tempo tre anni appena e gli sloveni avranno un accesso al porto anche per navi con portata superiore ai 7.000 TEU grazie ai nuovi fondali scavati di 14/15 metri. E allora Trieste avrà perso il penultimo vantaggio che ancora possiede rispetto al vicino porto sloveno. Che in questi anni  completerà anche l'opera di ampliamento e di ammodernamento delle strutture portuali con nuovi moli e accessi.
L'ultimo vantaggio è rappresentato dai collegamenti con l'entroterra. Ma anche in questo caso la Slovenia è molto attiva; allo stato attuale manca ancora il raddoppio della linea ferroviaria Capodistria-Divaca, intervento anch'esso rientrante nel programma di sviluppo infrastrutturale UE TEN-T, che, nelle intenzioni, dovrebbe realizzarsi entro il 2017. Una simile opera permetterà di risolvere l'attuale collo di bottiglia (la linea è attualmente satura al 70/75%) con una piena apertura a favore dei flussi da/per l'Europa centrale e Sud-orientale, con il rischio che a Trieste rimangano (escludendo il greggio) solo le briciole dei commerci internazionali di queste aree.
E a Capodistria la concorrenza arriverà piuttosto dal Porto di Fiume, nel frattempo entrato a pieno merito nell'UE.
Chi l'avrebbe solo ipotizzato appena 20 anni fa ?

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