venerdì 18 maggio 2012

Solo rigore? no, serve una coerente politica europea di rilancio economico


Siamo al paradosso. La Merkel vuole imporre all'intera UE le scelte circa il futuro della Grecia (cioe' buttarla fuori), e costringere Atene a un referendum sull'euro dall'inevitabile esito determinato dal momento emotivo (anche se smentito. ma non sa tanto di interferenza negli affari interni di un paese?). Nessuno, nessuna capitale europea, si stupisce ne' osa repricare sulle forzature della politica tedesca nei confronti del paese sud-est europeo, come se ormai fosse diventata una cosa consueta della prassi diplomatica europea. Berlino, nel suo irrigidimento, si e' ormai isolata dal resto degli altri paesi; siamo ormai 1 contro 26, al massimo alcuni possono dichiararsi neutrali nel conflitto... l'assurdo rigore tedesco sta affossando l'Europa, nemmeno la locomotica tedesca vanzasse a ritmi cinesi - e invece balbetta anch'essa evidenziando certezze che tali non sono (o perlomeno cosi' solide) ...
La politica europea e' pericolosamente sbilanciata, lasciata al momento nelle mani di un solo paese con l'evidenza che nessuno lo vuole (o puo') seguire su questa strada, ma non si osa contraddirlo. Ma un paese non puo' decidere da solo.
Basta rigore a senso unico; e' solo un dissanguamento delle risorse, un impoverimento della societa' con l'illusione di una messa in riequilibrio dei conti pubblici (vana illusione). Occorre invece un ampio piano di sviluppo e rilancio coordinato della sofferente economica del continente, servono investimenti pubblici (solo uno stato ne ha la forza in questo momento), garanzie, nuove politiche piu' efficaci e d'impatto e certo anche nuove regole, maggiore flessibilita' sul mercato. E quella forza "politica" decisionale che i gli attuali politici europei non hanno, preferendosi nascondere dietro a datate teorie economiche che poco hanno a che fare con la realta'. Solo cosi' si potra' salvare la Grecia (e la Spagna, e l'Italia, e ...) e permettere all'UE di progredire sul piano economico. 

mercoledì 16 maggio 2012

Si stabilizzano su1,74 miliardi di dollari le spese militari

Secondo i dati diffusi ad aprile dall'Istituto internazionale di ricerca per la pace di Stoccolma  (SIPRI), la spesa militare mondiale nel 2011 si sarebbe stabilizzata sui 1,74 miliardi di dollari, con un incremento di "appena" lo 0,3% rispetto all'anno precedente. Di fatto, il 2011 rappresenterebbe un primo anno di rallentamento dopo oltre un decennio di costante crescita.
La riduzione della spesa militare risulta evidente nell'UE e negli USA a causa delle politiche di austerità della spesa pubblica mirate alla riduzione dell'indebitamento. Anche Brasile e India hanno evidenziato una minore mentre per contro Cina e Russia hanno visto aumentare il loro impegno finanziario nell'ammodernamento e al riarmo dei loro rispettivi sistemi militari. Ancor più evidente, l'aumento delle spese militari nei paesi dell'area medio-orientale.

Relazione annuale dell'ECRI. Le discriminazioni sono in crescita

Il Comitato del Consiglio d'Europa contro il razzismo e l'intolleranza (ECRI) ha appena pubblicato la sua relazione annuale. In essa vi è contenuta la preoccupazione per la tendenza in atto in molti paesi di una crescente intolleranza verso i gruppi più vulnerabili quali gli immigrati e le minoranze, conseguenze anche della riduzione dei bilanci di spesa sociale e delle opportunità date dal mercato del lavoro. Gli atteggiamenti xenofobi sono generalizzati e appaiono ampliate anche le discriminazioni contro la popolazione rom.
Sul piano politico, le presenti difficoltà, secondo il rapporto ECRI, hanno prodotto uno sviluppo dei partiti xenofobici e dalla forte retorica nazionalista se non addirittura apertamente razzista, andando a condizionare gli equilibri democratici di diversi paesi. Si sono anche ripetute forme di discriminazione e intolleranza religiosa.
Allo stesso tempo le politiche per l'immigrazione e l'asilo hanno registrato delle dinamiche rallentate, sia a causa di minori risorse che delle pressioni provenienti dalla piazza. Discussioni sono sorte tra gli stessi paesi dell'area Schengen, mentre in altri casi si è proceduto a un rafforzamento dei controlli di frontiera.

giovedì 10 maggio 2012

Quadro degli Strumenti BEI

Questo è un quadro succinto degli strumenti offerti dalla BEI - Banca europea per gli investimenti  JEREMY, JESSICA, JASPER, JASMINE ed ELENA a supporto di investimenti e/o assistenza tecnica, realizzato nell'aprile 2012. 

mercoledì 9 maggio 2012

Studio sulle PMI in Montenegro

Venerdi' 11 maggio, presso la Sala Maggiore della Camera di commercio di TS, avra' luogo una conferenza di presentazione delle attivita' legate all'Asse II del progetto Adria 3 - Rafforzamento e sviluppo della cooperazione con i paesi della sponda dell'Adriatico orientale, finanziato attraverso la Legge R. FVG 19/2000.

Con l'occasione, verra' presentato lo studio "Guida alle PMI del Montenegro", da me realizzato per conto di Informest. L'altro partner di progetto e' la Direzione per lo sviluppo delle PMI del Montenegro (NASME).

In allegato il programma dell'evento.

mercoledì 18 aprile 2012

Sempre più critica la situazione in Macedonia. La comunità internazionale deve assumersi le proprie responsabilità


Ciò che siamo vivendo in questi giorni è una nuova escalation del sempre irrisolto problema macedone. Gli accordi di Ohrid del 2001, fortemente voluti dalla comunità internazionale (e in primis da USA e UE), si erano del resto presto rivelati una valida operazione di architettura teorica dalla difficile applicazione nel paese da poco diventato indipendente; gli equilibri territoriali/amministrativi definiti avevano infatti creato le condizioni per il mantenimento di una situazione precaria ed effimera delle due etnie maggioritaria, la slava-macedone e l'albanese, che avevano negli anni successivi periodicamente manifestato momenti di attrito e tensioni tra i due etno-nazionalismi alternativi a un ignorarsi a vicenda.
L'illusione internazionale che si fosse giunti a una valida soluzione sta ora franando; mentre ci si preoccupava (male) del vicino problema del Kosovo, la perdurante crisi economica di un paese povero e dalla difficile transizione, l'accentuarsi delle rivendicazioni di parte e della reciproca sfiducia tra etnie, i recenti atti di violenza hanno minato l'illusorio e fragile equilibrio che aveva retto negli ultimi anni in Macedonia.
Da più parti si è finalmente riconosciuto il fattore di crisi, e si comincia a paventare il rischio "di uno scenario kosovaro" con un brusco deterioramento della situazione sociale, con una rottura che potrebbe portare a forme di ribellione ancor più violenta dell'etnia albanese e al timore di una reazione da parte delle strutture dello stato, dalla difficile gestione e dalle ancor più oscure conseguenze.
Su tutto ciò ha pesato e continua a pesare i problematici rapporti con le organizzazioni euro-atlantiche, gli ostracismi di molti paesi all'accesso all'UE e in particolare il vincolo posto dalla Grecia all'entrata di Skopje anche nella NATO a causa della denominazione del paese. Se ciò fosse avvenuto in questi anni, specie nel caso dell'Alleanza atlantica l'iter è congelato dal 2009, fuor di dubbio la scelta avrebbe rappresentato un forte elemento collante oltre che di garanzia politica al sistema interno del paese.
Intervenire politicamente per interrompere l'attuale spirale appare al momento urgente, soprattutto da parte internazionale, con precise prese di posizione (sblocco del problema relativo al nome e riconoscimento dello status macedone, avvio dell'iter di adesione all'UE, entrata nella NATO) che favoriscano un'effettiva integrazione anche formale della Macedonia nella comunità, poiché lo scatenarsi di forze negative avrebbe tragiche ripercussioni a livello regionale sud-est europeo sui fragili equilibri esistenti in alcuni paesi limitrofi.


Un'ultima considerazione. Dopo la crisi bosniaca e la mancata soluzione del problema macedone, ha ancora senso parlare di stato multietnico o è un concetto superato ?

lunedì 2 aprile 2012

La BEI sempre piu' attenta alle PMI


La BEI - Banca europea per gli investimenti  ha garantito nel corso del 2011 linee di credito al settore delle PMI europeo per 13 miliardi di euro; oltre 120 mila le imprese beneficiarie. Complessivamente, nel solo 2011 l'attivita' della BEI (infrastrutture di trasporto, energia, servizi vari, ecc.) ha raggiunto i 61 miliardi investiti in una settantina di paesi.
I 13 miliardi di euro alle PMI rappresentano una cifra record che, secondo il management della banca, dimostrerebbe tutta l'attenzione dedicata alle imprese europee, specie in una fase delicata come quella che esse stanno vivendo. In questo modo l'intenzione e' di incidere positivamente sul difficile mercato del lavoro europeo, che vede poiche' esse assorbono oltre i 2/3 dell'occupazione europea. La BEI professa di voler dedicare un particolare scrupolo al settore delle micro-imprese.