mercoledì 9 novembre 2011

Connecting Europe: nuovo piano di sviluppo e investimenti per l'energia


La Commissione europea ha presentato il 19 ottobre un piano (Connecting Europe Facility) per complessivi 50 miliardi di euro di investimenti destinati a migliorare le infrastrutture in Europa. di questi, 9,1 miliardi di euro sono assegnati al settore delle infrastrutture energetiche TEN-E, con l’obiettivo di creare nuova occupazione e di promuovere la competitività settoriale e risolvere i gap attualmente esistenti, integrando ulteriormente il mercato energetico interno, riducendo la dipendenza energetica dell'UE e rafforzando la sicurezza dell'approvvigionamento. In sintonia con la Strategia europea 2020 verra’  anche agevolato l’uso delle energie rinnovabili. Inoltre i finanziamenti per le reti dell'energia. Gli investimenti effettuati dall’Ue si spera possano fungere da volano agli investimenti privati.

In vista l'accordo per l'entrata della Russia nell'OMC


A diciotto anni di distanza dalla richiesta di adesione all'Organizzazione mondiale del commercio (OMC), la Russia sta per vedere ora realizzato il suo obiettivo, probabilmente gi' entro la fine dell'anno. Si e' trattato di un lungo periodo in cui il paese ha accettato le condizioni poste dall'organizzazione. E' di conseguenza venuto meno il veto sinora posto dall'UE, dopo che Mosca si è impegnata ad abbassare una serie di imposte doganali sul commercio di legname e sull'utilizzo della sua rete ferroviaria. L'apertura di Bruxelles ha un valore politico, poiché esso avvicina la decisione UE circa una liberalizzazione dei visti per i russi e rappresenta un presupposto per un migliorato equilibrio commerciale tra i due mercati. 
La decisione di includere la Russia potrebbe essere presa a Conferenza ministeriale dell'OMC di meta' dicembre, poiche' nei giorni scorsi e' venuto meno anche anche il veto posto dalla Georgia (stato membro OMC), grazie alla mediazione della Svizzera su tematiche relative al controllo doganale sul tratto del confine russo-georgiano di Abkhazia e l'Ossezia del Sud.

domenica 6 novembre 2011

Confermate da Bruxelles le opere infrastrutturali di trasporto per il Nord-est


Dopo lunga attesa la Commissione europea ha presentato il 19 ottobre scorso il suo progetto di piano (“Connecting Europe Facility”) per lo sviluppo delle reti infrastrutturali europee sino al 2030. In quest’ambito, che interessa anche l’energetico e il digitale (qui non trattati), viene ridefinita la rete infrastrutturale europea TEN-T  (Revision of TEN-T guidelines) determinata sin dagli anni '90 del secolo scorso (a partire da Creta, nel 1994), ma che trascorsi due decenni presentava numerosi deficit da eliminare, nuove connessioni da sviluppare e nuove condizioni da tenere in considerazione, sia per l'evoluzione strutturale dell'Ue - ampliatasi ad altri paesi, che le differenti condizioni socio-economiche createsi in questi anni, non ultimo per la recente crisi economica finanziaria internazionale.

Il piano delineato da Bruxelles prevede per il periodo 2014-2020 investimenti per 50 miliardi di euro e di questi 31,7 sono destinati all'espansione dei network di trasporto, di cui 10 miliardi provenienti dai Fondi di coesione e il rimanente dai singoli stati. Una cifra importante, circa quattro volte il budget comunitario, ma che appare comunque limitata, visto che le stime collocano attorno ai 500 miliardi di euro (di cui 250 miliardi per eliminare gli esistenti colli di bottiglia) il capitale necessario per completare tutte le opere previste.

Come novità, il capitale necessario sarà acquisito attraverso il ricorso di appositi bonds emessi assieme alla BEI. È stato stimato che ogni euro speso a livello Ue produrrà investimenti pubblici per 5 milioni e privati per 20 milioni di euro.

E’ stato rafforzato il concetto di “corridoio”, individuando nel vincolo delle tre modalita’ di trasporto usate, nei tre paesi (almeno) coinvolti e nel doppio passaggio di frontiera le sue peculiarita’.

Le scelte fatte da Bruxelles sviluppano una rete trasportistica su due livelli, uno prioritario (core network) destinato a rappresentare l’ossatura della rete europea (strutturato in 10 direttrici) da realizzarsi entro il 2030 e per il quale sono stati previsti i fondi al 2020. E un secondo livello, globale (comprehensive) destinato a integrare il primo con le reti nazionali e regionali. Per quest’ultima il completamento e’ previsto nel lungo termine, entro il 2050. 
La Commissione europea evidenzia come, allo stato attuale, vi siano ancora importanti limiti allo sviluppo della rete TEN-T, come nel caso delle ferrovie che usano ben sette differenti largezze di binario, e la scarsa connessione di porti e aeroporti con la medesima rete ferroviaria europea. Le valutazioni di Bruxelles sono state fatte tenendo in considerazione (al 2050) un incremento dei flussi trasportistici delle merci dell’80% e dei passeggeri di oltre il 50%.

L’obiettivo indicato nel piano e’ una razionalizzazione delle linee infrastrutturali europee e dell’accesso ad esse, con una riduzione nei prossimi decenni a meno di 30 minuti il tempo necessario per la percorrenza per il raggiungimento del network TEN-T.

La regione del Nord-Est italiano e’ direttamente interessata da tre dei dieci corridoi. E’ stata confermata la priorita’ della dorsale del Brennero (Corridoio nr. 5) quale accesso da/per le aree del centro e Nord-Europa verso la penisola italiana, cui si aggiunge il nuovo Corridoio Baltico-Adriatico (identificato dal numero 1), destinato a connettere l’area baltica con quella nord-adriatica e attraversando il cuore del continente su cui gravitano diversi paesi nuovi stati membri. L’altro Corridoio interessato e’ quello Mediterraneo (numero 3), che tagliando orizzontalmente il Nord Italia prosegue verso l’Ucraina (si tratta del vecchio Corridoio 5).

Alcune brevi considerazioni sul Nord-Est

La ridefinizione fatta dei corridoi ha avuto come obiettivo una implementazione del precedente network TEN-T; alla luce di quanto sinora pubblicato si possono fare le seguenti considerazioni:

  1. la direttrice del Brennero rimane la principale linea di connessione con il Centro-Europa; viene rafforzato il ruolo anche per le regioni non espressamente del Nord Italia, sino a quelle meridionali (Sicilia compresa);
  2. importante e’ stato il riconoscimento del ruolo della nuova direttrice Baltico-Adriatico, d’interesse per il Nord-Est per i collegamenti con il Centro e soprattutto Est Europa;
  3. in tal senso, viene riconosciuto anche il potenziale strategico di una linea ferroviaria gia’ esistente (la Pontebbana) ma attualmente ampiamente sottosviluppata (appena il 30% della sua capacita’);
  4. il suo nodo gravitazionale regionale diventa l’autoporto di Cervignano, attraverso il quale passera’ la direttrice e che diventa un punto d’incontro di corridoi; ne dovrebbero beneficiare gli altri nodi logistici territoriali;
  5. la direttrice Baltico-Adriatica vede nei documenti come terminali di riferimento Venezia e Ravenna, spostando quindi il baricentro strategico delle infrastrutture portuali nord-adriatiche verso la sponda occidentale che gia' rappresenta il portale adriatico della direttrice del Brennero;
  6. come compensazione, anche il porto di Trieste viene indicato come strategico (core port);
  7. ma nulla e' definito rispetto al porto di Trieste, nessun riferimento alle possibili intenzioni regionali di autorita' portuale regionale;
  8. e’ prevalsa la scelta “italiana” della direttrice Baltico-Adriatica a discapito di quella “slovena”, ma con anche Koper/Capodistria individuato quale core port     in Adriatico (oltre che terminale portuale nazionale) e come sorta di indennizzo una forte attenzione per la direttrice orizzontale ferroviaria che attraversa la Slovenia (come gia’ prevedono i piani di sviluppo infrastrutturale definiti da Lubiana);
  9. confermata anche la direttrice ferroviaria (Milano) Venezia-Trieste (Slovenia), anche se in questo caso la situazione pare meno delineata, soprattutto per la linea oltre Venezia; sono confermate nel loro complesso le opere di realizzazione ferroviarie, ma i tempi restano meno definiti.
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martedì 25 ottobre 2011

L'occupazione non cresce, i salari nemmeno

Job Trends e' un nuovo strumento della Banca mondiale sul mercato del lavoro globale. E' una semplice, pratica newsletter che in appena una paginetta ci da' un quadro esaustivo degli andamenti regionali del pianeta. E' una lettura critica, che evidenzia il difficile momento; se alcune aree cercano di risalire la china, regioni intere sono ancora alle prese con la perdita di occupazione che ha caratterizzato gli ultimi anni. Allo stesso tempo, i salari hanno segnato il passo, incidendo sugli standard di vita delle persone. Un andamento che non si allinea con la tendenza della crescita economica, che, seppur lentamente, ha ripreso la sua crescita.

Primo turno per le elezioni presidenziali in Bulgaria.


Il primo turno delle elezioni presidenziali in Bulgaria (23 ottobre) ha espresso i due candidati favoriti tra la miriade di candidature presentate di indipendenti moderati; Rosen Plevneliev, il candidato del GERB (Movimento per lo sviluppo europeo della Bulgaria), fortemente sostenuto dal premier Boyko Borisov e Ivailo Kalfin, esponente socialista. Plevneliev, con il 40% dei voti, non dovrebbe avere ora problemi nel vedere confermata la preferenza dell'elettorato bulgaro, avendo maggiori possibilità di attrarre le scelte degli elettori moderati.
Alcuni sono gli elementi da considerare; innanzitutto il risultato ottenuto da Meglena Kuneva, l'ex commissario europeo alla sanità, espressione di una posizione liberale fortemente proeuropea, il cui successo è parso superiore alle aspettative, surclassando altri candidati molto più conosciuti nel paese.  Il suo elettorato potrebbe risultare decisivo al secondo turno (30 ottobre).
Per altro verso, i risultati paiono aver ridimensionato sia le posizioni estremistiche del movimento nazionalista ATAKA, che del partito etnico turco (DPS), in passato spesso determinante negli equilibri elettorali.
Il primo turno di voto ha nel complesso confermato gli equilibri politici del paese, con il GERB principale partito in parlamento (le prossime lezioni sono previste nel 2013) ma senza una maggioranza assoluta; attualmente opera un governo di minoranza, sfruttando i dissidi e le differenze ideologiche esistenti tra gli altri appartenenti l'arco parlamentare.
Inoltre, il livello di democrazia elettorale è parso ancora fragile, con evidenti deficit del sistema (anche a causa della nuova legge elettorale riscritta poco prima del voto), specie nel caso del voto per il rinnovo dell'amministrazione locale che si è svolto in contemporanea all'elezione de presidente della repubblica. In questo caso, nelle principali città del paese sono state riconfermate le maggioranze uscenti (per lo più rette da maggioranze del GERB), a partire dalla capitale Sofia destinata anch'essa a restare a guida GERB.
Non vi sono ancora indicazioni circa la partecipazione al voto; comunque il livello degli elettori non dovrebbe essere stato molto elevato, tenute presenti le percentuali degli ultimi appuntamenti elettorali e il senso di sfiducia di ampia parte dei bulgari per il mondo politico nazionale, accusato di diffuso fenomeno di corruzione e clientelismo. Un'accusa, per altro, sostenuta anche da Bruxelles.

giovedì 20 ottobre 2011

I paesi est europei adotteranno le norme UE per l'energia

Il 6 ottobre, i paesi sud-est europei contraenti del trattato della Comunità dell'energia Albania, Bosnia Erzegovina, Croazia, Montenegro, Kosovo, Macedonia, Serbia piu' Moldova e  Ucrainanel corso di una riunione del Consiglio ministeriale della Comunità dell'energia svoltosi a Chisinau, hanno deciso di adottare a partire dal 2015 i regolamenti UE inclusi nel cosiddetto "terzo pacchetto energia". I regolamenti prevedono in particolare  la separazione della produzione (estrazione), del trasporto e della distribuzione di gas ed energia elettrica, imponendo maggiori competenze e l'indipendenza delle authorities di regolamentazione del settore nonche' una maggiore tutela dei diritti dei consumatoriI regolamenti comunitari  definiscono inoltre le norme di accesso alle infrastrutture e al trasporto di prodotti energetici da parte di terze parti e norme che definiscono le regole del mercato e della libera concorrenza nel settore impedendo il rischio di monopoli (queste norme entreranno in vigore nel 2017).



La crisi ellenica e i Balcani


Diversi paesi dell'area balcanica trattengono tradizionali forti rapporti con la Grecia; con la crisi scoppiata in questo paese ne risentono pesantemente, complicando le possibilita' di una rapida ripresa economica che, dopo la flessione del 2010, secondo le piu' ottimistiche opinioni, nel 2011 potrebbe al massimo raggiungere i 2,5/3,5 punti percentuali (dato regionale) qualora adottate le misure suggerite dalle organizzazioni finanziarie internazionali.
Per Bulgaria, Montenegro e (soprattutto) Macedonia e Albania,i rapporti commerciali  con la Grecia sono rilevanti, andando a incidere per oltre il 10% delle esportazioni. Per Macedonia, Serbia e Bulgaria poi, la crisi ellenica significa anche una brusca contrazione nel flusso degli investimenti esteri, un fattore critico se si pensa he la Grecia in questi paesi e' tra i principali investitori (per valore investito) e in Macedonia e' persino il primo. C'e', ancora, il problema delle rimesse, in alcune aree depresse determinanti per la sopravvivenza di interi nuclei familiari, che interessa soprattutto l'Albania se si considera che due terzi degli immigrati in Grecia provengono da questo paese.
Ma forse l'elemento di maggiore crisi e' il ruolo finanziario che la Grecia ha in questa regione, attraverso la presenza delle sue filiali e l'avvenuta acquisizione negli scorsi anni di importanti quote del mercato bancario. Il sistema bancario ellenico controlla infatti oltre il 20% del mercato balcanico, una quota che in alcuni paesi sale sostanzialmente (Macedonia, Bulgaria, Romania). Cio' pone una forte incognita, sebbne le banche greche abbiano sinora tutte negata l'intenzione di ritiro da questa mercato. Di certo pero', almeno nel breve e medio termine, attueranno nuovi investimenti.