A distanza di sei anni riparte il processo di trattative per una soluzione del problema della regione della Transnistria. A settembre Mosca si è giunti all’intesa di far ripartire i colloqui da oggi 1° dicembre, dopo il loro stallo avvenuto nel 2006. Si riparte a Vilnius (Lituania) con lo stesso gruppo di lavoro "5+2", composto dai due paesi in causa (Moldova e Transnistria, appunto) e dagli osservatori internazionali (OSCE, UE, Russia, Ucraina e Stati Uniti).
La Transnistria ha dichiarato la sua indipendenza nel 1990, staccandosi dalla Moldova, all'indomani del crollo dell 'URSS, con la quale ha avuto anche un breve conflitto, congelato con l’intervento di supporto russo (parte delle truppe russe sono tuttora stanziate nella provincia). Internazionalmente, è stata riconosciuta solo dalla Russia, anche se mantiene rapporti commerciali con la maggior parte dei paesi.
La questione rimane aperta, con la Moldova che considera la Transnistria un proprio territorio, al quale poter al massimo concedere una forte autonomia (come offerto a metà dello scorso decennio prima dell’arresto delle trattative) e la rigida posizione del governo autonomista di Tiraspol che pone la condizione irrinunciabile dell’indipendenza del paese anche alla luce del (discutibile) risultato di un referendum svolto nel 2006.
La ripresa dei negoziati avviene alla vigilia delle elezioni presidenziali, che si svolgeranno il 11 dicembre prossimo, alle quale l’attuale presidente Smirnov ha presentato la sua ricandidatura. Smirnov è in carica ininterrottamente sin dalla proclamazione di indipendenza (è già stato rieletto per tre volte), andando a creare un regime politico dal forte contenuto ideologico neocomunista e filorusso, che ha messo sotto controllo tutto il sistema sociale ed economico della provincia.
Il questi decenni l’appoggio politico ed economico di Mosca è risultato fondamentale alla conservazione del suo potere; tuttavia, ora Mosca pare più interessata che in passato a una soluzione del problema della Transnistria e, quale prima apertura, ha invitato Smirnov a non ricandidarsi. Invano. Come reazione, l’attuale presidente, dopo aver invocato in passato un’adesione alla Russia (difficile anche per la lontananza tra le due parti), ha recentemente ipotizzato la possibilità di un referendum per l’annessione all’Ucraina, tenuto presente che ai tempi dell’URSS il territorio era una provincia autonoma nell’ambito della repubblica socialista dell’Ucraina.
Difficile poter prevedere nel breve soluzioni che soddisfino entrambe le parti; i tentativi di dialogo e intesa sinora effettuati sono sempre stati fortemente condizionati dalla volontà di Mosca che ritiene propria quest'area di influenza e punta quindi a non indebolire il suo ruolo e presenza, anche alla luce dell'orientamento pro-europeo che la Moldova ha scelto, seppur tra non poche difficoltà interne.
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