I dati territoriali
prodotti da EUROSTAT per il 2010 relativi all’andamento del tasso di
disoccupazione nell’Unione europea a 27 evidenziano l’incremento generalizzato
della criticità della situazione, sia in termini di gruppi di popolazione che
territoriale, diretta conseguenza della crisi economica che ha colpito l’area
negli ultimi anni, interrompendo una tendenza al miglioramento avviata sin dal
2003. Come si vedrà successivamente, la diversificazione varia
considerevolmente da paese a paese e ancor di più da regione a regione.
I senza lavoro
nell’UE-27 hanno raggiunto a fine 2010 i 23,16 milioni, pari al 9,6% della
popolazione attiva (221,4 milioni di
unità nella fascia tra i 15 e i 74 anni di età), in peggioramento di 7 decimi
di punto in percentuale sul 2009, evidenziando il peggior risultato del
decennio.
Sulla dinamica
negativa ha influito il dato relativo alla disoccupazione giovanile, in aumento
di un punto in percentuale nel 2010 che ha raggiunto il 20,9%, un fattore
uniformemente distribuito tra tutti i paesi UE-27. Analogamente ha inciso il dato
relativo alla disoccupazione di lunga durata, che ha avuto un’impennata del
6,6% in soli dodici mesi (la prima volta nell’ultimo quinquennio) sino a
toccare il 40,1%, anche se in questo caso alcuni paesi (Danimarca, Paesi
baltici, Irlanda, Spagna) appaiono molto più penalizzati rispetto ad altri
(Polonia, Germania, Bulgaria).
Il dato statistico fa
trasparire un diffuso peggioramento annuo sul piano nazionale,con la sola
eccezione di Germania, Austria e Svezia che vedono un lieve miglioramento (che
interessa la quasi totalità dei lander) - o nell’ultimo caso - una conferma dei
livelli dell’anno precedente (raggiungendo rispettivamente 7,1%, 4,4% e 8,4%
del t. di d. medio). I tassi più elevati
appaiono in Spagna, Lituania ed Estonia (rispettivamente 20,1%, 17,8% e 16,9%),
con 10 paesi (tra i quali la Francia, il Portogallo, l’Irlanda e la maggior
parte dei nuovi stati membri dell’Est Europa – Cechia, Romania e Slovenia
esclusi) che evidenziano una media superiore a quella UE-27. Il quadro migliore
è invece presentato da Austria e Olanda con un tasso di disoccupazione vicino
al livello fisiologico (4,4% e 4,5%).
|
2009
%
|
2010
%
|
2010
(.000
disocc.)
|
2010
(.000 occup.)
|
UE
|
8,9
|
9,6
|
23,158
|
221.373
|
ITALIA
|
7,8
|
8,4
|
2,102
|
24.658
|
NORD-EST
|
4,7
|
5,5
|
|
|
FVG
|
5,3
|
5,7
|
31
|
508
|
TS
|
4,7
|
4,4
|
|
|
UD
|
5,6
|
6,0
|
|
|
PN
|
4,9
|
6,2
|
|
|
GO
|
5,7
|
5,4
|
|
|
Fonte: EUROSTAT, ISTAT
Analogamente, nel
corso di un solo anno si sono accentuate le differenziazioni a livello
regionale (NUTS 2), con una
disaggregazione che evidenzia estremi molto distanti tra essi. Ai tassi molto
contenuti nella provincia di Bolzano, nella regione olandese dello Zeeland, nel
Tirolo austriaco e a Praga (2,7%, 2,7%, 2,8% e 3,7%), si contrappongono le
realtà dei livelli molto elevati soprattutto nella regione ispanica, in
Andalusia, Murcia, Valenciana ed Extremadura (28%, 23,4%, 23,3% e 23%), con
situazioni altrettanto difficili nella regione della Slovacchia orientale
(Vychodo Slovensko 18,5%) e nell’area metropolitana di Bruxelles (17,3%) (escludendo
alcuni territori extra-europei spagnoli e d’oltremare francesi, dove il tasso
risulta ancora maggiore, sfiorando il 30%).
Secondo i dato
EUROSTAT, nel 2010 ben tredici regioni hanno registrato un tasso superiore al
19,2% (livello doppio della media UE-27), mentre complessivamente un quinto di
esse oltrepassa il 12% confermando livelli di guardia. Tra il 2009 e il 2010 il
tasso di disoccupazione è aumentato in circa i due terzi delle 271 regioni
europee, mentre solo nel 10% delle regioni si è avuta una riduzione della percentuale
dei disoccupati nel corso dell’anno. Sul piano della distribuzione percentuale,
le maggiori differenze a livello nazionale si sono registrate tra le regioni di
Belgio, Cechia, Germania, Grecia, Francia e Italia. Appena un quinto delle
regioni UE hanno avuto un tasso di disoccupazione inferiore al 6%.
Anche l’Italia ha
visto un peggioramento del suo dato complessivo da fonte EUROSTAT relativo al
livello di disoccupazione registrata nel paese (8,4% rispetto al 7,8%), su cui
continua a pesare la realtà del Sud e delle Isole (rispettivamente 12,8% e
14,5% - entrambi i tassi in peggioramento annuo). 11 regioni su 20 presentano
un tasso inferiore alla media nazionale, e tutte sono situate nel centro-sud
del paese.
La macroregione del
Nord-Est, che continua a presentare il miglior quadro nel complesso nazionale
con un tasso disoccupazionale contenuto del 5,5% ha pur tuttavia evidenziato
anch’essa una tendenza negativa (2009: 4,7%). In quest’ambito, il risultato più
positivo appare quelle delle province di Bolzano (2,7% solamente) e Trento
(4,3%), mentre Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Veneto si equivalgono
(5,7% le prime due, rispettivamente 5,8%). Bolzano è la sola a evidenziare un
leggero miglioramento tra il 2009 e il 2010 (da 2,9% a 2,7%).
Relativamente al
Friuli Venezia Giulia, nello stesso periodo la crescita percentuale dei
disoccupati ha avuto un ritmo leggermente inferiore (da 5,3% a 5,7%) che
altrove, seppur continuando nella sua espansione iniziata nel 2008. Ciò le ha comunque
permesso di collocarsi al quarto posto nella scala nazionale, dietro
Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Lombardia, per dimensioni del fenomeno.
Infine, risulta di un
certo interesse andare a vedere i dati emersi e relativi alla situazione del
fenomeno della disoccupazione in Friuli Venezia Giulia a livello provinciale. Secondo
l’ISTAT (ma relativo alla fascia di età 15-64 anni) nel 2010 il dato più
elevato appartiene a Pordenone (6,2%, rispetto al 4,9% del 2009), seguita da
Udine (da 5,6% al 6%). Sia Trieste che Gorizia hanno invece evidenziato una
dinamica diversa, con un lieve miglioramento dell’indice per entrambe le
province; Trieste è scesa dal 4,7% al 4,4%, Gorizia dal 5,7% al 5,4%.
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