giovedì 22 dicembre 2011

Elezioni presidenziali in Transnistria: qualcosa si muove ...


I risultati del recente voto per il rinnovo della carica presidenziale nella non-riconosciuta Transnistria evidenziano un esito di certo inatteso, che pare abbia persino sorpreso Mosca, che in tutti questi anni è sempre stato un attento controllore di questa provincia secessionista.
Infatti, i risultati, pubblicati dalla Commissione elettorale di Tiraspol solo dopo due giorni di totale silenzio, avevano fatto sorgere qualche sospetto nella direzione di una flebile certezza circa la regolarità del voto. Invece, come anche ammesso dall’OSCE, l’iter elettorale pare essersi solto regolarmente. Con risultati, come si diceva, inattesi.
Il leader Smirnov, che si ricandidava per la quinta volta, forse troppo sicuro del suo controllo sull’intero paese e del regime instaurato sin dal 1992, anno della proclamata indipendenza, si è ritrovato superato nelle preferenze da due candidati: sia dal candidato supportato da Mosca, Anatoly Kaminski (26,5% dei voti) - che all'inizio pareva il solo in grado di poter disturbare un nuovo successo di Smirnov - che dall’outsider Evgheni Sevciuk (38,5%) ex presidente del Soviet Supremo (il parlamento della provincia), lasciando Smirnov con nemmeno il 25% delle preferenze. A una prima analisi, si può suppore che sul voto hanno essenzialmente pesato la scelta dei giovani elettori e abbiano contribuito in maniera forte le crescenti difficoltà economiche in cui si è ritrovata la popolazione, stanca di dover subire clientelismi e corruzione. Oltre che alla carenza di libertà e di diritti politici.
Al momento, Smirnov non ha riconosciuto il risultato, adducendo il ripetersi di brogli a suo danno e richiedendo il ripetersi del voto. Di certo, il suo margine di movimento appare molto limitato, non più sostenuto dalla Russia; è probabile che egli se ne sia già reso conto e ciò abbia frenato ogni possibile reazione violenta. Smirnov potrebbe essere indotto alla ricerca di una uscita onorevole dalla politica, anche se ciò appare alquanto problematico visto il suo controllo non solo del sistema poliziesco e di sicurezza della provincia ma, grazie ad amici fidati e familiari, anche di quello sistema economico transnistriano, che gli ha permesso la sopravvivenza del suo regime. Non si esclude quindi il rischio di tensioni nel breve, con la possibilità di uno sgretolamento del suo regime conseguente al voto popolare, con tutto ciò che ne potrebbe conseguire.
Di certo, anche con la nomina di Sevciuk alla presidenza rimane ardua la speranza di una soluzione del problema della provincia secessionista, tenuto anche in conto della sua formazione ideologica (Sevciuk è a tutti gli effetti un membro del partito comunista). Si può comunque sperare in un miglioramento dei rapporti regionali - specie con la Moldova - e la ripresa delle trattative (gli incontri sono previsti a febbraio 2012) che potrebbe rappresentare un elemento di rilievo. Non va tuttavia scordata la presenza della 14a armata russa sul suo territorio, deterrente molto forte.

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