Secondo una recente analisi del Centre for Eastern Studies (OSW) Mosca starebbe attuando forti pressioni affinché l'attuale presidente della Transnistria Igor Smirnov ritiri la sua candidatura alle prossime presidenziali dell'11 dicembre (sarebbe la 4a volta, dal 1990). Una prima indicazione in tal senso è stata espressa da un alto funzionario della presidenza russa ancora a ottobre, seguita da una campagna politica dei media russi proprio contro Smirnov. Forse non del tutto casuale anche la causa penale avviata a fine dello stesso mese dalla giustizia russa contro il figlio di Smirnov, con l'accusa di appropriazione indebita di finanziamenti provenienti da Mosca. Successivamente, il governo russo attraverso le parole dello stesso Putin ha espresso il suo favore per un altro dei candidati alle elezioni, Anatoly Kaminsky, attuale portavoce del parlamento e capo del partito Obnovlenie (Rinnovamento) (anch'esso apertamente filo-russo), ricevendo anche garanzia di un aiuto economico al paese. Dopo vent'anni, quindi, Mosca si appresta a favorire il cambio di guida a Tiraspol, allo scopo di attenuare il livello di tensione esistente da anni ormai nell'area e di conservare il controllo sulla regione. In attesa di una ancor lontana soluzione del problema della provincia separatista.
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