Ancora nulla di fatto in Moldova. Il 16 dicembre scorso, ancora una volta l'assemblea di Chisinau non è stata in grado di eleggere il nuovo presidente della repubblica. L'unico candidato presentatosi, Marian Lupu, attuale presidente dell'assemblea moldava e presidente della repubblica ad interim, sostenuto dalla maggioranza riformista (composta da 59 parlamentari), ha infatti ottenuto solo 58 dei 61 voti necessari a seguito del non voto dell'opposizione comunista. L'impasse dura ormai da oltre due anni; ora si prospetta un nuovo voto parlamentare a gennaio 2012, altrimenti si dovrà ricorrere a elezioni anticipate, che però rischiano di non modificare gli attuali equilibri.
Il mio vuole essere un contributo alle dinamiche in atto in Europa. Sviluppo, sostenibilità, rapporti EST-OVEST, integrazione, allargamento, multietnicità ... sono solo alcuni dei problemi che quotidianamente affrontiamo. Si tratta di farlo con logica, coerenza, per un futuro comune migliore.
mercoledì 28 dicembre 2011
L’EUROSTAT fotografa una generalizzata crescita del tasso di disoccupazione nel 2010
I dati territoriali
prodotti da EUROSTAT per il 2010 relativi all’andamento del tasso di
disoccupazione nell’Unione europea a 27 evidenziano l’incremento generalizzato
della criticità della situazione, sia in termini di gruppi di popolazione che
territoriale, diretta conseguenza della crisi economica che ha colpito l’area
negli ultimi anni, interrompendo una tendenza al miglioramento avviata sin dal
2003. Come si vedrà successivamente, la diversificazione varia
considerevolmente da paese a paese e ancor di più da regione a regione.
I senza lavoro
nell’UE-27 hanno raggiunto a fine 2010 i 23,16 milioni, pari al 9,6% della
popolazione attiva (221,4 milioni di
unità nella fascia tra i 15 e i 74 anni di età), in peggioramento di 7 decimi
di punto in percentuale sul 2009, evidenziando il peggior risultato del
decennio.
Sulla dinamica
negativa ha influito il dato relativo alla disoccupazione giovanile, in aumento
di un punto in percentuale nel 2010 che ha raggiunto il 20,9%, un fattore
uniformemente distribuito tra tutti i paesi UE-27. Analogamente ha inciso il dato
relativo alla disoccupazione di lunga durata, che ha avuto un’impennata del
6,6% in soli dodici mesi (la prima volta nell’ultimo quinquennio) sino a
toccare il 40,1%, anche se in questo caso alcuni paesi (Danimarca, Paesi
baltici, Irlanda, Spagna) appaiono molto più penalizzati rispetto ad altri
(Polonia, Germania, Bulgaria).
Il dato statistico fa
trasparire un diffuso peggioramento annuo sul piano nazionale,con la sola
eccezione di Germania, Austria e Svezia che vedono un lieve miglioramento (che
interessa la quasi totalità dei lander) - o nell’ultimo caso - una conferma dei
livelli dell’anno precedente (raggiungendo rispettivamente 7,1%, 4,4% e 8,4%
del t. di d. medio). I tassi più elevati
appaiono in Spagna, Lituania ed Estonia (rispettivamente 20,1%, 17,8% e 16,9%),
con 10 paesi (tra i quali la Francia, il Portogallo, l’Irlanda e la maggior
parte dei nuovi stati membri dell’Est Europa – Cechia, Romania e Slovenia
esclusi) che evidenziano una media superiore a quella UE-27. Il quadro migliore
è invece presentato da Austria e Olanda con un tasso di disoccupazione vicino
al livello fisiologico (4,4% e 4,5%).
|
2009
%
|
2010
%
|
2010
(.000
disocc.)
|
2010
(.000 occup.)
|
UE
|
8,9
|
9,6
|
23,158
|
221.373
|
ITALIA
|
7,8
|
8,4
|
2,102
|
24.658
|
NORD-EST
|
4,7
|
5,5
|
|
|
FVG
|
5,3
|
5,7
|
31
|
508
|
TS
|
4,7
|
4,4
|
|
|
UD
|
5,6
|
6,0
|
|
|
PN
|
4,9
|
6,2
|
|
|
GO
|
5,7
|
5,4
|
|
|
Fonte: EUROSTAT, ISTAT
Analogamente, nel
corso di un solo anno si sono accentuate le differenziazioni a livello
regionale (NUTS 2), con una
disaggregazione che evidenzia estremi molto distanti tra essi. Ai tassi molto
contenuti nella provincia di Bolzano, nella regione olandese dello Zeeland, nel
Tirolo austriaco e a Praga (2,7%, 2,7%, 2,8% e 3,7%), si contrappongono le
realtà dei livelli molto elevati soprattutto nella regione ispanica, in
Andalusia, Murcia, Valenciana ed Extremadura (28%, 23,4%, 23,3% e 23%), con
situazioni altrettanto difficili nella regione della Slovacchia orientale
(Vychodo Slovensko 18,5%) e nell’area metropolitana di Bruxelles (17,3%) (escludendo
alcuni territori extra-europei spagnoli e d’oltremare francesi, dove il tasso
risulta ancora maggiore, sfiorando il 30%).
Secondo i dato
EUROSTAT, nel 2010 ben tredici regioni hanno registrato un tasso superiore al
19,2% (livello doppio della media UE-27), mentre complessivamente un quinto di
esse oltrepassa il 12% confermando livelli di guardia. Tra il 2009 e il 2010 il
tasso di disoccupazione è aumentato in circa i due terzi delle 271 regioni
europee, mentre solo nel 10% delle regioni si è avuta una riduzione della percentuale
dei disoccupati nel corso dell’anno. Sul piano della distribuzione percentuale,
le maggiori differenze a livello nazionale si sono registrate tra le regioni di
Belgio, Cechia, Germania, Grecia, Francia e Italia. Appena un quinto delle
regioni UE hanno avuto un tasso di disoccupazione inferiore al 6%.
Anche l’Italia ha
visto un peggioramento del suo dato complessivo da fonte EUROSTAT relativo al
livello di disoccupazione registrata nel paese (8,4% rispetto al 7,8%), su cui
continua a pesare la realtà del Sud e delle Isole (rispettivamente 12,8% e
14,5% - entrambi i tassi in peggioramento annuo). 11 regioni su 20 presentano
un tasso inferiore alla media nazionale, e tutte sono situate nel centro-sud
del paese.
La macroregione del
Nord-Est, che continua a presentare il miglior quadro nel complesso nazionale
con un tasso disoccupazionale contenuto del 5,5% ha pur tuttavia evidenziato
anch’essa una tendenza negativa (2009: 4,7%). In quest’ambito, il risultato più
positivo appare quelle delle province di Bolzano (2,7% solamente) e Trento
(4,3%), mentre Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Veneto si equivalgono
(5,7% le prime due, rispettivamente 5,8%). Bolzano è la sola a evidenziare un
leggero miglioramento tra il 2009 e il 2010 (da 2,9% a 2,7%).
Relativamente al
Friuli Venezia Giulia, nello stesso periodo la crescita percentuale dei
disoccupati ha avuto un ritmo leggermente inferiore (da 5,3% a 5,7%) che
altrove, seppur continuando nella sua espansione iniziata nel 2008. Ciò le ha comunque
permesso di collocarsi al quarto posto nella scala nazionale, dietro
Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Lombardia, per dimensioni del fenomeno.
Infine, risulta di un
certo interesse andare a vedere i dati emersi e relativi alla situazione del
fenomeno della disoccupazione in Friuli Venezia Giulia a livello provinciale. Secondo
l’ISTAT (ma relativo alla fascia di età 15-64 anni) nel 2010 il dato più
elevato appartiene a Pordenone (6,2%, rispetto al 4,9% del 2009), seguita da
Udine (da 5,6% al 6%). Sia Trieste che Gorizia hanno invece evidenziato una
dinamica diversa, con un lieve miglioramento dell’indice per entrambe le
province; Trieste è scesa dal 4,7% al 4,4%, Gorizia dal 5,7% al 5,4%.
lunedì 26 dicembre 2011
Shevchuk stravince in Transnistria. Aria di cambiamento ?
Dopo aver contribuito all'eliminazione dal gioco elettorale di Smirnov, Shevchuk avrebbe sonoramente sconfitto l'antagonista Kaminsky, appoggiato da Mosca. Le preferenze degli elettori per Shevchuk sfiorerebbero il 75%. Il nuovo presidente della provincia secessionista e' l'ex portavoce del parlamento transnistriano, con sede a Tiraspol.
Il voto pare sia stato regolare.
Forse ora si potra' nuovamente riavviare un serio dialogo per il futuro della provincia, che non veda quale unica soluzione la sua piena indipendenza, come sostenuta da Smirnov per 20 anni. La posizione di Mosca ne esce comunque indebolita, e nel prossimo meeting 5+2 di febbraio si potra' riconsiderare i rapporti bilaterali tra Moldova e Transnistria.
giovedì 22 dicembre 2011
Elezioni presidenziali in Transnistria: qualcosa si muove ...
I risultati del recente voto per il rinnovo della carica presidenziale nella non-riconosciuta Transnistria evidenziano un esito di certo inatteso, che pare abbia persino sorpreso Mosca, che in tutti questi anni è sempre stato un attento controllore di questa provincia secessionista.
Infatti, i risultati, pubblicati dalla Commissione elettorale di Tiraspol solo dopo due giorni di totale silenzio, avevano fatto sorgere qualche sospetto nella direzione di una flebile certezza circa la regolarità del voto. Invece, come anche ammesso dall’OSCE, l’iter elettorale pare essersi solto regolarmente. Con risultati, come si diceva, inattesi.
Il leader Smirnov, che si ricandidava per la quinta volta, forse troppo sicuro del suo controllo sull’intero paese e del regime instaurato sin dal 1992, anno della proclamata indipendenza, si è ritrovato superato nelle preferenze da due candidati: sia dal candidato supportato da Mosca, Anatoly Kaminski (26,5% dei voti) - che all'inizio pareva il solo in grado di poter disturbare un nuovo successo di Smirnov - che dall’outsider Evgheni Sevciuk (38,5%) ex presidente del Soviet Supremo (il parlamento della provincia), lasciando Smirnov con nemmeno il 25% delle preferenze. A una prima analisi, si può suppore che sul voto hanno essenzialmente pesato la scelta dei giovani elettori e abbiano contribuito in maniera forte le crescenti difficoltà economiche in cui si è ritrovata la popolazione, stanca di dover subire clientelismi e corruzione. Oltre che alla carenza di libertà e di diritti politici.
Al momento, Smirnov non ha riconosciuto il risultato, adducendo il ripetersi di brogli a suo danno e richiedendo il ripetersi del voto. Di certo, il suo margine di movimento appare molto limitato, non più sostenuto dalla Russia; è probabile che egli se ne sia già reso conto e ciò abbia frenato ogni possibile reazione violenta. Smirnov potrebbe essere indotto alla ricerca di una uscita onorevole dalla politica, anche se ciò appare alquanto problematico visto il suo controllo non solo del sistema poliziesco e di sicurezza della provincia ma, grazie ad amici fidati e familiari, anche di quello sistema economico transnistriano, che gli ha permesso la sopravvivenza del suo regime. Non si esclude quindi il rischio di tensioni nel breve, con la possibilità di uno sgretolamento del suo regime conseguente al voto popolare, con tutto ciò che ne potrebbe conseguire.
Di certo, anche con la nomina di Sevciuk alla presidenza rimane ardua la speranza di una soluzione del problema della provincia secessionista, tenuto anche in conto della sua formazione ideologica (Sevciuk è a tutti gli effetti un membro del partito comunista). Si può comunque sperare in un miglioramento dei rapporti regionali - specie con la Moldova - e la ripresa delle trattative (gli incontri sono previsti a febbraio 2012) che potrebbe rappresentare un elemento di rilievo. Non va tuttavia scordata la presenza della 14a armata russa sul suo territorio, deterrente molto forte.
mercoledì 21 dicembre 2011
Russia e Montenegro nel WTO
Alla Conferenza ministeriale WTO (World Trade Organisation / Organizzazione mondiale del commercio) di Ginevra del 17 dicembre 2011, Russia, Samoa e Montenegro sono state accolte nell'associazione per il commercio internazionale. I membri sono così saliti a 157. Nel caso di Mosca, le trattative sono durate ben 18 anni. Resta ancora la necessità di una ratifica dei rispettivi parlamenti, dopodiché l'adesione avrà pieno titolo.
giovedì 8 dicembre 2011
Aria nuova dall'Est
In Croazia crolla la Kosor e l'HDZ e' spazzato via, in Slovenia la destra tradizionalmente al governo rimane al palo (e Jansa col cerino in mano ....), in Russia persino Putin comincia a sentire un vento nuovo che gli soffia sul collo .... e in altre realta' est europee nemmeno altri politici stanno piu' "cosi' bene", mentre in Polonia Turk si conferma con una politica sempre piu' europea .... sta per aprirsi un'altra fase nell'Est Europa, che di ideologico ha ben poco e dove la crisi finanziaria/economica non e' necessariamente il fattore determinante. Le persone vogliono contare di piu' e decidere del loro futuro, come deve essere in una democrazia. Ecco quindi i risultati (spesso imprevisti) delle urne, le proteste pacifiche che crescono e si espandono senza che possano essere frenate (o soffocate). I poteri forti (regimi ?) dimostrano tutta la loro impotenza e traballano nonostante gli sforzi di rimanere in sella (vero Vladimir ? ci sara' un nuovo voto ????). I problemi sono innumerevoli, le realta' e i casi divergono da paese a paese, eppure c'e' una certa atmosfera che accomuna tutta la regione. Certo ci vorra' del tempo. Ma forse nemmeno troppo.
martedì 6 dicembre 2011
La Russia spinge al cambiamento in Transnistria
Secondo una recente analisi del Centre for Eastern Studies (OSW) Mosca starebbe attuando forti pressioni affinché l'attuale presidente della Transnistria Igor Smirnov ritiri la sua candidatura alle prossime presidenziali dell'11 dicembre (sarebbe la 4a volta, dal 1990). Una prima indicazione in tal senso è stata espressa da un alto funzionario della presidenza russa ancora a ottobre, seguita da una campagna politica dei media russi proprio contro Smirnov. Forse non del tutto casuale anche la causa penale avviata a fine dello stesso mese dalla giustizia russa contro il figlio di Smirnov, con l'accusa di appropriazione indebita di finanziamenti provenienti da Mosca. Successivamente, il governo russo attraverso le parole dello stesso Putin ha espresso il suo favore per un altro dei candidati alle elezioni, Anatoly Kaminsky, attuale portavoce del parlamento e capo del partito Obnovlenie (Rinnovamento) (anch'esso apertamente filo-russo), ricevendo anche garanzia di un aiuto economico al paese. Dopo vent'anni, quindi, Mosca si appresta a favorire il cambio di guida a Tiraspol, allo scopo di attenuare il livello di tensione esistente da anni ormai nell'area e di conservare il controllo sulla regione. In attesa di una ancor lontana soluzione del problema della provincia separatista.
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venerdì 2 dicembre 2011
Seminario a Udine sulla filiera della logistica agroalimentare
Venerdì 2 dicembre, dalle ore 16.00, presso l'Hotel Astoria di Udine, si svolge il seminario "LO SVILUPPO DI UN NETWORK NELLA LOGISTICA DELLA FILIERA AGROALIMENTARE". L'evento ha luogo nell'ambito del progetto AGRON@T, finanziato dal Programma IPA Adriatico CBC 2007-2013.
giovedì 1 dicembre 2011
Riprende il negoziato per la Transnistria
A distanza di sei anni riparte il processo di trattative per una soluzione del problema della regione della Transnistria. A settembre Mosca si è giunti all’intesa di far ripartire i colloqui da oggi 1° dicembre, dopo il loro stallo avvenuto nel 2006. Si riparte a Vilnius (Lituania) con lo stesso gruppo di lavoro "5+2", composto dai due paesi in causa (Moldova e Transnistria, appunto) e dagli osservatori internazionali (OSCE, UE, Russia, Ucraina e Stati Uniti).
La Transnistria ha dichiarato la sua indipendenza nel 1990, staccandosi dalla Moldova, all'indomani del crollo dell 'URSS, con la quale ha avuto anche un breve conflitto, congelato con l’intervento di supporto russo (parte delle truppe russe sono tuttora stanziate nella provincia). Internazionalmente, è stata riconosciuta solo dalla Russia, anche se mantiene rapporti commerciali con la maggior parte dei paesi.
La questione rimane aperta, con la Moldova che considera la Transnistria un proprio territorio, al quale poter al massimo concedere una forte autonomia (come offerto a metà dello scorso decennio prima dell’arresto delle trattative) e la rigida posizione del governo autonomista di Tiraspol che pone la condizione irrinunciabile dell’indipendenza del paese anche alla luce del (discutibile) risultato di un referendum svolto nel 2006.
La ripresa dei negoziati avviene alla vigilia delle elezioni presidenziali, che si svolgeranno il 11 dicembre prossimo, alle quale l’attuale presidente Smirnov ha presentato la sua ricandidatura. Smirnov è in carica ininterrottamente sin dalla proclamazione di indipendenza (è già stato rieletto per tre volte), andando a creare un regime politico dal forte contenuto ideologico neocomunista e filorusso, che ha messo sotto controllo tutto il sistema sociale ed economico della provincia.
Il questi decenni l’appoggio politico ed economico di Mosca è risultato fondamentale alla conservazione del suo potere; tuttavia, ora Mosca pare più interessata che in passato a una soluzione del problema della Transnistria e, quale prima apertura, ha invitato Smirnov a non ricandidarsi. Invano. Come reazione, l’attuale presidente, dopo aver invocato in passato un’adesione alla Russia (difficile anche per la lontananza tra le due parti), ha recentemente ipotizzato la possibilità di un referendum per l’annessione all’Ucraina, tenuto presente che ai tempi dell’URSS il territorio era una provincia autonoma nell’ambito della repubblica socialista dell’Ucraina.
Difficile poter prevedere nel breve soluzioni che soddisfino entrambe le parti; i tentativi di dialogo e intesa sinora effettuati sono sempre stati fortemente condizionati dalla volontà di Mosca che ritiene propria quest'area di influenza e punta quindi a non indebolire il suo ruolo e presenza, anche alla luce dell'orientamento pro-europeo che la Moldova ha scelto, seppur tra non poche difficoltà interne.
Pubblicato il Rapporto UNCTAD 2011 sui paesi meno sviluppati
THE LEAST DEVELOPED COUNTRIES REPORT 2011 - Rapporto dell'UNCTAD. Terzo ?? Quarto Mondo ???? una realtà composta da ben 49 paesi (in gran parte africani) di cui non ci rendiamo nemmeno conto.... economia che non cresce, disoccupazione, povertà...
Global Competitiveness Report 2011-2012 del WEF
E' stato pubblicato il nuovo Global Competitiveness Report 2011-2012 del World Economic Forum che da' un quadro aggiornato della situazione economica del pianeta, tra economie sviluppate e meno sviluppate, in special modo in una situazione molto particolare caratterizzata dalla precarietà e dalla perdurante crisi globale. Sul piano della competitività economica, il rapporto premia anche quest'anno la Svizzera che precede Singapore e la Svezia. I primi dieci posti sono dominati da altri paesi europei (Finlandia, Germania, Olanda, Danimarca, Regno Unito. Al quinto posto gli Stati Uniti, in peggioramento di una posizione. L'italia si colloca appena al 43imo posto, l'ultimo dei paesi del raggruppamento G-7, a causa della situazione critica del suo sistema economico, specie riguardo al mercato del lavoro (eccessivamente rigida e poco efficace) al mercato finanziario, poco sviluppato. Un altro problema sottolineato è il livello della corruzione dilagante e del crimine organizzato, nonché la carenza di indipendenza del sistema giudiziario che inficia il sistema economico-produttivo del paese.
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