Ennesima conferenza Europa-Balcani occidentali organizzata da Bruxelles il 9 dicembre con l'obiettivo di affrontare le attuali difficoltà affrontate dai paesi della regione derivanti dalla crisi economica che li ha pesantemente colpiti. Delicati i problemi affrontati, vincolati all'obbligo di continuare il processo di riforme che permetterà loro di soddisfare i criteri di adesione all'UE (ma quando?), ma ora con il condizionamento delle difficoltà macroeconomiche da affrontare per uscire dalla crisi, soprattutto in termini di tagli al bilancio, riforme (welfare e pensioni, in primis) e impegni di spesa nello sviluppo (infrastrutture) e nell'innovazione. L'UE si è dichiarata disposta a stanziare 140 milioni di euro, da destinare allo sviluppo delle infrastrutture, l'edilizia sociale, l'energia e il sostegno delle PMI. Una piccola goccia nel mare delle necessità balcaniche. Intanto, da domani, macedoni, serbi e montenegrini possono entrare nell'UE senza visto (per vacanza e studio). Ben poca cosa; anche perché altri (albanesi, bosniaci, cossovari) ne restano esclusi. L'Europa è sempre monca (e severa con i più deboli).
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