Proprio mentre la crisi degli ultimi anni ha frenato considerevolmente il flusso di capitali occidentali sul mercato balcanico, si sta sempre più rendendo evidente l’attenzione degli investitori cinesi per il sistema economico/produttivo dell’area sud-est europea. Alla luce delle immediate necessità finanziarie di questi paesi a sostegno della loro crescita e (Grecia esclusa) del loro processo di transizione tuttora in atto, i vari governi hanno subito espresso un netto favore per una simile iniziativa, anche alla luce dei risultati provenienti dal principale investimento cinese degli ultimi anni nella regione, come nel caso dell’acquisizione del porto del Pireo e degli impegni già siglati con la Serbia, la Romania e la Bulgaria.
In questo momento, dopo aver in precedenza sostenuto soprattutto lo sviluppo del settore commerciale - non solo per la domanda territoriale ma anche quale testa di ponte per il mercato europeo, un particolare interesse si è ora rivolto al settore energetico, tenuto conto del processo settoriale di privatizzazione in atto in alcuni paesi (è il caso della Serbia) e dell’attenzione che Pechino starebbe dedicando allo sviluppo della centrale nucleare romena di Cernavoda, rafforzando sostanzialmente il volume di IDE cinesi nella regione, attualmente ancora piuttosto limitato.
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