Sta prendendo piede cio' che e' gia' stata da piu' parti definita la nascita di un "imperialismo energetico" italiano nei Balcani. Se sinora il nostro paese aveva mantenuto una posizione piuttosto defilata in questo settore, ergendosi in primo piano solo nell'intervento della realizzazione della centrale nucleare romena di Cernavoda, negli ultimi anni l'attenzione si e' progressivamente ampliata alle centrali termiche bulgare, a nuove interconnesisoni sottomarine con Croazia e Bosnia Erzegovina, al supporto all'impegno per la realizzazione del gasdotto South Stream.... oltre un centinaio di progetti che l'Italia ha definito con i governi della regione.
Di recente, dopo l'accordo con l'Albania per la produzione di energia solare, l'interconnesisone delle reti e l'ipotesi di sviluppo comune del nucleare (centrale nucleare realizzata dall'Italia sul suolo albanese - Durazzo ?? - destinata a soddisfare il nostro fabbisogno - una sorta di "delocalizzazione" anche del nucleare), il governo italiano ha avviato un'analoga collaborazione anche con il Montenegro. In particolare, Roma punta a un'interconnessione energetica anche con questo paese con l'obiettivo di importare energia elettrica prodotta nel bacino balcanico (quindi proveniente anche da altri paesi del SEE), giustificando quindi l'attuale impegno a supporto dello sviluppo settoriale anche in Serbia e Republika Srpska (sfruttamento idroelettrico di fiumi).
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