La
recente indagine dell’ Osservatorio Agro-alimentare della Fondazione Nord Est, Industria Agro-alimentare e distribuzione,
promossa da FriulAdria (gruppo Cariparma-Crédit Agricole) offre unquadro aggiornato delle scelte del settore agro-alimentare del Nord-Est d’Italia nell'adattarsi alle dinamiche di mercato degli ultimi anni. Questa fotografia va a completare la ricerca svolta in primavera dalla stessa Fondazione Nord Est sulla Congiuntura delle imprese agroindustriali del Nord-Est e i fattori di rischio a seguito del calo della domanda.
Relativamente
alle strategie di mercato, il 71,2% delle imprese agroalimentari coinvolte
nell'indagine utilizza il canale del commercio all'ingrosso per raggiungere il
consumatore finale (e il 54% si rivolge al dettaglio tradizionale). Nell'affrontare
i mercati esteri, 19,9% delle aziende sceglie la distribuzione all'ingrosso.
Tra
le aziende di medie dimensioni, 3 su 4 operano principalmente con il commercio
all'ingrosso. La percentuale (57,9%) scende con le imprese più grosse, ma si
impenna oltre l’81% per i comparti della lavorazione e conservazione di prodotti
alimentari freschi (frutta, ortaggi, pesce, carne).
Il
ricorso alla grande distribuzione organizzata aumenta ugualmente con la
dimensione delle imprese in tutte le regioni considerate del Nord-Est. Allo
stesso tempo, più piccole sono le aziende più cercano di rivolgersi
direttamente al consumatore finale.
Secondo
i risultati dell’indagine, la quota media dei ricavi realizzati dalle aziende
agro-alimentari nord-estine attraverso il canale di vendita all'ingrosso è del 32,1%
del totale, con la metà delle aziende che ottiene almeno il 20% del fatturato
attraverso grossisti e intermediari. Il dettaglio tradizionale "pesa"
per il 18,6% di ricavi, e in questo modo la metà delle imprese realizza più del
5% dei ricavi.
Il
17% dei redditi delle imprese del NE provengono dalla distribuzione organizzata
(la quota sale al 45% tra le aziende di dimensioni maggiori).
La
ricerca evidenzia alcuni dei principali punti di forza e di debolezza del
settore agro-alimentare nord-estino. La maggior parte delle aziende identifica tra
le principali criticità i prezzi (le richieste di sconti, i bassi margini di
guadagno, la frequenza delle azioni promozionali), i costi della delivery chain,
capitolati troppo restrittivi, parametri di qualità eccessivi e altri aspetti
organizzativi (rigidità delle forniture, costo dello scarico delle merci, difficoltà
nel relazionarsi, gestione dei resi).
Il
39,5% delle imprese intervistate sostiene la rilevanza di un canale diretto con
i consumatori finali; la scelta prevale nelle società più piccole (44,1%) e
garantisce in media il 16,3% dei volumi totali del fatturato d‘azienda. Il contatto
con il cliente finale avviene mediante filiale commerciale (81,4%), internet (2
su 3), sito web aziendale, contatti telefonici o mediante il più classico sistema
del porta a porta.
Nel
trattare con i mercati esteri, secondo i risultati della ricerca, il 38,9%
delle aziende intervistate sottolinea la mancanza di un "sistema
Paese" a sostegno del Made in Italy. Tra le altre criticità che frenano
lo sviluppo dell’imprenditorialità del Nord-Est sui mercati esteri, gli
imprenditori evidenziano la concorrenza in termini di prezzo da parte di
produttori stranieri (uno su tre di quelli interessati dall’export), i costi
elevati per la logistica e l'imballaggio, la burocrazia e le difficoltà nel
pubblicizzare i prodotti italiani e le loro qualità.