Ma ormai da tempo il problema non e' piu' solo "indipendenza giusta o meno", poiche' l'azione perseguita da Pristina ha rappresentato un passo da cui difficilmente si torna indietro; il focus su cui concentrarsi e' come risolvere l'impasse bilaterale Serbia-Kosovo che comunque rischia di perdurare a lungo e che paradossalmente la decisione dell'Aia potrebbe aver persino aggravato. La sola soluzione a medio termine puo' provenire da Bruxelles che deve smettere con i suoi bizantinismi diplomatici e offrire a entrambi i paesi sud-est europei una integrazione effettiva, secondo una via prevalentemente politica che non tenga esclusivamente conto del pacchetto di capitoli legati all'acquis comunitario che pero' significano anche anni di assurde trattative su condizioni che nemmeno i paesi membri spesso rispettano. Solamente un passo simile, dal forte impatto politico, puo' portare a una definita stabilizzazione dei Balcani (e cio' implica anche un'integrazione degli altri paesi ancora esclusi) in direzione di un'Europa effettivamente unita; solo in questo modo avra' senso parlare ancora di spazio comune europeo.
Il mio vuole essere un contributo alle dinamiche in atto in Europa. Sviluppo, sostenibilità, rapporti EST-OVEST, integrazione, allargamento, multietnicità ... sono solo alcuni dei problemi che quotidianamente affrontiamo. Si tratta di farlo con logica, coerenza, per un futuro comune migliore.
venerdì 23 luglio 2010
Pristina era dalla parte della ragione
Dunque il Tribunale dell'Aia ha deciso: il Kosovo aveva il diritto a proclamare la sua indipendenza. Ci sono voluti due anni per una pronunciazione formale e ufficiale. Ma nel frattempo poco importa, lo strappo e' avvenuto, il nuovo paese e' stato riconosciuto da molti, in barba alla Risoluzione ONU 1244... il diritto internazionale ha scricchiolato parecchio in questo caso, ma alla fine hanno prevalso ancora una volta gli orientamenti della politica americana per i Balcani.
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