A Sarajevo si apre la Conferenza per i Balcani, meeting interministeriale al massimo livello di ministeri degli esteri dei paesi del SEE assieme a UE, USA, Russia, Turchia e Italia, quest'ultima promotrice dell'avvenimento. L'obiettivo e' di fare il punto e di rilanciare il processo di integrazione e adesione dei paesi sud-est europei. Ma il momento pare alquanto problematico, in una fase di stanca da entrambe le parti. Diversi membri UE, dopo gli allargamenti del 2004 e 2007 vedono con scetticismo il prossimo coinvolgimento dei questi paesi balcanici ritenuti ancora non pronti al passo e alle prese con molteplici problemi interni, sia di ordine politico che socio-economico con, in alcuni casi, gravi dissidi tra di loro. In questi casi, l'opinione pubblica interna sta effettuando una forte pressione, per lo piu' condizionata dalle difficolta' congiunturali e dall'ascesa delle forze nazionaliste e reazionarie. Da parte dei paesi orientali, la dimensione degli impegni da assumere nel processo di transizione legato all'adesione, le difficolta' interne incontrate negli ultimi anni, e per ultimo la crisi internazionale che ha avuto profonde ripercussioni sui loro sistemi, hanno fatto si' che si evidenziassero in primis quanto non fatto assieme alle ripetute incapacita' o reticenze.
I problemi sul tavolo sono molti, alcuni di difficile soluzione (se non, forse, in un quadro di adesione), le intenzioni ci sono ma le volonta' latitano da piu' parti. Sara' difficile ottenere dei risultati che vadano oltre a prevedibili impegni sulla carta, anche di fronte al necessario rinnovato impegno di prospettiva europea ormai sventolato come un cencio rosso davanti al toro. Con il rischio pero' che questi paesi si rendano conto di ritrovarsi nell'arena e non accettino di far la parte del toro ....
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